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Stato mafia: vietata la presenza di Riina e Bagarella alla deposizione di Napolitano

La Corte d’assise di Palermo non ha autorizzano nessun imputato ad essere presente all’udienza del 28 ottobre ricordando le “speciali prerogative del Presidente della Repubblica”.
A cura di Antonio Palma
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I boss mafiosi Totò Riina e Leoluca Bagarella non potranno assistere alla deposizione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nell'ambito del processo sulla trattativa Stato mafia. Lo ha deciso la Corte d'assise di Palermo dopo la richiesta avanzata dai legali dei due boss mafiosi imputati nello stesso procedimento giudiziario. I giudici del capoluogo siciliano infatti hanno stabilito che nessuno degli imputati potrà assistere all'udienza che si terrà al Quirinale per ascoltare Napolitano neanche attraverso il collegamento in videoconferenza dai penitenziari dove sono detenuti in regime di carcere duro. Con questa decisione resterà fuori anche l'ex ministro dell'interno ed ex vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Nicola Mancino, anche lui imputato nel processo sulla trattativa stato mafia.

Non sarà presente neanche Mancino

All'udienza, prevista per il prossimo 28 ottobre, davanti al presidente della Repubblica ci saranno quindi soltanto i giudici di Palermo, i pubblici ministeri e gli avvocati di imputati e parti civili. La Corte d'assise di Palermo, presieduta dal giudice Alfredo Montalto, di fatto ha confermato la precedente ordinanza ribadendo che non sussiste alcun pericolo di nullità del processo come invece avevano ipotizzato i pm di Palermo. I magistrati siciliani infatti avevano fatto ricorso  ricordando il diritto dell'imputato a partecipare alle udienze del processo che lo riguardano pena la nullità dello stesso procedimento. Per La corte d'appello invece sono più importanti le "speciali prerogative del presidente della Repubblica".

"Immunità della sede del Presidente per ragioni di sicurezza nazionale"

"L’esclusione non appare contrastare con le norme costituzionali ed europee" ha detto Montalto leggendo nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo l’ordinanza. Il giudice ha ribadito "l'immunità della sede, anche per ragioni di ordine pubblico e di sicurezza nazionale" del Presidente della Repubblica, ricordando che al Quirinale non possono entrare neanche le forze dell'ordine "dunque, non sarebbe possibile accompagnare gli imputati, o garantire l'ordine durante l'udienza". Per quanto riguarda invece "la videoconferenza è prevista solo per l'aula del processo". "La stessa Corte dei diritti dell'uomo prevede che la pubblicità del giudizio possa cedere a ragioni obiettive e razionali, ragioni collegate a tutela di beni di rilevanza costituzionale" ha concluso il giudice.

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