Sainz spiega perché Hamilton è in difficoltà con la Ferrari: “C’era da aspettarselo…”

Non c'è veleno né risentimento nelle parole di Carlos Sainz. Quando spiega perché Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo, non è riuscito ancora a capire come guidare al meglio la Ferrari non dà giudizi sull'ex Scuderia né esprime critiche ma fornisce una chiave di lettura molto sensata, dettata dall'esperienza, che aiuta a comprendere cosa vuol dire trovarsi al volante di una monoposto che è completamente differente (per caratteristiche, sollecitazioni e accorgimenti tecnici) da tutto ciò a cui si era abituati in precedenza. Alla vigilia del Gran Premio di Formula 1 a Miami, dove l'inglese arriva in seguito a una serie di delusioni (non ultima, la frustrazione provata in Arabia Saudita), lo spagnolo offre una riflessione spartiacque.
Perché Hamilton fatica in Ferrari, la versione di Carlos
"Quando arrivi in un team e ti confronti con compagni come Leclerc, che hanno familiarità con la squadra, confidenza con la vettura che conoscono come le loro tasche e stanno già dando il massimo, puoi solo fare un po' meglio o uguale a loro – ha ammesso Sainz, parlando ai media in vista del prossimo appuntamento del Mondiale -. Non puoi arrivare all'improvviso ed essere due o tre decimi più veloce… una cosa del genere non è possibile perché loro sono già al limite della vettura. Ci vorrà del tempo perché loro ne sanno molto più di te. Lewis, per esempio, ha avuto un weekend fantastico in Cina poi è sembrato avere qualche problema in più. Per alcuni piloti potrebbe volerci più tempo o forse anche meno… tutto dipende da come si evolve il processo di adattamento".
In buona sostanza, a prescindere dal potenziale della vettura, la differenza può farla solo uno cosa: la capacità del pilota di conformare il proprio stile di guida alla macchina. Prima avviene, meglio è. Altrimenti… altrimenti non ti basta essere uno dei più forti conducenti al mondo. E non c'è "signor Wolf" che, sbucando dal nulla, possa risolvere i problemi trovando rimedi estremi a mali estremi. Tra questi c'è una combinazione di fattori e dettagli specifici che appiattiscono anche le qualità indiscusse di un leader delle corse, trasformandolo in un guidatore di "primo pelo".

Le difficoltà di adattamento dietro la frustrazione di Lewis
È stato lo stesso Hamilton ad ammetterlo parlando, dopo quanto accaduto a Jeddah, della fatica a tenere il passo con la velocità di Leclerc nelle curve più lente con una costante perdita di tempo sul giro tale da chiudere con oltre 30″ secondi di distacco, di "posteriore nervoso" della SF-25 (che il monegasco ha già imparato a gestire), di approccio alla frenata condizionato anche dall'utilizzo di dispositivi "nuovi" rispetto a quelli a cui era abituato in Mercedes, di assetto per una generazione di monoposto che rende tutto più complesso, soprattutto se non hai molto tempo a disposizione.
"Bisogna guidarle in un modo molto specifico per essere veloci – ha aggiunto Sainz a The Race -. Con le auto del 2021, si poteva arrivare con due o tre stili di guida diversi e ottenere più o meno lo stesso tempo sul giro, perché l'auto permetteva di raggiungere quel limite in modi diversi. Ma adesso no, bisogna adattarsi a un unico stile di guida e se non si guida in quel modo, non si sarà mai veloci. Questo, però, non significa che non si possano conseguire buoni risultati durante quell'anno. Questo è un altro discorso…".