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Bertolucci: “Sinner e Alcaraz non possono essere amici, ma la storia dei messaggi è una cavolata”

Paolo Bertolucci ai microfoni di Fanpage ha parlato del torneo di Roma, soffermandosi sul ritorno di Sinner, sul trionfo di Alcaraz e sul loro dualismo.
A cura di Marco Beltrami
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Il sipario è calato sugli Internazionali d’Italia ed è tempo di bilanci. In compagnia di Paolo Bertolucci, icona del tennis italiano e voce autorevole di Sky, abbiamo analizzato il torneo di Roma, concentrandoci sul ritorno in campo di Jannik Sinner, il trionfo di Carlos Alcaraz e il loro acceso dualismo, ma anche su Jasmine Paolini, Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti.

La finale maschile al Foro Italico ha confermato lo status di favorito di Alcaraz sulla terra rossa, mentre Sinner può uscire a testa alta, soddisfatto di quanto fatto al rientro dopo lo stop. In vista del Roland Garros, la sfida tra i due si rinnova, e Bertolucci – come sempre – non ha usato giri di parole: tanti spunti, idee chiare e qualche stoccata.

Cosa ci lascia questo torneo sul dualismo Sinner-Alcaraz? Ti aspettavi un Carlos così straripante che ci riporta indietro al pre-sospensione?
"Erano otto-nove mesi che non si vedeva una versione del genere di Alcaraz, ma lui è capace di queste partite e di questo livello di tennis. Non è una novità. Devi metterci: 1) che vuole tornare sul trono; 2) che vuole battere l’avversario italiano a casa sua; e 3) che si trattava dell’ultimo esame prima di Parigi. Sommando tutto, viene fuori la prestazione di ieri".

Ti hanno stupito le condizioni di Sinner al rientro? Contro Alcaraz si sono forse visti i reali effetti dei tre mesi senza agonismo?
"È normale: quando sali di livello, arriva l’esame vero, che era proprio Alcaraz. Abbiamo visto che Sinner ha tenuto bene per un’ora e poco più, poi è calato, come era prevedibile. Lui stesso aveva detto che pensava di fare due o tre partite, e invece è arrivato in finale. Meglio di quanto si aspettasse. Avevo paura che fosse costretto a giocare qui tre partite, e le altre ad Amburgo, dove poteva affrontare ulteriori problemi. Invece le ha giocate tutte a Roma: non andrà in Germania, potrà curare anche le vesciche. Perché in uno Slam, con partite al meglio dei cinque set, se non guarisci prima, peggiora. Arriverà a Parigi in perfette condizioni, con una settimana di rodaggio".

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Mi sembra che Sinner abbia metabolizzato bene la sconfitta. Alla fine, meglio perdere ora che al Roland Garros?
"Beh, sì. Meglio non perdere mai, ma se proprio devi scegliere, meglio così. Lui è venuto a Roma al buio, ha giocato la finale, quindi tanto di cappello. È contentissimo. Poi non è scemo: sa che dall’altra parte c’era un avversario che ha sfoderato un tennis di altissimo livello. Anche al 100%, ci sta di perdere contro questo Alcaraz. La gente dimentica che questo ragazzo ha vinto Parigi e Wimbledon l’anno scorso, e sette Masters 1000. Il problema è che a volte va su e giù, perde con giocatori inferiori, con cui invece Sinner non perde mai".

Ti hanno colpito le parole di Alcaraz su Sinner? Molto belle, ma è il gioco delle parti?
"La gente vuole o l’amicizia o la guerra. Ma non è così. Non può esserci un’amicizia vera, di quelle che hai da ragazzino. Qui c’è rivalità, profonda, perché si contendono il primo posto al mondo: non è banale. Ma c’è anche rispetto profondo, perché sanno bene entrambi i sacrifici che hanno fatto per arrivare a questo livello".

Si è parlato dei presunti mancati messaggi di Carlos a Jannik durante lo stop.
"Tutte cavolate, tutte cavolate".

E della polemica sulle frasi di Musetti, secondo cui Alcaraz è superiore a Sinner sulla terra?
"Musetti ha detto quello che ha detto anche Sinner. Non c’è nulla di strano. Che deve dire? Che ‘Sinner è più forte' solo perché è italiano’? Dai. Mi fanno una domanda e io rispondo: sulla terra, il miglior Alcaraz batte il miglior Sinner. Questo te lo scrivo col sangue. Cercano polemiche dove non ci sono".

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Quanti tennisti al mondo possono giocare con l’intensità del primo set di ieri? Ti stupisce il calo di Medvedev, Tsitsipas, Rublev?
"Nessuno potrebbe giocare a quel livello. E non mi stupisce il crollo: sono stati spazzati via. Non ci sono più. Sinner e Alcaraz sono su un altro pianeta. L’unico che potrebbe avvicinarsi è Musetti, ma non è ancora pronto. Ha qualità che potrebbero portarlo, fra un anno, a giocarsela".

Cosa manca a Lorenzo?
"Un po’ di tutto. Lo abbiamo visto contro Alcaraz. Deve servire meglio, avere più continuità, non disperdere energie in lamentele: deve concentrarsi sul match. Ma rispetto a un anno fa, ha fatto passi da gigante".

A proposito di lamentele: ti hanno colpito quelle di Zverev sulle palline, dopo la sconfitta con Musetti?
"Devo dirne una sui colleghi (ride). Se io fossi stato in conferenza, quando parlava delle palline, gli avrei detto: ‘Scusa, ma tu l’anno scorso qui hai vinto, o sbaglio?’. Le palline allora andavano bene, no? Il problema è che nessuno glielo fa notare. E se nessuno glielo dice, lui continua a cercare alibi. Ma non si può stare zitti di fronte a certe cavolate".

Berrettini ha scelto di giocare il doppio per "questioni di cuore", ma poi è arrivato l’ennesimo infortunio…
"Cavolate. Ma quale cuore. Il fratello di Berrettini non è all’altezza di un torneo simile. Matteo ha già problemi fisici: deve centellinare le energie, e invece gioca il doppio per fare un regalo al fratello? Poi si ritira dal singolare… Non ha senso. Avrei pensato prima al singolare, e solo se stavo bene al doppio. Non puoi partire da Madrid, dove ti ritiri, e poi giocare un doppio che finisce tardi. Non è il miglior viatico. Poi a livello familiare ognuno si gestisce come crede, ma a me non convince".

Super Jasmine Paolini! Ti ha stupito la vittoria in singolare e doppio?
"Si è visto chiaramente, ma lo sapevamo: è una giocatrice che ha fatto due finali Slam. Non è una sorpresa. Può vincere o perdere la finale, ma è la numero 4 del mondo. È bellissimo, ma non clamoroso. A inizio stagione per molti era finita… ma erano quelli che non capiscono nulla".

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Sei d’accordo con il tuo amico Adriano Panatta, che ha detto: ‘Nel tennis femminile tirano solo forte, senza pensare. Una noia mortale’?
"Non è che quando c’era Serena Williams non fosse fisico, anzi. Se Swiatek entra in crisi, ti manca una delle protagoniste. Sabalenka sulla terra fa più fatica. Poi hai Gauff, Zheng e Paolini: questo è il panorama. C’è chi gioca di potenza, chi ha più fisico, chi è più veloce. Ognuna mette in campo le sue armi. E guarda che anche nel femminile succedono rimonte: Paolini era sotto un set e 3-0!".

Paolo, per chiudere: cosa ti ha colpito in positivo e cosa in negativo di questo torneo di Roma?
"L’entusiasmo del pubblico e la grande partecipazione, e anche i miglioramenti dell’impianto anno dopo anno. Ma ci sono ancora criticità: tre partite di calcio nella stessa settimana, niente metro, niente autobus, prendere un taxi è un’impresa. Se aumentano ancora gli spettatori, non so come faranno".

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