video suggerito
video suggerito

Renzo Furlan: “Con Jasmine è finita prima che divenisse pesante. Quella su Sinner è una stupidaggine”

Renzo Furlan ai microfoni di Fanpage.it ha parlato del suo rapporto con Jasmine Paolini e di come si è arrivati alla scelta di salutarsi. Un’occasione anche per soffermarsi su Sinner.
A cura di Marco Beltrami
49 CONDIVISIONI
Immagine

Renzo Furlan è un uomo di sport a tutto tondo. L’ex numero 19 del mondo, capace di vincere due tornei in carriera, si è confermato un allenatore di livello top. Ha guidato Francesca Schiavone e Simone Bolelli, ma soprattutto Jasmine Paolini, con la quale ha condiviso successi e traguardi eccezionali fino alla recente separazione annunciata a sorpresa pochi mesi fa.

Il classe 1970 di Conegliano, che si è anche tolto la soddisfazione di essere eletto coach dell'anno WTA 2024, ha confermato di aver ricevuto diverse proposte allettanti in seguito al suo inaspettato e repentino ritorno nel circuito. In attesa di prendere decisioni, Furlan si sta godendo al momento la sua nuova e stimolante avventura da talent di Sky. Ai microfoni di Fanpage ha parlato del suo rapporto con Jasmine e di come si è arrivati alla scelta di salutarsi. Un'occasione anche per soffermarsi su Sinner e sul suo ritorno a Roma e alla piena e libera attività.

Come stai, cosa bolle in pentola e come stai vivendo questa nuova esperienza da talent di Sky?
"Mi sto un po’ riposando. Sono arrivate diverse offerte di lavoro ma mi sono preso un po’ di tempo fino a fine anno per recuperare dopo anni belli, ma intensi. Questa di Sky è una bellissima sfida capitata a pennello. Ho tempo libero a disposizione, non è così stressante a livello d’impegno se comparata all’attività di allenatore che ti porta a stare in giro più di 30 settimane l’anno. Allo stesso tempo, è molto stuzzicante perché è una nuova sfida, qualcosa che non ho mai fatto ma che rientra sempre nel mio campo. La affronto con molta curiosità".

C'era più stanchezza fisica o psicologica?
"L'anno che ho accusato di più è stato questo. L’anno scorso è stato bellissimo ma è durato fino a dicembre tra Finals e Billie Jean King Cup. E praticamente il 23 dicembre eravamo già a Sidney e considerando che ci siamo allenati un po’ a Dubai, alla fine a casa ci sono stato poco. Ad inizio stagione avevo recuperato davvero poche energie ed è stato un po’ più dispendioso".

Ha influito anche la separazione con Jasmine Paolini?
"Sai i rapporti nascono, crescono e poi ad un certo momento è difficile dare sempre cose nuove. Non è finito il rapporto tra di noi perché l’amicizia è rimasta e continuiamo a sentirci. A livello lavorativo credo fosse il momento giusto per separarsi. Lei ha preso questa decisione perché voleva qualcos’altro e sentire nuovi pareri. Secondo me era una scelta molto giusta e quindi ci siamo lasciati in maniera tranquilla e serena".

Immagine

Sei rimasto spiazzato dalla sua scelta, anche alla luce dei programmi condivisi ad inizio stagione o dalle interviste precedenti di entrambi?
"Ni (ride, ndr). Ovviamente ad inizio stagione fai dei programmi sull’anno, però eravamo un po’ troppo tirati anche nelle ultime trasferte. C’erano delle difficoltà e quindi credo che alla fine prima che diventasse pesante il rapporto, siano state fatte delle scelte giuste. Mettiamola così".

Ci sono state voci relative a un tuo inserimento nel team di Sinner, cosa c’è di vero? Poi puoi dirci qualcosa in più delle proposte ricevute, mi sei sembrato entusiasta.
"Quella su Sinner ovviamente è una stupidaggine che girava sul web, assolutamente non vera. Per il resto sì, diciamo che sono orientato verso una proposta ben specifica ma è troppo presto per parlarne e ci sono diversi aspetti da definire. Però direi di essere orientato. È intrigante, alla fine nel tennis ci sono tanti progetti ma ce ne sono alcuni che stuzzicano di più e altri che motivano di più. Questo è molto motivante, poi se dovesse andare in porto vedremo cosa succederà.

Che effetto ti fa oggi vedere giocare Jasmine, dopo tanti anni di battaglie condivise?
“Guarda, sono molto molto sereno essendo uno pragmatico e concentrato sempre sul presente. Abbiamo vissuto nove anni molto belli e quelli non li cancella nessuno. Siamo arrivati a chiudere un rapporto quando era giusto farlo e quindi non ci sono remore o incomprensioni che ti lasciano dentro un malessere. Io sono in pace con me stesso come sicuramente lo è lei, l’amicizia va avanti. Quando la vedo giocare vedo una giocatrice che ha qualità straordinarie e che secondo me vale tra le prime 5-10 del mondo. E mi rifarebbe piacere rivederla lì perché quello è il suo livello al momento. Non mi fa quindi un effetto particolare, sono sincero. Sono stato partecipe di quel progetto e mi fa molto piacere, ma è finita lì. Lei ha il dovere di stare lassù e dare il massimo ogni santo torneo che gioca e ognuno fa il suo, non ci sono sensazioni particolari".

Sei d'accordo con i tuoi colleghi ed ex che dicono che si parla troppo poco del lavoro degli allenatori e che il focus vada spesso troppo solo sui giocatori?
"Ringrazio chi ha parlato bene di me. L'allenatore è colui che insieme al giocatore percorre quel sentiero che ti porta ad esprimerti. Ti aiuta quando esci fuori strada. Il sentiero però lo percorre il giocatore che ha il talento, la disciplina e le qualità per poterlo fare. È ovvio che si debba parlare più dei giocatori. Il lavoro del coach è importante, ma è il giocatore che ha il talento che gli permette di fare certe cose. Jasmine Paolini per esempio è una ragazza che ha fatto quello che ha fatto perché ha un talento e una motivazione fuori dal normale, nonché qualità fisiche, pur essendo non altissima, straordinarie di elasticità ed esplosività. È una ragazza che aveva tutte le caratteristiche al posto giusto per fare quello che ha fatto. Poi so di averle dato una mano, di aver lottato insieme per risolvere situazioni difficili, e quindi l'ho aiutata ma è lei che ha il valore aggiunto che le ha permesso di fare la differenza".

Alcuni tuoi colleghi nelle interviste, oltre a sottolineare il tuo lavoro eccezionale, hanno parlato di come troppo spesso si dimentica di esaltare il lavoro dei coach. Che ne pensi?
"Il tennis è una grande palestra di vita perché ti insegna che nel campo sei da solo e devi fare affidamento su te stesso. È ovvio che il coach è fondamentale, ma in campo c'è il giocatore. Io credo che anche quei giocatori che non hanno qualità straordinarie debbano dare sempre il massimo per vedere cosa si ha di speciale. Può essere tenacia, disciplina, il fisico o una concentrazione fuori dalla norma. Bisogna avere sempre in testa l’obiettivo di giocare non per il risultato o per la partita, ma per cercare di tirar fuori il meglio. De Coubertin, che tutti hanno sempre impropriamente citato dicendo "l'importante non è vincere ma partecipare", non ha davvero detto quella cosa lì. Lui disse: "L'importante non è vincere ma dare il 100% delle proprie possibilità". E quindi è quello che fa la differenza: imparare a farlo, a gestire il miglioramento quotidiano e poi dove arrivi arrivi".

Se dovessi dare un consiglio ai genitori che portano i loro piccoli nelle scuole tennis?
"Consiglierei loro di osservare tre cose: la prima è che si divertano, la seconda è che lo facciano dando il massimo e la terza è che lavorino per migliorare. Basta".

Sono i Sinner Days, ti ha colpito quel passaggio dell'intervista in cui lui ammette di aver pensato anche di mollare?
"
Credo sia stato un momento. Questi giocatori qui hanno talmente tanta qualità e voglia di giocare che fanno quello che fanno perché adorano il tennis, che è la loro vita. Poi ci sono dei momenti in cui lo stress diventa difficile da gestire, come le pressioni. Non dimentichiamo che Jannik ha giocato 4 mesi e mezzo senza che nessuno sapesse che era risultato positivo e lui ha continuato a giocare. Lui ha vinto Cincinnati alzandosi alle 4 di mattina per assistere all’udienza che poteva rovinargli la carriera. Invece poi è stato scagionato, ha vinto anche gli US Open. Poi di nuovo è tornato dentro il marasma per l’appello della WADA. Ha vissuto mesi e mesi motivato a chiudere da numero uno, vincere e dare il meglio, ma dall’altro lato con una mannaia che pensava di aver risolto e invece si è rappresentata. Quella è un’incognita, anche se lui era innocente. Bastava leggere le carte e sapere chi è Jannik Sinner che ha una qualità di persona straordinaria.

Avrebbe meritato forse di essere coccolato piuttosto che criticato, tra l'altro senza cognizione di causa.
"La giustizia a volte segue strade contorte e venire squalificati sarebbe stato un danno pazzesco. Vivere da una parte avendo l’obiettivo di dare il 100% e dall’altra dover gestire una situazione così complessa rischia di farti travolgere dallo stress. Lui comunque ha gestito tutto alla grande. Questi ragazzi passano dei momenti difficili, penso a Rublev o a Ruud, che ha detto di aver affrontato dei problemi, perché sono sempre sotto pressione. Certo, è una bella pressione perché credo sia più devastante non arrivare a fine mese o avere un’attività con cui si faccia fatica a mantenere la famiglia.

Pressioni enormi per i giocatori, figuriamoci dunque per Sinner.
"Ma questo sport alla fine è un tritacarne: è bellissimo, ma sei in ballo da gennaio a novembre, in 4 continenti diversi. Giocare sempre, competere e dare il massimo, tutto poi amplificato dai social e dai media. Non è semplice gestire tutto, c’è anche chi legge i commenti. A me non frega niente, ma questi ragazzi magari ci tengono ad avere una buona immagine e c’è chi ti esalta e chi ti insulta, così come gli scommettitori che ti minacciano di morte. Credo che ogni tanto sia lecito passare momenti dove si traballa un pochino".

L’esperienza di Sinner dimostra che è uno stress anche per il team e non solo per i giocatori evitare qualsiasi tipo di violazione che possa portare a contaminazioni involontarie.
"Fai conto che adesso è tutto estremamente esagerato. Per me trent’anni fa al top della forma, era dura ma niente in confronto ad ora. Perché gestire quello che accade fuori dal campo oggi è difficile, e hai mille doveri. Certo, girano più soldi però più guadagni più hai doveri. Penso agli sponsor a cui devi garantire delle giornate da dedicare e tanto altro che porta via energie. Questi ragazzi non sono macchine, ma esseri umani giovani con tante responsabilità sulle spalle".

Tu a quanto sappiamo sei uno che ha sempre preferito i fatti alle parole, ti ha infastidito il vociare intorno a Jannik? E i giudizi anche di altri sportivi di grande livello
"Mi dispiaceva relativamente per Jannik perché so che lui non le legge nemmeno e non si fa condizionare. Le ho etichettate come uscite ignoranti, perché ho letto tutte le carte e conosco il ragazzo e la sua etica straordinaria. Quindi le ho bollate come ignoranti, perché erano tali. Anche chi ha parlato di disparità…sono interventi ignoranti perché Jannik ha fatto tutto seguendo quanto concesso dai regolamenti e nei tempi consoni. Ha fatto quello che era giusto fare. Questo lo ha messo al riparo da ogni critica, ma poi sappiamo che il mondo va così, c’è chi ti dice bravo e chi ti dice scemo a prescindere da quello che fai. Il fatto di piacere a tutti è utopia. Questo ragazzo qui sicuramente sa che le persone vicine a lui, quelle che contano veramente, sanno quanto vale e che era completamente innocente ed è stato trattato male perché l’appello della WADA è stata una porcheria".

Cosa ti aspetti da Sinner agli Internazionali d'Italia? Tra l'altro sono tanti gli italiani sui quali scommettere?
"Non ho la sfera di cristallo, ma sarà un torneo interessante. È la prima volta dopo Nadal anche se l’anno scorso non era competitivo. C’è un ricambio generazionale con giovani leve estremamente interessanti, parlo di Fonseca, Mensik, Cina, Musetti, reduce da risultati importanti, altri italiani come Cobolli, Darderi, Arnaldi, Berrettini. Insomma, chi più ne ha più ne metta. Poi c’è Jannik che non arriva da un infortunio, ma arriva da tre mesi in cui ha lavorato in maniera mirata a livello fisico. Il tennis già c’era, arriva carico di energia perché avere tre mesi così ti pesano, ma ti permettono anche di ricaricare le energie dove gli altri le consumano. Credo che lui possa essere subito competitivo ma servono alcune partite di rodaggio perché sai una partita dura magari la puoi accusare dopo tre mesi senza match il giorno dopo e così via. Bisognerà vedere come gestirà le partite di rodaggio. Ripeto: lo vedo subito competitivo".

Come si può spiegare questo momento eccezionale del nostro tennis
"Sono state fatte cose molto buone in passato e sono stati dati dei messaggi in giro per l’Italia di tipo tecnico. Il lavoro di divulgazione dei concetti del tennis moderno fatto dall’Alto Istituto di Formazione insieme al settore tecnico è stato straordinario. Sono stati organizzati una miriade di tornei in Italia che vanno dai 15mila dollari, ai Challenger, agli ATP e WTA, e quindi questo permette di competere tutto l’anno in Italia con una grande palestra di lavoro che alza tantissimo il livello".

Insomma, top giocatori e top allenatori per l'Italia
"E poi c’è una serie di allenatori che si dedicano full time ai giocatori, e tanti di questi sono ex tennisti come Petrone e Civarolo che stanno dietro ad Arnaldi, il papà di Cobolli, Cammarata che giocava, Mosé Navarra che lavora con l’allenatore di Passaro, Vagnozzi, Bega. Insomma, sono diventati grandi allenatori e ti aiutano a fare la differenza. Penso anche a Davide Sanguinetti che segue Rybakina, ed è un italiano di grande valore, Matteo Donati che è un grandissimo allenatore e segue Putintseva. L’ha presa che era 80 del mondo e ora è intorno ai 20-30. Flavio Cipolla che ha riportato tra le prime 10 Kasatkina. Abbiamo un buon parterre di giocatori, ma anche allenatori estremamente validi".

49 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views