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Tathiana Garbin racconta la scoperta del suo tumore rarissimo: “Colpisce una persona su un milione”

La capitana della nazionale italiana di tennis femminile, Tathiana Garbin, racconta quanto raro sia il tumore che l’ha colpita, come l’ha scoperto e quanto sia cambiata la sua vita: “Non ho paura di morire. Ho avuto una vita meravigliosa, non la cambierei con una più lunga ma insapore, senza emozioni. Non sono i trofei gli obiettivi a cui si deve ambire. L’importante è poterli condividere. Io voglio terminare la mia vita sapendo di aver dato qualcosa agli altri”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Abituata da sempre ad incitare le sue ragazze a non mollare, Tathiana Garbin adesso è lei ad avere alle proprie spalle tantissime persone che soffiano, spingono, abbracciano la nostra grande capitana della nazionale di tennis femminile, reduce dalla meravigliosa finale raggiunta la settimana scorsa alla Billie Jean King Cup. Dopo l'atto conclusivo perso contro il Canada, la 46enne veneta ha rivelato di avere "un raro tumore" per il quale è già stata operata a ottobre e che richiederà adesso un nuovo intervento. La Garbin racconta ora quanto raro sia quel cancro, come l'ha scoperto e quanto sia cambiata la sua vita.

"Ho saputo della malattia mentre mi trovavo a New York, durante lo US Open (si è giocato dal 28 agosto al 10 settembre, ndr). Ho iniziato ad avere dolori al ventre. Non mi sono preoccupata più di tanto, perché sono sempre stata sana come un pesce. In più conduco uno stile di vita da atleta, mangio bene, faccio prevenzione ogni anno. Il medico mi ha consigliato di fare una serie di accertamenti che hanno portato alla diagnosi di questo tumore".

Una forma davvero rara della malattia, con tutte le incognite che questo comporta: "Sì, mi hanno detto gli specialisti che capita a una persona su un milione – spiega alla Gazzetta dello Sport – Si sviluppa dall'appendice, poi nel mio caso si è esteso. Mi sono operata subito, non c'era tempo da perdere. Proprio domenica, mentre giocavamo la finale, è stato un mese dall'intervento. Sono una donna fortunata, ho accanto persone che mi vogliono bene, so che non sono da sola. E le grandi emozioni della settimana che si è appena conclusa sono certa che mi aiuteranno a superare anche la prossima operazione, tra pochi giorni".

Tathian Garbin è capitana di Billie Jean King Cup dal 2016
Tathian Garbin è capitana di Billie Jean King Cup dal 2016

Il primo intervento dello scorso mese è stato molto pesante, ma Tathiana non sarebbe mancata per nulla al mondo alla finale raggiunta dopo 10 anni dall'Italia nella massima competizione tennistica femminile: "Nonostante l'operazione a Pisa fosse stata piuttosto invasiva, mi sono ripresa in fretta. Il giorno dopo camminavo, dopo quattro giorni ero fuori. Seguivo i risultati dei tornei in Cina, sentivo le ragazze quando potevo".

In Cina ci sarebbe dovuta andare anche la Garbin, da brava capitana a seguire da vicino le tenniste italiane negli ultimi appuntamenti prima della finale di Billie Jean King Cup, ma il destino le ha dato una piccola mano, pur nella grande sfortuna di sviluppare una malattia così rara: "Ho voluto chiamare le ragazze una a una per avvisarle. Sarei dovuta partire per la Cina con loro ma avevo il passaporto in scadenza. Forse un regalo del destino, o di un angelo, perché se fossi andata avrei rimandato gli esami… Sono state eccezionali, mi sono state sempre vicine, e anche la federazione mi ha dato tutto il supporto possibile".

La Garbin impegnata a Wimbledon nel 2010: da tennista è stata numero 22 al mondo
La Garbin impegnata a Wimbledon nel 2010: da tennista è stata numero 22 al mondo

Gli eventi degli ultimi due mesi hanno avuto ovviamente un impatto fortissimo sulla vita di Tathiana, che è pronta a dare tutto per non mollare, palla su palla: "Le priorità della mia vita si sono immediatamente ribaltate. La salute è una cosa che ho sempre avuto e in un attimo ho capito che è quanto di più prezioso abbiamo. La vita da atleta mi ha abituata fin da ragazzina, come tutti i tennisti, ad affrontare i problemi, trovare soluzioni e cavarmela in campo. L'atteggiamento rimane quello anche nei confronti della malattia. Poi, se l'avversario è troppo più forte, non puoi che stringergli la mano e uscire dal campo. Ma sempre dopo aver dato tutto, a testa alta".

"Non ho paura di morire – conclude la Garbin – Ho avuto una vita meravigliosa, con la fortuna di un dono come quello del talento sportivo. Ho vissuto tutto apprezzando ogni minuto. Di una cosa sono certa, non cambierei la mia vita bellissima con una più lunga ma insapore, senza emozioni. Vincere le prossime Finals? La vittoria non è l'unico obiettivo: nello sport sei giudicato per come e quanto vinci. Ma non sono i trofei gli obiettivi a cui si deve ambire. L'importante è poterli condividere. Io voglio terminare la mia vita sapendo di aver dato qualcosa agli altri". Tra tanto, tanto tempo, cara Tathiana.

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