A quanto ammonta il patrimonio di Giorgio Armani e come verrà divisa l’eredità

Giorgio Armani ha lavorato instancabilmente fino all'ultimo: lo stilista è morto oggi 4 settembre proprio mentre erano in corso i preparativi per la prossima sfilata e i prossimi eventi. C'era tanto in ballo di qui a poco: lo show della nuova collezione, una mostra alla Pinacoteca di Brera per celebrare i cinquant'anni dalla fondazione della sua Maison. Lo stilista si è conquistato il ruolo di icona della moda, soprannominato re Giorgio proprio per la sua rilevanza nel panorama fashion. In questi 50 anni alla guida della Casa di Moda era riuscito a costruire un impero. Forbes lo aveva inserito tra gli uomini più ricchi d'Italia. Ora ecco a chi andrà il patrimonio del designer.
A quanto ammonta il matrimonio personale dello stilista
Nella lista delle persone più ricche d'Italia del 2025 pubblicata dalla rivista statunitense Forbes, Giorgio Armani figura al quarto posto, 41esimo a livello mondiale. Lo stilista è stato sempre presente nell'elenco, seppur variando leggermente la sua posizione: nel 2024 era terzo in Italia, nel 2023 addirittura secondo. Il suo patrimonio personale risulta attualmente pari a 11,8 miliardi di dollari. Secondo le ultime stime, sembra che percepisse uno stipendio annuo compreso tra i 5 e i 10 milioni di euro. Come verrà diviso questo patrimonio, a chi andrà?

L'eredità di Giorgio Armani
Lo stilista non aveva figli e non era sposato: non ha quindi eredi diretti. Tolta la cosiddetta legittima, il tutto andrà diviso tra la sorella Rosanna e i nipoti Silvana, Roberta, Andrea. Impossibile non menzionare il suo fidato collaboratore e compagno Pantaleo Dell'Orco. L'ultimo bilancio aziendale indica un fatturato indotto di circa 4,5 miliardi di euro. L'apertura del testamento permetterà di rispondere anche a un'altra domanda: l'attribuzione delle quote della Giorgio Armani Spa, che per il 99,9% erano in mano al fondatore appena scomparso, divise con la Fondazione Armani (titolare solo dello 0,1%).

La Fondazione è nata nel 2016 con uno scopo ben preciso: garantire continuità ed evitare possibili acquisizioni esterne future. Il designer, infatti, non ha mai ceduto quote a terzi, rimanendo sempre unico e solo proprietario della holding. Aveva anche già predisposto un nuovo statuto, da far entrare in vigore dopo la sua scomparsa, con nuove categorie di azioni tutte con differenti diritti di voto.