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Opinioni

Pero e Bertolucci nel mirino come Barbara Rossi, surreali accuse di tifo contro Sinner nel match con Djokovic

La telecronaca di Sinner-Djokovic a Wimbledon diventa oggetto di polemiche per un presunto sostegno al serbo da parte di Pero e Bertolucci che, semplicemente, non c’è stato. Attorno al tennista italiano si sta sviluppando un clima tossico, di cui Sinner non ha alcuna colpa, che dimostra la totale immaturità di una parte, minoritaria ma rumorosissima, di pubblico. Il tennis sta diventando grande, insieme ad esso dobbiamo crescere.
A cura di Andrea Parrella
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La partita tra Jannik Sinner e Novak Djokovic ha tracciato la distanza pressoché incolmabile tra il numero 1 al mondo e il tennista più titolato della storia. Sinner è per la prima volta finalista a Wimbledon, eppure nel corso della partita commentata da Elena Pero e Paolo Bertolucci, è emersa una dinamica molto simile a quella che si era verificata per la finale del Roland Garros, quando Barbara Rossi era finita nel mirino dei commenti social per le accuse di una presunta parzialità pro Alcaraz.

Stavolta a finire al centro delle polemiche sono proprio le due voci di punta del tennis su Sky Sport, colpevoli a quanto pare di non avere supportato sufficientemente Sinner nel corso della telecronaca del match. Qualcuno dirà che non bastano pochi post su X a dare consistenza a una polemica, ma l'entità degli attacchi a Pero e Bertolucci è figlia di una surreale distorsione della realtà mista ad una mancanza di alfabetizzazione al racconto del tennis.

Si chiede il tifo, si condanna la telecronista per un "no" di disperazione davanti a un errore tecnico clamoroso di Djokovic, si considera inaccettabile che il commento di un evento sportivo, al netto della presenza di un italiano in campo, possa essere narrato con un approccio equilibrato, senza toni da ultras. Lo aveva detto proprio Bertolucci, pochi giorni fa, in un'intervista a Fanpage: "Pensare che in telecronaca tifiamo contro Sinner è folle". Ma intanto accade ed è un rumore di sottofondo che somiglia a quello delle unghie che strisciano su una lavagna.

È molto complesso spiegare il clima che si sta creando attorno alla figura di Jannik Sinner negli ultimi mesi, caratterizzato da una aprioristica difesa d'ufficio del personaggio nella convinzione che vi sia una parte dell'opinione pubblica, ma anche di addetti ai lavori, sistematicamente schierata contro di lui. Una tossicità che questo atleta, sinceramente, non merita, soprattutto perché nulla fa per alimentarla. Vale la pena ripeterlo: dobbiamo sforzarci di evitare che il tennis diventi come il calcio. Si può seguire con passione uno sport, fare il tifo per i propri beniamini e, al contempo, apprezzare l'avversario, riconoscerne il valore se gioca bene, non vivere in funzione della sua morte (metaforicamente intesa in senso sportivo). Il tennis sta facendo un salto di specie, sta diventando una cosa gigantesca in Italia e rischia di cambiare le gerarchie degli sport nel nostro paese. Come pubblico siamo chiamati a crescere insieme a questo sport.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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