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Cobolli ha scelto tra Roma e tennis: “Sono grato a Bruno Conti. So di non essere simpatico in campo”

Flavio Cobolli, in esclusiva a Fanpage.it, ha raccontato il suo tennis: dal suo atteggiamento in campo alla passione smisurata per la Roma e la scelta che gli ha cambiato la vita.
A cura di Marco Beltrami
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Flavio Cobolli si sta ritagliando uno spazio importante in questo momento magico del tennis italiano. Il classe 2002 ha fatto il proverbiale salto di qualità, dopo la trafila a livello juniores e nei tornei del circuito Challenger (dove ha vinto 4 volte, due in singolare e altrettante in doppio) e in poco tempo si è affacciato sul palcoscenico che conta.

Tra fine 2023 e inizio 2024, Flavio è salito fino alla 63ª posizione del ranking dimostrando di avere numerose frecce al proprio arco. Atteggiamento sempre impeccabile per Cobolli, che in campo gioca sempre a "testa alta" affrontando ogni match con un piglio da veterano, dando il massimo. Questa la sua dote principale, che gli permette di esprimersi al meglio, mettendo in difficoltà anche gli avversari consapevoli che di fronte avranno un giocatore che certamente darà tutto dal primo all'ultimo punto. In esclusiva a Fanpage.it, Flavio ha parlato della sua carriera, delle sue fonti d'ispirazione, di quanto sia importante la gavetta e della passione per il calcio e in particolare per la "sua" Roma.

Flavio, uno degli aspetti più graditi del tuo tennis è il modo di stare in campo: non sembri aver paura di niente. È una dote innata o qualcosa che hai maturato nel tempo?
"Credo di avere un’attitudine in campo che può essere amata ma anche odiata. Non credo di essere simpatico in campo però sicuramente ci metto il cuore in tutti i punti che gioco, con grande passione. Credo di essere maturato nel tempo anche in questo aspetto, ma anche di avercelo sempre avuto questo fuoco".

Qual è stato il momento in cui ti sei detto “sì, posso sfondare nel tennis”?
"Ho avuto sempre la certezza di essere uno che credeva sempre in se stesso quindi questo mi ha aiutato nel percorso".

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C’è qualcuno a cui ti ispiri nello sport, sia nel tennis che in altri contesti?
"A Djokovic, è uno a cui vorrei rubare tante cose".

Se dovessi dare un consiglio ad un ragazzino che sta iniziando ad ottenere risultati a livello Juniores cosa gli diresti?
"Che ancora non ha fatto niente. Gli junior sono un’attività molto importante che consiglio a tutti di fare per imparare e vivere esperienze nuove e provare ad immettersi in questo mondo. Non mettersi fretta e divertirsi in ogni cosa che si fa e di lavorare su se stessi e con il proprio team".

Nonostante una giovane età hai fatto una bella gavetta, quanta soddisfazione c’è oggi quando ti guardi indietro?
"Sono molto soddisfatto perché non tante persone credono… credevano in me. I risultati mi stanno aiutando ad essere sempre più convinto delle mie capacità, delle mie possibilità e di quanto uno può sconfiggere le proprie paure e superare i propri limiti. Sono molto contento di quello che sto facendo".

Negli ultimi mesi stai bruciando le tappe a suon di risultati importanti, è difficile gestire la pressione ora che sei a questi livelli??
"Non sento questa pressione che comunque uno può sentire addosso. È solo un motivo d’orgoglio per migliorarsi e continuare su questa strada".

Si parla tanto dell’effetto Sinner e del momento d’oro del nostro tennis. Cosa rappresentano per voi "colleghi" i successi di Jannik?
"Sinner è sicuramente un esempio per tutti noi,. È una persona d'oro e un grande lavoratore, tutti noi possiamo rubare qualcosa a Jannik e sta spronando tutto il tennis italiano a migliorarsi. Sono molto contento di quello che sta facendo e noi facciamo tutti e sempre il tifo per lui. Speriamo di poter arrivare ai suoi stessi risultati un giorno".

Tuo padre è anche il tuo allenatore, raccontaci: come e quanto incide il rapporto affettivo su quello lavorativo?
"Il rapporto con mio padre è migliorato molto negli anni. Stiamo provando a dividere le due cose, il lavoro dell'allenatore dal ruolo di padre. Lavoriamo su noi stessi per migliorare sempre e collaborare sempre di più".

Cobolli con Alcaraz in allenamento.
Cobolli con Alcaraz in allenamento.

Sei un tifoso sfegatato della Roma, cosa ne pensi di questa stagione e dell’avvicendamento Mourinho-De Rossi?
"Credo che Mourinho sia stato importante per la Roma, ma l’arrivo di De Rossi ha dato qualcosa di fresco che magari non c’era prima. Sta avendo buoni risultati, sono un gran fan di Daniele e gli faccio un in bocca al lupo enorme. Credo che ci aiuti molto avere lui in panchina".

In giovanissima età hai dovuto scegliere tra tennis e calcio, cosa ti ha fatto spingere per la racchetta visto che a quanto pare eri stato notato da Bruno Conti?
"Ho dovuto scegliere pero credo sia stata una scelta decisa, chiara e istintiva. Non guardo quasi mai indietro e non credo che questa scelta potesse cambiare da un giorno all’altro. Sono contento di quello che ho deciso e di come lo sto facendo. Bruno Conti è stato un padre calcistico e gli sono grato per tutto quello che ha fatto per me".

Meglio la vittoria degli Internazionali di Roma o la Champions della Roma?
"Ovviamente meglio gli Internazionali di Roma perché gioco io, ma se la Roma dovesse vincere la Champions aspettatevi qualche pazzia da parte mia".

Cobolli con la maglia della Roma.
Cobolli con la maglia della Roma.

Dove può arrivare Flavio Cobolli e quali sono i tuoi obiettivi stagionali?
"Spero di andare più avanti possibile, mi sto divertendo e mi sta piacendo molto questo Tour quindi sono sereno tranquillo e molto motivato. il futuro però non si può prevedere e bisogna lavorare per conquistarselo".

A Indian Wells sono stati tanti i rimpianti per i problemi fisici, mentre a Miami ti abbiamo visto lottare e proseguire nel tuo percorso. Che sensazioni ti porti dietro dal cemento americano?
"A Indian Wells ho avuto un grande problema a livello di intestino. Non mi sono sentito bene, ho vomitato e avuto la febbre per tre giorni. È stata molto dura scendere in campo, ma ce l'ho messa tutta anche se non ero al meglio. La mia prestazione quindi non è stata eccellente, ma come esperienza mi ha aiutato tanto. Il cemento americano è stato una grande prova per me, sono stati due mesi tosti, difficili, ma mi hanno fatto crescere sicuramente".

Hai notato anche tu le criticità organizzative che ha evidenziato Ruud e che hanno sollevato un polverone sul torneo di Miami? 
"Io vedo questi tornei come un sogno. Questi sono problemi per giocatori forti, per me è tutto perfetto ed è sempre un sogno scendere in campo in tornei così importanti e di spessore. Questi problemi non li ho visti, ma sono convinto che quando qualcuno dice qualcosa di così polemico ha le sue ragioni. E se un giocatore di spessore come Ruud che non si lamenta mai ha fatto queste riflessioni, almeno vanno ascoltate".

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