Valentino Rossi carnefice e Marquez vittima a Sepang, cosa non torna nella ricostruzione della MotoGP

Dieci anni dopo lo scontro che spaccò il paddock e divise i tifosi di tutto il mondo, la MotoGP torna su Sepang 2015 con il documentario "Sepang Clash – 10 Years On". Un racconto ufficiale che, più che fare chiarezza, sembra riaprire il processo: davanti alle telecamere di Dorna, Valentino Rossi diventa il cattivo della storia, mentre Marc Marquez ne esce pulito, quasi vittima di un complotto mediatico a suo danno.
Il tono è chiaro fin dai primi minuti. Nel documentario vengono mostrati i retroscena del weekend malese e un flashback del Gran Premio d'Australia, dove l'italiano inizia a sospettare che Marquez voglia ostacolarlo per favorire Jorge Lorenzo. Dal box Yamaha, Alessio "Uccio" Salucci e Alberto Tebaldi commentano: "Lo fa apposta", "ogni volta che gli sei davanti, rallenta". Da lì nasce la convinzione, poi palesata nella famosa conferenza stampa di Sepang, che Marc avesse deciso di "giocare" con Valentino.
Il filmato suggerisce così un Rossi influenzato dal suo entourage, più vittima della pressione del box che dei comportamenti in pista di Marquez. Una tesi comoda, ma che semplifica troppo una vicenda che in realtà aveva radici più profonde.
A colpire è soprattutto la regia: il box Yamaha parla, quello Honda resta in silenzio. Nel documentario si sentono in chiaro gli sfoghi di Uccio e Tebaldi: "buttalo fuori", "sei proprio scemo" fino all'ormai noto sfogo "Volevo solo ammazzarlo" pronunciato dal nove volte campione del mondo a fine gara nel parco chiuso. Dal lato Honda, invece, solo qualche gesto e un isolato "hijo de pu*a" del padre di Marc, senza contesto né spiegazioni. Un montaggio che orienta la percezione, lasciando intendere che tutta la tensione partisse dal lato di Valentino, mentre lo spagnolo restava vittima di un accanimento.

L'inquadratura insistita su un giovanissimo Pecco Bagnaia nel box del "46" durante quella gara (con tanto di fermo immagine e lente d'ingrandimento affinché si capisse con chiarezza che si trattava del piemontese) aggiunge ulteriore peso simbolico, come a ricordare al pubblico chi, dieci anni dopo, porta ancora il suo nome in pista, vale a dire proprio l'attuale compagno di squadra in Ducati di Marc Marquez. Il risultato è un racconto sbilanciato e parziale, dove Valentino viene demolito attraverso le sue stesse parole e Marquez diventa l'eroe silenzioso di una storia già scritta.
Dietro la scelta di Dorna viene da pensare ci sia una strategia più ampia. Con l'arrivo di Liberty Media e la necessità di rilanciare la MotoGP sul mercato globale, Marc Marquez è oggi l'unico personaggio in grado di travalicare i confini della pista e di attrarre gente anche fuori dal paddock. E alimentare le rivalità, lo sapeva bene anche lo stesso Valentino Rossi, è uno dei modi più immediati per attirare la curiosità di un pubblico più vasto ed eterogeneo, rispetto alla ristretta cerchia degli appassionati di motociclismo.
Il Dottore, ormai sempre più lontano dai circuiti (della MotoGP) e dalle istituzioni che governano il Motomondiale, è invece una figura ingombrante: amatissima dai tifosi, ma difficile da gestire mediaticamente. Riportarlo in scena nel ruolo del "carnefice" serve a riposizionare i ruoli nel racconto collettivo dello sport, costruendo un nuovo eroe da opporre al passato. E magari anche provare a far decollare una nuova rivalità, o almeno questo lascia pensare la mossa di evidenziare la presenza di Bagnaia nel box di Valentino quel giorno.

Rivedere Sepang attraverso questo filtro significa perdere la complessità di quella storia. In pista non c'erano vittime né carnefici, ma due campioni esasperati dalla pressione, due generazioni che si scontravano in modo inevitabile. Il risultato è un documentario che riapre vecchie ferite e rischia di oscurare i protagonisti di oggi. Perché se nel 2015 ci furono errori e provocazioni da entrambe le parti, la MotoGP di oggi non aveva bisogno di tornare a quel bivio per cercare visibilità.
In definitiva, "Sepang Clash – 10 Years On" non racconta tanto la verità di Sepang, quanto la verità che la MotoGP vuole far passare nel 2025: quella di un Marc Marquez vittima e di un Valentino Rossi carnefice, in un racconto dove la realtà è solo il contorno di una storia scritta per piacere allo show.