L’ex allenatore di Medvedev: “Ha un piccolo mostro interiore, lo sfida ogni volta che gioca”

Daniil Medvedev ha vissuto una stagione deludente. Il russo, nonostante un finale accettabile, ha chiuso fuori dalla top ten, che è stato il suo pane per oltre sei anni. Un'annata nella quale si è sciolto lo storico sodalizio con il suo (ex) allenatore Gilles Cervara. Nel mezzo pure il benservito a Gilles Simon, che in una lunga intervista ha parlato di Medvedev e ha spiegato le due versioni: quella simpatica fuori dai campi e quella sul campo da tennis, che lo vede fronteggiare oltre agli avversari un mostro interiore.
"Daniil è simpatico fuori dal campo, ma quando gioca deve gestire un mostro interiore"
Gilles Simon è stato un giocatore magnifico. Non era dotato di un talento sopraffino né di una statura importante, ma è riuscito a togliersi grandi soddisfazioni giungendo al numero 6 della classifica ATP. Un esempio di dedizione e sacrificio. Un giocatore dotato di grande razionalità. Di fatto, l'esatto opposto di Medvedev che lo aveva scelto come co-allenatore. La relazione si è rotta da tempo. In un'intervista a ‘Eurosport Francia' l'ex tennista ha parlato del russo dicendo parole più che chiare: "Daniil è estremamente simpatico fuori dal campo, ma quando è in campo e gioca le sue partite ha un piccolo mostro interiore con cui confrontarsi e che non è facile da gestire".

"Peccato sia finita così, gli voglio bene"
Che Medvedev viva un perenne conflitto interiore in campo è evidente, ma mai nessuno era stato così netto nel parlare delle difficoltà dell'ex numero 1 del mondo. Simon ha poi parlato della loro collaborazione: "Un peccato che sia finita così, ma lo sapevo già prima di iniziare a lavorare con lui. Ci sono stati comunque tanti momenti di felicità. Gli voglio molto bene. Mi sarebbe piaciuto continuare a provarci".

Il primo dissidio tra Medvedev e Simon
Simon ha raccontato anche quando sono nati i problemi con Medvedev, agli US Open dello scorso anno: "Ricordo che rispondeva sempre molto da lontano. Non era la nostra strategia. Ma sapevo che avrebbe vinto con giocatori come Maroszan o Borges, prima della sfida con Sinner gli dissi che doveva cambiare, altrimenti non avrebbe avute chance. Rispose lo stesso da dietro. Mi disse che l'avevo aiutato molto, ma che non potevo spingerlo oltre".