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Miuccia Prada, dal Partito Comunista all’impero del lusso. “È la mia più grande contraddizione”

Tra le donne più influenti del mondo, Miuccia Prada si è raccontata in un’intervista a Vogue. Poliedrica, colta e impegnata in cause sociali, sembra aver vissuto una quantità innumerevole di vite. “Il mio lavoro e le mie posizioni politiche non sono facilmente conciliabili”, ha raccontato.
A cura di Annachiara Gaggino
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Miuccia Prada
Miuccia Prada

Miuccia Prada è sempre stata un figura ricca di fascino. Creativa ed eclettica, è riuscita a creare un impero tutto italiano assieme al marito Patrizio Bertelli, che ai tempi del loro primo incontro era a capo di un'azienda di pelletteria tra i principali competitor del marchio Prada, fondato dal nonno materno della stilista nel 1913. Al mondo della moda poi, è stato affiancato quello dell'arte, con l'istituzione di Fondazione Prada nel 1993, una passione che accompagna la designer poliedrica, impegnata nel sostegno e nella promozione della cultura.

Miuccia Prada e Patrizio Bertelli
Miuccia Prada e Patrizio Bertelli

Fautrice dell'estetica "ugly chic", Miuccia Prada è una donna dalle mille sfaccettature, impossibile da incasellare, da etichettare. Capace di passare da un interesse ad un altro senza soluzione di continuità, rendendo temi disparati argomenti complementari. Lo ha fatto con la moda, con l'arte e persino con la politica. Con un dottorato in Scienze Politiche e qualche anno di militanza nel Partito Comunista Italiano, sembra che abbia vissuto una quantità innumerevole di vite, tutte estremamente diverse da loro. Una tra le donne più influenti al mondo che ha creato una tra le Maison più amate e che, di recente, si è raccontata in un'intervista per Vogue.

Miuccia Prada e Raf Simons
Miuccia Prada e Raf Simons

Miuccia Prada, l'attivismo e il lusso di sinistra

All'anagrafe Maria Bianchi, la futura signora Prada nasce nel 1949 in una famiglia dell'alta borghesia milanese. Il nonno è il fondatore nel noto marchio di valigeria che poi diventerà il brand di moda che tutti conoscono. Fin da giovane ha sempre dovuto conciliare la sua estetica sofisticata con un animo dal marcato orientamento politico; marcia in piazza per i diritti delle donne, partecipa a cortei e manifestazioni. Il suo attivismo deve dialogare con l'amore della moda, mentre i suoi coetanei scendevano in piazza indossando jeans, lei sfoggiava Saint Laurent.

Miuccia Prada
Miuccia Prada

"Ho sempre pensato che ci fossero solo due professioni nobili: la politica e la medicina", ha raccontato a Vogue. "Fare vestiti era come un incubo, per me. Mi vergognavo tanto, ma l’ho fatto comunque. L’amore per le cose belle ha prevalso". Si ribella al retaggio borghese della sua famiglia ma entra a far parte dell'azienda per renderla quello che è oggi e nel 1988 svela la sua prima linea di prêt-à-porter, ma non prima di cambiare il suo cognome con quello del nonno, facendosi adottare da una zia nubile. "Lavoro per un’azienda di lusso, il che non è facilmente conciliabile con una posizione politica come la mia. Questa è sempre stata la più grande contraddizione della mia vita", ha confessato.

Miuccia Prada e Anna Wintour
Miuccia Prada e Anna Wintour

L'impegno sociale di Miuccia Prada

Anni di successi non hanno cambiato gli ideali di Miuccia Prada che continua a portare avanti le sue battaglie. Conscia di ciò che accada al di fuori del fashion system, la stilista è attiva in molte cause benefiche. "Provo un senso di vergogna", afferma riferendosi alle ingiustizie del mondo. Tenendosi lontana dagli eleganti gala di beneficienza, sostiene la ricerca sul cancro e ha investito nello sviluppo di un filato di nylon rigenerato, lanciato nel 2019, che ora utilizza nei suoi prodotti. Una parte dei proventi delle vendite è stato donato al progetto Sea Beyond, promosso in collaborazione con l’Unesco, un programma educativo finalizzato alla conservazione degli oceani.

Miuccia Prada
Miuccia Prada

Il ruolo della moda secondo Miuccia Prada

La designer afferma di non vedere le donne come delle silhouette e rinnega i dettami degli altri stilisti. "Io cerco di rispettarle. Tendo a non fare abiti super-sexy. Cerco di essere creativa in un modo che possa essere indossato, che possa essere utile". Ed è proprio il termine "utile" che Miuccia Prada cerca di proporre nelle sue collezioni, a partire da quello zainetto in nylon che volle realizzare nel 1984, un insuccesso all'epoca, ma che segna l'ingresso dell'estetica del quotidiano in un marchio di lusso (una parola che lei stessa non ama, che trova volgare). "Vorrei che i miei abiti fossero utili, che facessero sentire le persone, se non felici – ‘felici' è una parola grossa –, almeno sicure di poter avere successo nella vita. La moda serve a darci la possibilità di esprimere la nostra personale visione del mondo. Altrimenti, credo, sarebbe inutile".

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