Il Dottor Costa e la rottura con Valentino Rossi: “Sbagliai, da quel momento finì l’unione mistica”

Tra le leggende della MotoGP non ci sono solo i piloti che sfidano i propri limiti a ogni staccata, ma anche un medico che ha fatto la storia delle due ruote. L'imolese Claudio Costa ha rivoluzionato l’assistenza medica ai piloti delle due ruote grazie alla fondazione della Clinica Mobile, un'unità medica itinerante nata ufficialmente nel 1977 al Gran Premio d'Austria del Salzburgring, pensata per fornire pronto soccorso e assistenza specialistica direttamente nei paddock dei circuiti. Il ‘Dottor Costa', come tutti lo hanno sempre chiamato, ha diretto la Clinica Mobile per 37 anni, fino al 2014, quando ha passato il testimone al dottor Michele Zasa. Durante questo lungo periodo, il medico romagnolo ha seguito generazioni di piloti, diventando una figura di riferimento anche umano con la sua assistenza pure in situazioni critiche, contribuendo non solo alla guarigione fisica ma anche al recupero emotivo. Strettissimo il rapporto con Valentino Rossi, finché non accadde qualcosa che spezzò per sempre "quella unione mistica".
Un rapporto che andava oltre quello tra medico e paziente, anche perché il Dottor Costa anni prima aveva salvato la vita al padre di Valentino Rossi, Graziano, anche lui pilota. "Graziano frequentava la Clinica Mobile, per cui quando Valentino si faceva male praticamente veniva curato sempre dal Dottor Costa – racconta oggi l'84enne Claudio al podcast ‘BSMT' di Gianluca Gazzoli– cioè ero il medico di famiglia per la traumatologia, perché lui correva contro il fornaio, correva contro gli amici della scuola, correva con i carrelli giù per le strade di Tavullia e quindi era facile che andasse incontro a degli infortuni che per fortuna ho sempre praticamente risolto in maniera molto egregia".

L'episodio che incrinò per sempre il rapporto tra Valentino Rossi e il Dottor Costa: "Mi sentii messo in discussione"
Da Valentino ragazzino che stava sempre su due ruote a Valentino pilota professionista, niente cambiò: era sempre Claudio Costa a rimetterlo in sesto dopo cadute più o meno gravi, come quando "in gara una volta ha riportato tre fratture nella mano a Valencia". Poi però "il rapporto tra noi si incrina per una questione, diciamo, molto molto umana, cioè Valentino aveva avuto una lesione alla spalla in aprile, per cui l'avevo preparato per Le Mans, dove è arrivato secondo dietro Lorenzo. Ci stavamo preparando al Mugello e praticamente qualcuno fece presente che esistevano anche dei metodi diversi da quelli con cui io curavo i piloti. E allora io feci l'errore – sono umano – di prendermela, cioè io ero il Dottor Costa, vivevo in quella dimensione che i piloti mi avevano insegnato e quindi venire, diciamo, in un certo senso messo in discussione da quelle che erano delle proposte scientifiche fatte da altrove, che io non sapevo da dove venissero, mi ha reso molto triste".
"Da allora non ci fu più quella unione mistica che c'era prima tra pilota e paziente"
Un momento che segnò un prima e un dopo nel rapporto tra il medico imolese e Valentino Rossi: "Per cui ho detto allora chino il capo e non sono riuscito a curarlo col ‘sistema Dottor Costa-clinica mobile'. Il giorno dopo si ruppe la gamba, andammo in ospedale e facemmo un intervento giustissimo perché sono riuscito a scegliere il posto più giusto per rientrare a correre in poche settimane come lui fece. Perché fece un capolavoro, tornò a correre al Sachsenring dopo il Mugello. Però da allora non c'era più quella unione mistica che c'era prima tra pilota e paziente, come c'era sempre stata con tutti i piloti e fino allora con lui nella storia del moto mondiale".

Il rapporto poi ricucito grazie "all'intelligenza di mamma Stefania"
Claudio Costa ammette di aver sbagliato in quella circostanza a reagire in quel modo, anche se poi il rapporto è stato ricucito, ma non sarebbe stato mai più come prima: "Poi ci siamo visti, ci siamo abbracciati, però praticamente non ero più io il medico ufficiale di Valentino, cioè non mi sentivo di essere libero di potere destreggiarmi come Dottor Costa nei suoi confronti in piena libertà. Certamente ho sbagliato, perché il medico si deve sottoporre a tutti quelli che sono i desideri del pilota e quindi io facendo presente quella che era la mia ragione, ecco proprio allora ho usato la ragione quando l'avevo sempre combattuta per tutta la vita, cioè praticamente lì ci sono inciampato in pieno. Ho incrinato una cosa stupenda che era durata per moltissimi anni e che poi solamente quella che è l'intelligenza della mamma di Valentino, Stefania, e Valentino stesso, poi ha ricucito in una in una forma di pace per sé. Abbiamo fatto la storia assieme? Io qualche cosa l'ho aiutato a fare la storia, ma la storia l'ha fatta lui completamente, perché lui è uno dei più grandi piloti che ho incontrato nella mia carriera".