Out of office anxiety: anche in vacanza non smettiamo di pensare al lavoro

Si fa presto a dire ferie: ma quando siamo davvero in vacanza, lontano dalla scrivania, sappiamo poi goderci il tanto agognato riposo? La risposta è no. Trascorriamo i mesi invernali programmando il viaggio estivo che ci permetterà di staccare un po' la spina, di mettere in pausa riunioni, call, scadenze, colleghi fastidiosi. Poi le ferie arrivano e i pensieri si concentrano tutti su ciò che ci siamo lasciati alle spalle. Finiamo col pensare al lavoro tutto il tempo, in preda all'ansia o peggio al senso di colpa. La verità è che non sappiamo più stare "out of office". Il lavoro ha completamente fagocitato le nostre menti e non riusciamo a uscire da questo meccanismo tossico. Ecco perché arriviamo addirittura a stare male se siamo impossibilitati a gestire in tempo reale le attività professionali o ci allontaniamo, anche solo per poco, dall'ambiente lavorativo.
Che cos'è la Out of office anxiety
La out of office anxiety è l'ansia che ci assale non appena ci allontaniamo dal posto di lavoro e decidiamo di mettere in pausa l'attività professionale quotidiana. Viviamo questo comprensibile e naturale bisogno di evasione e riposo con senso di colpa e questo ci impedisce di prendere davvero le distanze e rilassarci. È come se con la mente si fosse sempre lì: a controllare le mail, a schedulare riunioni o rispondere al telefono. Ah il relax, questo sconosciuto! Neppure in vacanza sappiamo prenderci cura di noi stessi godendoci la "lentezza" dei giorni di sana nullafacenza. È tutto una corsa, in cui si sente l'esigenza di essere reperibili e perennemente connessi. Il solo pensiero di perdere una comunicazione genera il panico.
Da uno studio dell'istituto di ricerca Censuswide per CamperDays, sono emersi dati preoccupanti. Il 68% degli intervistati ha ammesso di sentire il bisogno di aggiornarsi sulle comunicazioni e le attività perse durante le giornate offline. Il 21% controlla con regolarità email, chiamate e messaggi. Chi fa più fatica a mettere il lavoro in pausa sono i lavoratori nella fascia tra i 45 e i 54 anni. Nella Gen Z, invece, il 73% dei lavoratori tra i 18 e i 24 anni si sente in dovere di seguire gli aggiornamenti lavorativi anche a distanza.
Presi come siamo dalla frenesia lavorativa, dai ritmi veloci, dall'idea di dover essere sempre performanti e produttivi, ci sentiamo in difetto se sentiamo il bisogno di rallentare. Concentriamo tutte le energie sul posto di lavoro trascurando famiglia, amici, holly, riducendo il tempo che destiniamo invece ad attività come lo sport o il semplice relax. Questo si riflette in un approccio malsano nei confronti dei giorni di ferie soprattutto tra i più giovani. Secondo la ricerca il 38% degli Zoomer si sente in difficoltà nel prendere una pausa dal lavoro, percentuale che sale al 40% per la Generazione X, arrivando persino a toccare il 47% tra i Millennial, ossia i lavoratori compresi tra i 25 i e 34 anni. Decisamente più sereni su questo fronte, invece, sono i lavoratori over 45.
Il disagio emotivo in cui cadiamo se siamo lontani dal lavoro dice molto di noi, dell'epoca moderna, in cui si è perso il contatto umano, si è messo in secondo piano il benessere mentale. Abbiamo smesso di prenderci cura di noi stessi, rincorrendo unicamente la produttività. Nell'era delle apparenze è importante che gli altri ci vedano come persone di successo, sempre impegnate, con l'agenda piena e la casella di posta elettronica intasata di e-mail. In questa corsa perenne, però, restiamo soli e senza fiato: ne vale la pena?