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Perché gennaio è il mese più triste dell’anno (anche se il blue monday non esiste)

Gennaio è forse il mese più lungo dell’anno, finiscono le vacanze di Natale, si ricomincia a lavorare e l’estate è ancora lontana. Ne abbiamo parlato con la psicoterapeuta Carolina Traverso.
Intervista a Dott.ssa Carolina Traverso
Psicologa e psicoterapeuta
A cura di Francesca Parlato
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Gennaio è freddo, è interminabile, ci costringe a fare i buoni propositi, a guardare il calendario e a rendersi conto che prima delle prossime vacanze passeranno almeno tre mesi. Per questo appena le feste di Natale finiscono il nostro umore cambia repentinamente. Non a caso è nata la leggenda del Blue Monday, del lunedì più triste dell'anno (ormai lo sappiamo che non esiste alcuna prova scientifica che giustifichi questa sciocchezza ma, algoritmo o no, lo stato d'animo è quello). Ma perché gennaio si porta dietro questo carico di tristezza? "In realtà non è detto che a gennaio ci si debba sentire tristi – spiega (sollevandoci leggermente l'umore) la psicologa e psicoterapeuta Carolina Traverso –  Tutto dipende da ciò che lasciamo e da ciò a cui andiamo incontro e, soprattutto, da come lo valutiamo". Gli unici a trovare sollievo il 7 gennaio sono quelli che non amano il Natale. "Ma anche per chi inizia nuovi progetti, gennaio può persino essere entusiasmante, denso di sogni e speranze".

Gennaio e la ripresa del lavoro

La ripresa in ufficio, rientrare nella solita routine, ritrovare colleghi e il traffico del mattino per andare a lavoro può essere pesante. "Questo è vero soprattutto quando si torna a situazioni lavorative stressanti, in particolare quando si ha a che fare con capi o colleghi difficili. Resta che, anche quando il clima in ufficio non è di per sé fonte di ansia o tensione, riprendere a lavorare vuol dire comunque gestire la frustrazione di non poter più assecondare come prima il desiderio di avere più tempo per noi stessi e per le persone che amiamo". Se il suono della sveglia al mattino vi fa partire male la giornata sappiate che non siete soli. "È assolutamente normale in questo periodo fare un po’ più di fatica ad alzarci la mattina, specialmente quando, nel momento in cui suona la sveglia, fuori il mondo ci appare ancora freddo e buio".

Gennaio e il fardello dei buoni propositi

L'altro problema di gennaio riguarda i buoni propositi. Ci sentiamo in dovere di farli nonostante sappiamo quanto sia difficile rispettarli. "Non siamo obbligati a fare buoni propositi all’inizio dell’anno così come, a fine anno, non siamo tenuti a fare bilanci. Ma farli è quasi irresistibile. Ci sono ragioni psicologiche, legate al fatto che la nostra mente associa inevitabilmente, alla fine del vecchio anno e all’inizio del nuovo, l’idea del rinnovamento. E ci sono ragioni sociali, per cui risulta quasi impossibile non fare una conversazione a tema: “buoni propositi” nei giorni di passaggio da un anno all’altro o, per chi usa un social media, non vedere contenuti legati a bilanci e buoni propositi diventare preponderanti nell’infinito flusso di informazioni a cui ci esponiamo ogni giorno". Fermo restando che non c’è nulla di male nel fare buoni propositi, conviene però che siano realistici, per evitare di incappare nella frustrazione. "Realismo vuol dire tenere conto che difficilmente cambieremo le nostre abitudini in modo radicale da un giorno all’altro, ma possiamo farlo piano piano se ci diamo delle piccole sfide gestibili che, nel lungo termine, possono dare grandi risultati. È importante, inoltre, ricordarsi che fare fatica è normale, che non vuol dire avere fallito o non essere all’altezza, e che tutti possiamo fallire senza che questo debba diventare la misura intera del nostro valore personale".

La leggenda del Blue Monday

Da qualche anno a gennaio, più precisamente il terzo lunedì del mese, sui social cominciano a comparire come funghi post e articoli che ci segnalano che siamo nel pieno del Blue Monday, ovvero del giorno più triste dell'anno. Non c'è nulla di scientificamente provato eppure quel sentimento che gli inglesi definiscono blue a gennaio è più che reale. "La teoria vuole che il Blue Monday sia il giorno dell’anno in cui abbiamo più freddo, preoccupazioni e sensi di colpa. Magari perché, guardando gli estratti conto, ci accorgiamo di avere speso un po’ troppo durante le feste. Oppure perché già i nostri propositi di fine anno iniziano a vacillare, e iniziamo a temere che non ce la faremo proprio a tenere loro fede, con tutto il senso di inadeguatezza che questo può comportare. Ciò detto, è bene sottolineare che il Blue Monday è semplicemente un’etichetta, e non ha nulla di scientificamente provato, altrimenti chi già soffre di un problema di salute mentale potrebbe attribuirgli un peso eccessivo e vivere un’ansia ingiustificata. Sarebbe bello, invece, se il Blue Monday diventasse un’occasione per diffondere informazioni corrette sulla salute mentale e, più in generale, per dedicare a noi stessi e agli altri un po’ più di attenzione amorevole".

I consigli della psicologa per affrontare gennaio

Armiamoci di pazienza e anche questo gennaio passerà, intanto però per renderlo meno difficile possiamo seguire alcuni suggerimenti. "In generale, riprendere a lavorare non dovrebbe mai significare trascurare l’importanza di una buona self-care per la nostra salute emotiva e fisica. Anche quando amiamo il nostro lavoro, ricordiamoci che, per funzionare in modo ottimale, il nostro cervello non può vivere solo di attività focalizzata. Abbiamo bisogno di fare attività fisica, di riposo, di momenti di introspezione e solitudine così come di gioco e leggerezza condivisi con altri. A volte questo potrebbe voler dire andare al lavoro a piedi o in bicicletta, o scambiare due battute con un collega dopo una riunione faticosa, o chiedersi quando è davvero necessario fare tardi in ufficio e quando, invece, possiamo serenamente dedicarci ad altro".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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