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Quello che non si è visto di Oliver Bearman a Jeddah con la Ferrari: “Mi faceva male tutto”

Il giovane pilota inglese ha raccontato com’è stato mettersi al volante della monoposto di F1. “È stato estenuante, sudavo parecchio e non immaginavo che potesse succedermi”.
A cura di Maurizio De Santis
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La prima persona che è andata incontro a Oliver Bearman dopo il debutto in Ferrari a Jeddah è stata Lewis Hamilton. Il campione del mondo inglese, che nel 2025 indosserà la tuta della Rossa, gli ha fatto i complimenti e un po' gli onori di casa. Di quel momento così speciale il giovanissimo pilota britannico ricorda pochissimo, nulla. "Mi ha stretto la mano, mi ha abbracciato… ma non saprei dire cosa mi ha detto".

Confuso e felice. Stordito e dolorante. Catapultato dalla F2 alla F1 da un momento all'altro perché la sorte è così (non bussa, spalanca la porta, non chiede permesso). A Bearman stava quasi per andare il boccone di traverso quando gli è arrivata la chiamata per l'indisposizione di Carlos Sainz (operato d'appendicite).

"Mi hanno detto: guarda che tra mezz'ora vai in pista. È stato tutti così stressante, non ero abituato a quella pressione", le parole del ‘ragazzo' che al Times ha raccontato cosa gli è rimasto di quella esperienza.

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A 18 anni (19 li compirà a maggio) ha fatto tutto quel che poteva, dato il meglio di sé e se l'è cavata con un settimo posto che sa di vittoria. È riuscito a non perdere la testa… letteralmente, per come è stata sbalzata da una parte all'altra per via della Forza G (impressionante la deformazione del cockpit).

"Quello di Jeddah è uno dei circuiti più difficili. Anche sui rettilinei. Sono abbastanza alto e ho sofferto un po' con la schiena. L'abitacolo delle vetture di F1 è stretto e non è certo fatto per stare comodi".

Com'è stato mettersi alla guida della monoposto di Maranello? Questa volta per davvero, in gara, non per fare un po' di chilometri di prova come a Fiorano. "Dopo una gara di F2 avverto un po' di stanchezza alle braccia ma a parte questo sto bene… In F1 lo sterzo è molto leggero ma i muscoli fanno male il giorno dopo (in particolare quelli del collo, ndr)".

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Non è l'unica difficoltà a cui dovuto fare fronte. Quanto a sollecitazioni del fisico, Bearman ha sofferto molto e non lo nasconde. In Arabia Saudita è stato solo un assaggio di quel che (forse) l'attende in un futuro nemmeno tanto lontano.

"È stato estenuante, sudavo parecchio e non immaginavo che potesse succedermi. Poi la corsa è così lunga. Ogni volta che tagli il traguardo vedi quanti giri mancano e a un certo punto ho avuto l'impressione che il tempo di fosse fermato… quando sono arrivato a 25 giri mi sono detto :wow, siamo solo a metà… sono contento per come è andata, non avrei potuto chiedere di più".

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