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Stamina, i giudici dicono no alle riprese delle cure per il piccolo Gioele

Il Tribunale di Marsala dà ragione agli Spedali Civili che avevano fatto ricorso contro una precedente sentenza che imponeva all’ospedale la ripresa delle cure.
A cura di A. P.
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La battaglia attorno al metodo Stamina ormai si combatte sempre di più con carte bollate e sentenze giudiziarie. L'ultima decisione dei giudici in merito al discusso metodo di Vannoni arriva dal tribunale di Marsala che ha detto no alle riprese delle cure con il metodo Stamina per Gioele Genova, un bambino di due anni affetto da una grave malattia degenerativa, la Sma, atrofia muscolare spinale. La vicenda è iniziata poco più di un mese fa quando a seguito di un ricorso dei genitori di Gioele lo stesso tribunale siciliano aveva emanato un'ordinanza nella quale si imponeva agli Spedali Civili di Brescia di riprendere le cure del piccolo con il metodo Stamina. L'ospedale lombardo, già alle prese con l'astensione dei medici che hanno deciso di sospendere i trattamenti fino al parere del nuovo comitato ministeriale, aveva però fatto ricorso.

La delusione dei genitori – All'inizio del mese di maggio l’ordinanza era stata cosi sospesa in attesa della decisione sul ricorso che ora è stato definitivamente accolto dallo stesso Tribunale civile di Marsala. Comprensibile la delusione dei genitori del piccolo Gioele che si sono battuti per far proseguire le cure del piccolo con il metodo Stamina e che parlano ora di "speranza negata". Intanto però in altri tribunali continua la battaglia di altre famiglie e pazienti per vedersi riconoscere il diritto a curarsi con il metodo Stamina. "Stiamo valutando il da farsi. E pensiamo anche alla possibilità di rivolgerci alla Corte di Cassazione. Il nodo centrale è che noi abbiamo ricevuto un rifiuto a praticare le infusioni Stamina da parte dei nostri medici e, dall’altro lato, ci sono decisioni che ci impongono di agire aggirando questo rifiuto" ha spiegato il direttore generale degli Spedali Civili, Ezio Belleri.

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