Sinner si rifugia nella famiglia: “Siamo persone semplici. Papà non era qui perché oggi lavorava”

Come ripartire dopo la sconfitta contro Carlos Alcaraz nella memorabile finale del Roland Garros? Jannik Sinner non ha nascosto la delusione per l’epilogo amaro dell’ultimo atto del torneo di Parigi, ma si è confermato, come sempre, pragmatico. In questo momento, il numero uno del mondo ha bisogno dell’affetto della sua gente: dalla famiglia al team. Se mamma Siglinde ha seguito con trasporto il match dal vivo, papà Hanspeter non era invece presente.
Sinner e l'assenza del papà a Parigi per la finale del Roland Garros
La vita dei genitori del campione italiano non è stata stravolta dal successo. E infatti il padre non ha potuto assistere alla finale dello Chatrier per motivi di lavoro. Significative, in tal senso, le parole di Sinner in conferenza stampa: "Cosa mi aiuterà? La mia famiglia, le persone che mi conoscono. Siamo una famiglia molto semplice. Mio padre non era qui perché oggi lavorava (fa il cuoco, ndr). Nulla cambia in famiglia riguardo al nostro successo. È stato bello vedere mia madre qui". Se a Roma Jannik aveva scherzato sull’assenza del fratello, impegnato a seguire la Formula 1, questa volta non ha potuto farci nulla.
D’altronde, Sinner non ha mai smesso di guardarsi indietro, e continuerà a farlo anche in uno dei momenti più difficili della sua carriera: "Come ho sempre detto, prima di iniziare la mia carriera non avrei mai pensato di trovarmi in questa posizione. Non era nemmeno un sogno, ero così lontano da tutto che non ci pensavo nemmeno. Ora mi ritrovo qui, a giocare la partita più lunga della storia del Roland Garros in finale. Fa male, sì, ma non puoi continuare a piangere… È così che funziona".

Il percorso di Sinner e i miglioramenti dopo il Roland Garros
Con il suo consueto pragmatismo e la sua attitudine, Sinner supererà anche questa. Il percorso continua, anche grazie ai miglioramenti rispetto alla passata stagione: "Sono venuto qui senza pensare che fosse una finale. Si cerca solo di battere un avversario alla volta, e oggi era il turno di Carlos. Ho avuto molte opportunità, ma oggi ho vissuto il lato triste dello sport. Tuttavia, credo di essere cresciuto rispetto all’anno scorso e continuerò su questa strada".
E infine, una riflessione sulla rivalità con Alcaraz, che inizia ad assumere contorni storici, sulla scia dei grandi duelli del passato: "Ogni rivalità è diversa. Prima il gioco era meno fisico, ora la palla viaggia molto di più. Ho avuto la fortuna di affrontare Novak e Rafa, ma mai Roger in uno Slam. Carlos e gli altri sono avversari difficili come loro. È bello vedere che anche noi possiamo offrire un tennis di altissimo livello. Fa bene al nostro sport e al pubblico. Certo, sarei più felice con il trofeo, ma ormai non posso cambiare nulla".