Sinner stravolto, vorrebbe dire cosa è successo negli spogliatoi dopo la finale: gli scappa una frase

Nel giorno più duro da accettare da quando fa il tennista professionista, Jannik Sinner si staglia davanti al mondo come un gigante di umanità (sul livello del giocatore ormai non c'è da spendere più alcuna parola). Un ragazzo così profondamente dolente nell'animo, senza nessun filtro di facciata o maschera da mettere ad uso dei media, che anche i tifosi più sfegatati di Carlos Alcaraz – uscito vincitore dalla maratona già consegnata alla storia della finale del Roland Garros 2025 – non hanno potuto fare a meno di empatizzare col 23enne altoatesino, elogiandone la sportività, dignità e compostezza nella sconfitta.

Sinner è comprensibilmente a pezzi dopo la partita persa con Alcaraz, tutto vorrebbe fare tranne che parlare coi giornalisti, ma non solo non si sottrae alle domande sia delle TV che in conferenza stampa, ma è di una sincerità e limpidezza disarmanti. Spesso dipinto all'estero come un robot per come martella gli avversari e sembra insensibile alle emozioni, Jannik – dopo aver perso una finale di uno Slam che piallerebbe un toro – non nasconde davvero nulla di quello che prova di fronte ai media.
Sinner si presenta in conferenza dopo la finale del Roland Garros persa con Alcaraz: dolore e compostezza
In particolare nella conferenza con i giornalisti italiani, il numero uno al mondo si lascia andare con parole, ma soprattutto gesti, che spaccano il cuore. Mani spesso sul volto, occhi chiusi, a un certo punto anche la testa completamente reclinata mentre dice "e basta…".

Sinner sembra quasi sul punto di cedere emotivamente e fa capire che qualcosa del genere deve essere successo prima di arrivare nella sala stampa del Roland Garros. A un certo punto gli scappa una frase: "Ho avuto anche adesso, prima di venir qua, un po' di momenti non facili".
Eh sì, negli spogliatoi di Parigi qualche lacrima sarà stata versata, qualche abbraccio forte sarà stato dato, qualche spalla avrà visto poggiarsi la chioma rossa di Jannik. Tutto così umano, così vicino a noi, così degno della compassione nel senso più nobile del termine – del voler condividere la sofferenza del campione azzurro – che davvero in questo momento passa in secondo piano cercare di capire dove e quando Sinner ha perso una partita che è già "for the ages", ovvero destinata a fare epoca.
Il numero uno al mondo: "Ora non è il tempo di piangere, perché perdi solo tempo"
"Cosa mi porto via? Un'altra finale del Grande Slam, da non sottovalutare, la terza consecutiva dello Slam. Ultimamente sono sempre andato lontano in tutti i tornei, è l'ottava finale di fila e questo è importante. Sicuramente mi porto via che posso giocare a un buon livello per tanto tempo ora, ce ne sono di cose positive, anche se ora magari in mente ho più le cose negative – dice il numero uno al mondo, posizione che conserva con largo margine su Alcaraz – Però questo è lo sport. Se fossi felice essendo qua perché ho fatto parte di una finale, vuol dire che non ci sono… Quindi fa tanto male, però ormai è andata così".
Sinner adesso sente forte il bisogno di staccare per ricaricare le batterie, col porto sicuro rappresentato dalla sua famiglia: "Ora con calma un attimo, perché mi serve un po' anche il mio tempo, per me stesso. Ho voglia di vedere la mia famiglia e stare un po' con loro. E poi andiamo avanti, non c'è nessun segreto, cioè la via è quella lì: o vai e fai quella via lì, o sennò ti perdi. Io non sono assolutamente il tipo che ha voglia di perdersi. Quindi prepariamo il torneo di Halle, ovviamente sperando di giocare qualche partita su erba prima di Wimbledon, perché poi il prossimo obiettivo sarà Wimbledon e poi vediamo. Però ora non è il tempo di piangere, no, perché perdi solo tempo. Vi direi una bugia se dicessi che è tutto a posto. Però si va avanti".