Perché Hillary Clinton è stata costretta a indossare sempre i pantaloni
Moda e politica sono universi solo apparentemente lontani: i leader sanno che ogni dettaglio della loro immagine va curato esattamente come le parole che pronunciano. Per questo alcuni politici hanno adottato, negli anni, una "divisa" : Margaret Thatcher era famosa per i capelli cotonati e le spalline anni Ottanta, Angela Merkel per i tailleur colorati con i bottoni, Hillary Clinton per i completi con i pantaloni. Il pantsuit, anche grazie a lei, è diventato simbolo di potere e autorevolezza. Ma la decisione sartoriale di Clinton è stata tutt'altro che spontanea: dietro c'è una storia che testimonia ancora una volta il sessismo nella politica.
Come è nato il power suit di Hillary Clinton
Hillary Clinton ha raccontato com'è nata la sua passione per i tailleur pantaloni in una lunga intervista per CBS Evening News, che ha rilasciato insieme alla figlia Chelsea. Tra i vari temi toccati – dall'emancipazione femminile alla nuova docuserie in arrivo – c'è stata anche la questione del look. Per la prima volta Clinton ha spiegato come è arrivata alla decisione di indossare solo tailleur pantaloni, la sua "divisa" per scendere nell'arena politica. Tutto nacque da un viaggio del 1995 in America Latina: durante una visita di Stato in Brasile furono scattate delle foto di Hillary Clinton seduta con una gonna. Anche se era convinta di aver tenuto sempre una posizione composta, alcuni scatti furono usati da un'agenzia pubblicitaria per vendere lingerie, giocando proprio sull'immaginario della donna forte e di potere. "All'improvviso, la Casa Bianca viene avvisata di questi cartelloni pubblicitari che mi mostrano seduto con, pensavo io, le gambe unite – ha spiegato alla giornalista – ma sono state presentate in una maniera suggestiva, allusiva".
Da lì in poi ricorda la sensazione di essere sempre seguita dai fotografi, perfino sulle scale, alla ricerca dell'angolazione peggiore possibile. A quel punto, disse, prese la decisione di moda che rimase famosa nella storia: avrebbe indossato i pantaloni in pubblico, sempre. Il pantsuit è diventato il suo marchio di stile, ma negli ultimi anni si è concessa apparizioni più rilassate e glamour: dall'abito rosso del Met Gala con un messaggio "nascosto" cucito all'interno fino al caftano celeste con cui ha sfilato sul red carpet di Venezia. Per questo oggi ha preso con decisione le difese della premier Sanna Marin, criticata per una festa privata: gli anni passano, ma la politica continua ad avere uno sguardo sessista sulle proprie leader.
Da Alexandria Ocasio-Cortez a Sanna Marin: il nuovo guardaroba delle donne di potere
La questione posta da Hillary Clinton sul rapporto tra sguardo maschile e leadership femminile è ancora attuale. La carica di politiche arrivate dopo di lei lo confermano: Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti, ha costruito un solido guardaroba fatto di tailleur monocromatici con i pantaloni, occasionalmente inframezzati da jeans e sneakers. Pare che la maga dietro al suo styling sia Karla Welch, la stessa che cura i look di Oprah Winfrey. Abiti sì, ma pochi: la leadership si esercita ancora in pantaloni. Alexandria Ocasio-Cortez, congresswoman di origini latino americane, ha provato a rivitalizzare il guardaroba politico: abiti più attillati, spesso bianchi o rossi, e l'immancabile rossetto rosso sulle labbra. Per decenni, infatti, le donne che arrivavano in posizioni di comando hanno pescato dal guardaroba maschile per essere considerate più credibili o autorevoli.
Il caso Sanna Marin lo dimostra: il doppio standard in politica non è mai scomparso. La giovane premier si è presentata all'opinione pubblica con un rassicurante guardaroba fatto di camicette e giacche scure. In generale, la nuova leva di politiche ha finalmente iniziato ad aprire il proprio guardaroba a tinte più leggere, silhouette più morbide, piccoli vezzi di colore, ben consapevoli di dover mantenere un difficile equilibrio: lo sguardo del pubblico è abituato a uomini brizzolati in giacca e cravatta. Ma oggi più che mai il personale è politico, guardaroba incluso.