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Qual è la differenza tra paura e fobia, lo psichiatra: “La prima è normale, la seconda è irragionevole”

Fobia, disturbo fobico e paura non sono la stessa cosa. A Fanpage.it, il dottor Cuniberti ha spiegato la sottile differenza, che sta nelle reazioni e nell’impatto sulla quotidianità.
Intervista a Dott. Francesco Cuniberti
Psichiatra presso Humanitas Pio X
A cura di Giusy Dente
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Da quelle più comuni come l'aracnofobia (paura dei ragni) a quelle più bislacche come la anuptafobia (la paura di rimanere single): di fobie ce ne sono davvero di ogni tipo. Con il dottor Francesco Cuniberti abbiamo cercato di fare chiarezza in questo mondo, dove spesso si usano impropriamente tre termini che hanno invece sfumature di significato leggermente diverse. Per essere precisi: fobia, disturbo fobico e paura non sono la stessa cosa.

Che cos'è la fobia

Per definizione una fobia è una paura marcata, irrazionale e spropositata rispetto al pericolo reale che si ha nei confronti di un elemento specifico. Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) distingue quattro sottotipi di fobie specifiche:

  • animali (ad esempio, ragni e insetti)
  • ambiente (ad esempio altezze e tempeste)
  • sangue / iniezioni / ferite
  • situazioni (aeroplani, ascensori e spazi chiusi)
  • altro (per le fobie più strane che non rientrano nei sottotipi sopra menzionati).

La fobia specifica ha diverse cause scatenanti: la prima e la seconda tipologia, per esempio, esordiscono generalmente nell’infanzia. La terza tipologia ha un'alta familiarità. La tipologia situazionale ha un esordio bimodale (picco nell'infanzia e intorno ai 25 anni).

Due sono le tipologie di sintomi che generano. Ci sono le crisi fobiche con attivazione neurovegetativa e neuromuscolare: prevedono ansia, tachicardia, tremore, aumento della frequenza respiratoria. Anche l’esposizione immaginativa, dunque il solo pensare o evocare quel determinato elemento col pensiero o con la fantasia, può scatenarle, seppur con intensità minore. Poi ci sono le condotte di evitamento/fuga (bisogno di allontanarsi immediatamente).

Per la cura delle fobie si agisce con la psicoterapia cognitivo/comportamentale, ma l'intervento più efficace (con tassi di risposta compresi tra l'80 e il 90%) sembra essere l'esposizione in vivo, adatta a un'ampia varietà di fobie. Altre forme di approcci includono l'esposizione immaginativa, la desensibilizzazione sistematica, la rielaborazione attraverso l’EMDR. Più recentemente, si è diffuso l'uso della tecnologia, con l'impiego di realtà virtuale (VR) o realtà aumentata (AR) come parte della terapia. Nel primo caso il paziente sperimenta la situazione di paura in un ambiente completamente artificiale, simulato da un software. Nel secondo, l'AR crea un ambiente immersivo in cui lo stimolo temuto viene potenziato digitalmente e combinato con altri aspetti dell'ambiente di vita reale.

Che cos'è il disturbo fobico

Lo psichiatra ha chiarito: "Tutti possiamo avere delle fobie. Il problema è quando diventano veramente dei problemi. Se non mi piacciono i serpenti, vedendoli avrei una certa reazione di ansia e agitazione. Ma vivendo in città, la mia vita non verrà impattata. Non ci penso e vado avanti con la mia vita normalmente. A meno che non mi trasferisca a vivere in Africa, la mia fobia non mi darà mai nessun problema. Solo a quel punto la fobia diventerà un disturbo fobico invalidante nella quotidianità. Se ho il problema dell'ascensore e vivo a New York al 40esimo piano faccio 40 piani tutti i giorni a piedi?".

Il disturbo fobico quindi è quello che ha ripercussioni sul normale svolgimento delle attività quotidiane, anche le più semplici (dal prendere un ascensore allo stare in presenza di un gatto), rendendo di fatto impossibile una vita normale. Molte persone hanno fobie, ma relativamente poche sviluppano un vero disturbo fobico, di quelli che interferiscono con il funzionamento socio-lavorativo del paziente.

La differenza con la paura

Il dottor Cuniberti ha chiarito: "Normalmente la paura è una reazione d'allarme con varie intensità che abbiamo tutti. Tutti capiscono cosa si intende quando si dice: avere paura di qualcosa. È una reazione normale, magari non piacevole, ma è il cervello che si attiva di fronte a qualcosa: mente e corpo. La differenza è che la fobia è determinata da un oggetto o da una situazione che la persona conosce, ma che spinge a una reazione che non ha la maggior parte della popolazione. L'individuo sa bene cosa gli succede quando è esposto a questo stimolo fobico, a questa situazione, ma si attiva una paura irragionevole che lo fa stare male. È una paura all'estrema potenza, associata anche all'ansia. La psicoterapia in questi casi lavora proprio sull'aspetto cognitivo, per far capire alla persona che se prende l'ascensore non è che l'ascensore cade".

La fobia, quindi, a differenza della paura ha una componente irrazionale: non c'è ragione concreta di avere paura, non c'è effettivamente un pericolo imminente, la possibilità che accada qualcosa di spiacevole o grave, da cui difendersi. Per differenziarle dalle paure comuni nella popolazione generale, le fobie devono:

  • essere persistenti
  • far attuare comportamenti evitanti che interferiscono con il quotidiano
  • essere sproporzionate rispetto al possibile pericolo derivante dall’esposizione.

Invece la paura è determinata da un oggetto e/o da una situazione che però inducono lo stesso tipo di reazione (con diversa intensità) nella maggior parte della popolazione generale. È qualcosa di innato, è il funzionamento del sistema biologico che risponde in maniera automatica. "Quando la mia reazione è ragionevole rispetto al pericolo allora si tratta di una paura normale, mentre se la reazione è eccessiva o irragionevole la paura è patologica, una vera e propria fobia" ha chiarito l'esperto.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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