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Djokovic duro: “I tennisti si lamentano del calendario e poi fanno le esibizioni”. Con chi ce l’ha

Djokovic a Shanghai attacca il nuovo calendario ATP: “Masters troppo lunghi, i tennisti non sono uniti”. La replica velata alle parole di Alcaraz.
A cura di Marco Beltrami
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Novak Djokovic è carico in vista di Shanghai. Una presenza a sorpresa quella di Nole che inizialmente sembrava intenzionato a saltare questo Masters 1000 che rientra comunque tra i suoi preferiti. Tutto rientra nella normale programmazione del campione serbo che, proprio in occasione della conferenza stampa pre-esordio, ha voluto dire la sua su un tema caldo come quello del calendario. Le sue parole sembrano essere una risposta alle lamentele di Alcaraz.

Djokovic perentorio sul calendario, la sua posizione da Shanghai

Lo spagnolo, numero uno al mondo, si era lamentato nei giorni scorsi delle troppe partite e della necessità per i tennisti di giocare per non perdere punti o incappare in provvedimenti: "Penso che il calendario sia molto serrato. Devono fare qualcosa. Credo che ci siano troppi tornei obbligatori, troppo ravvicinati. Hanno imposto regole che ci costringono a giocare tornei Masters 1000, Masters 500, eccetera. Ma ci sono troppe regole che non ci permettono di scegliere se giocare o meno".

Novak Djokovic ha le idee molto chiare sull'argomento e, per grandi linee, è d'accordo con Alcaraz e altri giocatori sull'eccessiva lunghezza dei Masters 1000, che durano ormai quasi quanto uno Slam: "Ero contrario all'estensione del Masters. Fin dall'inizio mi sentivo contrario, anche quando ero nel consiglio dell'ATP, non la sostenevo. Non fa bene ai giocatori, da un lato è un bene perché c'è un giorno di pausa tra le partite, posso dirlo dal mio punto di vista, data l'età che ho, ma nel complesso per la maggior parte dei giocatori toglie giorni dal calendario. Personalmente non la sostengo, so che ci sono aspetti positivi per il torneo, ma come giocatore non mi è mai piaciuta. Ora capisco quando i giocatori si rendono conto che non è il massimo".

Cosa pensa Djokovic dei tennisti che si lamentano dei calendari

Il problema per il tennista serbo è che, quando si tratta di far sentire la propria voce, i giocatori non sono compatti. Insomma, a suo dire, proprio come quando si gioca, ognuno pensa per sé: "Il tennis è individuale, ci sono delle regole e puoi perderlo se giochi meno. Ne parlo da anni, ho parlato della riorganizzazione del calendario anche prima che il piano trentennale fosse implementato. Ci sono diverse cose da tenere in considerazione in questo sport negli ultimi decenni, ci sono persone che non vogliono che nulla cambi. Ognuno lavora per i propri interessi, dal punto di vista degli affari è logico. Come uno che ha giocato ai massimi livelli per più di 20 anni, posso dire che i giocatori non siamo abbastanza uniti".

La stoccata velata ad Alcaraz

Pur senza nominarlo, Djokovic sembra fare un chiaro riferimento alle parole di Alcaraz: "I giocatori si lamentano del calendario, commentano sui media, ma bisogna investire energie. Dipende da te. Non dall'agente, dalla squadra, dai genitori, dipende da te. I giocatori migliori devono rimboccarsi le maniche e capire il sistema, in modo da impegnarsi di più a partecipare. I commenti sui media possono creare scalpore e attirare l'attenzione, ma non cambiano le cose. Lo so per esperienza".

Per Nole, che sembra avere una posizione più simile a quella di Sinner, è una contraddizione lamentarsi del calendario e poi partecipare ad esibizioni. Una di queste, per esempio, è il Six Kings Slam, a cui prenderà parte anche Carlitos: "Alla fine, la possibilità di scelta esiste ancora. Alcuni giocatori dicono: sì, ma ci sono delle regole, ecc., ma le regole esistono per il "bonus". Non puoi ottenere il "bonus", ma è una scelta che sei pronto a fare se vuoi giocare meno. Poi ci sono anche le esibizioni, a cui i giocatori si candidano, quindi è un po' contraddittorio".

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