
La quinta stagione di Stranger Things, attesissima e conclusiva, ha riportato sotto i riflettori l’intero cast, segnando la fine di un’era televisiva iniziata ormai quasi un decennio fa. I fan sono pronti a salutare i loro personaggi preferiti e aspettano con ansia l'episodio finale del 1 gennaio, ma insieme all’entusiasmo sono arrivate anche le critiche. Non sulla trama o sulla regia, ma sull’aspetto degli attori, ormai troppo cresciuti agli occhi del pubblico. Commenti scherzosi e battute sui cambiamenti fisici del cast hanno rapidamente invaso i social, con Millie Bobby Brown, Undici nella serie, al centro di un dibattito acceso: quello sul suo corpo, sulle scelte estetiche e sui presunti interventi chirurgici, più che sulla sua performance attoriale.

Cosa sta succedendo sui social, le critiche a Millie Bobby Brown
Con l’uscita della quinta stagione, le discussioni online su Millie Bobby Brown sono esplose. Mentre alcuni fan hanno sottolineato difetti nella recitazione in certe scene, una gran parte della polemica si è concentrata sul suo aspetto fisico. Sui social sono circolate ipotesi su presunti ritocchi estetici o botulino, accompagnate da commenti spesso sarcastici o denigratori. Sono numerosi i commenti di uomini che la prendono in giro per le sue labbra e, forse ancora più sorprendente, di donne che vorrebbero che Brown si vestisse o truccasse "in modo consono" per la sua età. In questo clima, le osservazioni sul lavoro dell’attrice sono state quasi marginali, a dominare la conversazione è stata infatti la speculazione sul suo corpo, un attacco personale che ha poco a che fare con la recitazione della giovane attrice americana. La situazione ha generato una vera e propria shitstorm, evidenziando quanto sia difficile per un’attrice giovane crescere sotto gli occhi del pubblico senza subire pressioni sull’aspetto fisico.

Com'è cambiata Millie Bobby Brown nel tempo
Ma Millie Bobby Brown non è più la bambina di 12 anni che abbiamo conosciuto nella prima stagione di Stranger Things. Il tempo è passato e con esso la sua carriera e la sua vita personale si sono evolute. Oggi è una giovane donna di 21 anni, che sta avviando la sua carriera recitativa e con una presenza mediatica che la mostra autonoma e determinata. Si è sposata con Jake Bongiovi, il figlio del famoso cantante, e insieme hanno adottato una bambina.

L’attrice ha affrontato la trasformazione inevitabile che accompagna la crescita di chi diventa celebre da piccolo, come Macaulay Culkin di Mamma ho perso l'aereo o Lindsay Lohan, un percorso che comprende cambiamenti fisici, stilistici e professionali. Il pubblico spesso fatica ad accettare che questo cambiamento è naturale e a capire che dietro l'attore c'è una persona vera, magari sensibile alle critiche: la percezione di un’icona nata da bambina resta ancorata a quell’immagine iniziale e qualsiasi modifica scatena giudizi severi. Questo contesto rende ancora più insensibili le critiche personali sul corpo, che ignorano la professionalità e l’esperienza artistica che Brown ha maturato in dieci anni di carriera.

Il corpo delle donne ancora una volta al centro di polemiche
Criticare una performance è legittimo e anche la recitazione di Brown nella quinta stagione può non essere impeccabile: in alcuni momenti la sua interpretazione appare un po’ rigida, ricordando per certi versi le critiche rivolte a Kristen Stewart in Twilight, spesso definita mono-espressiva. Ma trasformare una valutazione artistica in un attacco personale sul corpo di una giovane donna è un passo ben più grave a mio avviso. Millie Bobby Brown resta un’attrice di talento e, soprattutto, una donna libera di fare ciò che vuole del proprio corpo. La libertà di decidere come apparire e come vivere non può essere messa in discussione da speculazioni o giudizi superficiali. Separare la critica alla performance dal giudizio sull’aspetto fisico è essenziale perché la recitazione può e deve essere discussa, migliorata o persino contestata, ma l’attacco alla fisicità di un’attrice resta ingiustificato e dannoso. Brown merita rispetto non solo per il lavoro che fa, ma anche per la libertà di vivere secondo le proprie scelte.