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Cahill svela cos’è successo nello spogliatoio di Sinner dopo la finale: “Non era il momento adatto”

Dopo la sconfitta al Roland Garros contro Alcaraz, Darren Cahill racconta il silenzio nello spogliatoio, la delusione di Sinner e la forza del numero 1 al mondo nel guardare avanti verso Halle e Wimbledon.
A cura di Marco Beltrami
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Dal rosso al verde. Jannik Sinner è focalizzato solo sulla stagione sull'erba e su Halle, antipasto di Wimbledon. Quanto accaduto nella finale del Roland Garros sarà però impossibile da dimenticare. Lo ha confermato Darren Cahill, uno dei suoi coach, in un intervento nel podcast "Served with Andy Roddick". Un'occasione anche per tornare su quanto accaduto nello spogliatoio dopo la sconfitta contro Alcaraz.

Cosa è successo a Sinner negli spogliatoi dopo la sconfitta con Alcaraz

Non era quello il momento di parlare, secondo il guru del tennis australiano. Nella pancia del tempio del tennis francese, Sinner, molto deluso, e il suo team hanno preferito restare in silenzio per qualche minuto. Intensità e riflessione per cercare di attutire il peso della delusione. Cahill ha spiegato a Roddick: "Dopo che Jannik ci era andato così vicino, a dire il vero abbiamo parlato pochissimo. Dopo la partita, chiaramente c'era delusione. È rimasto seduto nello spogliatoio per buoni 15 o 20 minuti. Ognuno di noi, del suo team, si è avvicinato e gli ha dato un abbraccio".

A poco a poco la situazione si è sciolta e tutti i componenti del team hanno cercato di alleggerire Jannik: "Gli abbiamo detto che eravamo davvero orgogliosi di lui, orgogliosi del suo impegno. Ma non era il momento giusto, non è il momento perfetto per fargli un discorso su cosa possiamo imparare da tutto questo. Supereremo la cosa. Bisogna mostrare un po’ di empatia per quello che sta passando. Tristezza, qualche lacrima, qualche lacrima per tutti".

La delusione di Sinner e come ha voltato pagina secondo Cahill

Fortunatamente Sinner è un ragazzo che, a detta di Cahill, sa dare il giusto peso alle cose. Questione di priorità, e questo può aiutarlo sicuramente a guardare avanti: "Devo dire che, quella sera, qualche ora più tardi, non se ne era ancora fatto una ragione. E non se ne farà mai davvero una ragione. Credo che una partita così ti rimanga dentro per sempre, e cerchi di migliorare grazie ad essa. Però lui ha una grande capacità di mettere tutto in prospettiva, capisce bene l’importanza di giocare una partita di tennis rispetto alla vita reale. E ci sono cose molto più importanti che accadono. Ci saranno cose molto più importanti che vincere o perdere una partita di tennis".

Cahill non ha dubbi sulla capacità del suo giocatore di voltare pagina e considerare il campo sempre la sua isola felice: "Penso che sia da lì che nasce la sua consapevolezza: sì, è stato deludente, ma è solo sport. È solo una partita di tennis. Vai là fuori, divertiti il più possibile. E speriamo che la prossima volta potremo ribaltarla. Cercheremo di migliorare da qui".

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La descrizione di Jannik e i suoi piani futuri

Tutto, dunque, fa parte del percorso per migliorare e crescere: "Jannik è un bravo ragazzo. È giovane, fa cose da adolescente, ma ha una grande consapevolezza di sé. E questa è essenziale per un campione: saper gestire bene sia la vittoria che la sconfitta. Ha un’etica del lavoro straordinaria, resilienza, uno scopo ben definito. Ama il tennis, pensa di giocare fino ai 37–38 anni. Ha una prospettiva diversa: sa che la carriera può durare molto e investe per questo"

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