Gino Rosato rompe il silenzio dopo l’addio alla Ferrari e svela cosa faceva davvero in F1: “Ero un fixer”

Per molti anni, Gino Rosato è stato uno dei protagonisti meno visibili ma più influenti all'interno della scuderia Ferrari in Formula 1. Arrivato a Maranello negli anni '90, ai tempi di Jean Todt, il "faccendiere" canadese di origini abruzzesi ha operato soprattutto lontano dai riflettori, in un ruolo che ha sempre mantenuto un'aura di mistero.
In una rara intervista concessa al podcast Pitstop, oltre due anni dopo il suo, neanche a dirlo misterioso, addio alla Ferrari (avvenuto in contemporanea con l'arrivo del nuovo team principal Frederic Vasseur al posto di Mattia Binotto), Rosato ha finalmente chiarito la natura del suo incarico, definendosi come un vero e proprio "fixer": la persona incaricata di risolvere questioni delicate e gestire le dinamiche interne più complesse, senza mai apparire in pubblico. "Sono stato la figura di riferimento per ogni team principal della Ferrari: da Todt fino a Domenicali, passando per Arrivabene e Binotto", ha raccontato.
Il ruolo di fixer ("risolutore" in italiano) si traduceva nel gestire incarichi scomodi e situazioni complicate: "Mi occupavo di tutto ciò che non si poteva spiegare apertamente, ma che era fondamentale per far funzionare il team". "In sostanza mi affidavano i lavori sporchi, quelli che non si possono spiegare, ma che qualcuno deve fare" ha quindi aggiunto. Nello specifico Rosato ascoltava, dialogava con tutti e teneva le orecchie ben aperte su ogni problematica, che fosse politica interna, rapporti con i piloti o relazioni con gli sponsor. Secondo lui, questa figura non è un'eccezione: "Ogni squadra di Formula 1 ha qualcuno come me. È un mondo fatto di grandi capitali ed egocentrismi, dove serve una persona che sappia destreggiarsi in mezzo a tutto questo".

Nonostante la riservatezza, Rosato ha ammesso di aver supportato diversi piloti, sviluppando un rapporto di amicizia solido con Kimi Raikkonen, tuttora vivo. Tra i nomi più significativi, ha citato anche Charles Leclerc, sul quale ha avuto un ruolo importante, senza però entrare nei dettagli. "Spero un giorno di sentire dallo stesso Charles l'effetto che il mio aiuto ha avuto sulla sua carriera" ha detto glissando sull'argomento. Il suo lavoro si basava su un mix di fiducia, intuito e capacità di interpretare il contesto, sempre con l'obiettivo di tutelare la squadra e il suo mito.
Nonostante fosse una presenza nota nel paddock, la sua posizione nell'organigramma Ferrari è sempre stata poco definita e avvolta nel riserbo. L'uscita di scena di Rosato all'inizio del 2023 è stata una conseguenza del cambiamento in atto con l'arrivo di Fred Vasseur come team principal, che ha scelto di puntare su figure più tecniche e con ruoli specifici, ridimensionando il peso di ruoli trasversali, come confermato dallo stesso manager francese.
Nel podcast l'italo-canadese ha anche espresso le sue opinioni sul presente e sul passato della Ferrari. Ha definito un errore strategico la decisione di allontanare Stefano Domenicali, considerandolo "l'ultimo vero capitano della Rossa", un leader capace di mantenere equilibrio e continuità, a differenza dei suoi successori. "Domenicali era un punto di riferimento stabile, simile a Christian Horner per la Red Bull, e lo avrei tenuto alla guida per molti anni" ha infatti chiosato sul tema.
Sul nuovo corso sotto la guida di Vasseur, Rosato è cauto ma ottimista: "Fred conosce bene il mondo delle corse e sembra che la Ferrari stia ricostruendo un percorso solido. Anche con Binotto si stava andando nella giusta direzione, ma i continui cambi hanno generato confusione. Serve continuità: lasciate Vasseur al timone per almeno cinque o sei stagioni. E poi, il fatto che conosca Hamilton è un valore aggiunto".

Infine, ha suggerito un assetto organizzativo più definito: "Vasseur dovrebbe occuparsi della gestione sportiva, affiancato da un responsabile dedicato alla Formula 1, entrambi sotto la supervisione di John Elkann". Con queste dichiarazioni, Gino Rosato illumina un aspetto poco noto ma cruciale della Ferrari in Formula 1, confermandosi come una figura chiave nel successo e nelle difficoltà della squadra più iconica del motorsport.