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Una guerra dopo la pandemia, lo psicologo: “Siamo stanchi, difficile farsi carico di un’altra emergenza”

L’eco del conflitto in Ucraina è arrivato anche in Italia e le conseguenze dal punto di vista psicologico soprattutto a ridosso della pandemia rischiano di essere tante. Ne abbiamo parlato con lo psicologo Lazzari.
Intervista a Prof. David Lazzari
Presidente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi
A cura di Francesca Parlato
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Se l'idea di un virus che potesse arrivare a colpire nel giro di pochi mesi la popolazione di tutto il mondo, ci sembrava non solo imprevedibile ma proprio impossibile, pensare di dover fare i conti da un giorno all'altro con una guerra nel bel mezzo dell'Europa, era un'ipotesi talmente remota che nessuno l'avrebbe potuto neanche immaginare. E invece è esattamente quello che sta succedendo. A pochi chilometri dall'Italia la Russia sta invadendo l'Ucraina. E sono molte le persone che anche in Italia si sentono destabilizzate, confuse, spaventate. "Arriviamo all'appuntamento con la guerra in questa situazione di stanchezza psicologica che rende difficile farsi carico di quest'altra emergenza. – spiega a Fanpage.it il professor David Lazzari, psicologo, Presidente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi Si fugge con meccanismi di negazione o si è in preda alla paura. I nostri colleghi ci dicono che le persone che chiedono aiuto sono sempre più smarrite". 

La minaccia che incombe

La guerra arriva oggi in un momento di grande fragilità emotiva e psicologica. "La pandemia ci ha mostrato l'inadeguatezza di una visione della salute psichica che distingue nettamente tra sani e malati. Sono diventate tante le persone che pur non essendo malate mentali non stanno più bene. Le condizioni di stress, di malessere più o meno accentuato si sono moltiplicate e sono diventate una pandemia nella pandemia". Anche se i conflitti nel mondo ci sono sempre, questo è diverso. Lo sentiamo più da vicino, non si tratta soltanto di una questione geografica. "Oltre al fatto che accade in Europa e che la guerra è quindi dietro l'angolo e non riguarda Paesi lontani, altri Continenti, come siamo abituati ormai a vedere, ci sono anche altri fattori: ad esempio il fatto che sono tanti gli italiani che hanno avuto collaboratori o collaboratrici o vicini di casa di nazionalità ucraina e poi c'è la minaccia di una espansione del conflitto e la minaccia atomica che è stata fatta balenare e che abbiamo sentito ancora più forte dopo la notizia dell'attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia".

Provare a non perdere la speranza

Questo conflitto, dal punto di vista psicologico, rischia di trasformarci in persone ancora più scettiche e pessimiste. "Indubbiamente oggi viviamo anche il fattore stanchezza a causa della pandemia, anzi mi chiedo se i tempi di questa crisi non siano stati calcolati anche su questa base da chi l'ha scatenata. Ma è importante ricordare che società ha bisogno di sviluppare una visione diversa del benessere: non si tratta dell'assenza di problemi, questi prima o poi ci sono sempre. – spiega Lazzari – Il benessere è l'equilibrio che riusciamo a costruire tra gli aspetti negativi e positivi della vita, la capacità psicologica di gestire questo mix. Quando noi diciamo che gli interventi psicologici sono sempre trasformativi intendiamo dire che si tratta di aiutare le persone a gestire meglio queste dinamiche. Non possiamo scappare dai problemi ma imparare ad affrontarli meglio e ad incrementare gli elementi positivi. La famosa "resilienza" non è invulnerabilità ma la capacità, che si impara, di rialzarsi, di gestire lo stress in modo efficace". Ma al di là della resilienza c'è bisogno di una nuove energie e di nuove risorse per poter ritrovare una speranza e affrontare questo momento. "Possiamo pensare che l'Umanità ha affrontato tanti momenti difficili nel suo cammino, ma siamo ancora qua. La speranza è connessa alla vita, è forza e non mera illusione. Non casualmente la tradizione cristiana ne fa una delle tre virtù fondamentali. Spesso si pensa che solo i pessimisti sono realisti e hanno ragione, ma i grandi passaggi della storia sono stati alimentati dalla speranza. Da chi ha scommesso sul futuro. Ricordo un film su Colombo nel quale lui diceva di sé proprio questo: se non avessi avuto speranza non sarei mai partito. La vita, in fondo, è una continua partenza, un continuo scommettere sul futuro che facciamo ogni mattina della nostra esistenza".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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