George Russell: “Mio padre mi mentiva sui tempi che facevo sui kart. L’ho scoperto dopo cinque anni”

Dopo che la telenovela della Formula 1 di questa estate – ovvero il chiacchieratissimo passaggio di Max Verstappen dalla Red Bull alla Mercedes – è sfumato, con la permanenza del quattro volte campione del mondo nella scuderia che ha appena fatto fuori il team principal Christian Horner, c'è stata la conseguenza a cascata della conferma di George Russell da parte del team tedesco assieme al nostro Kimi Antonelli. "Avremo presto l'annuncio del rinnovo di George, sono sempre stato molto chiaro con lui: al 90% sarebbe rimasto con noi, ma avevo bisogno di parlare anche con Verstappen. Ora la situazione è chiarita e tutto può tornare alla normalità", ha detto al riguardo il boss della Mercedes Toto Wolff.
Il rapporto tra George Russell e il padre Steve: a 17 anni gli chiese di fare solo il genitore
Russell e Verstappen hanno in comune non solo la velocità in pista, ma anche la presenza molto importante dei rispettivi padri nelle loro vite di piloti. Con una differenza tuttavia sostanziale: a differenza di Max, il cui padre Jos è stato fortemente coinvolto nella sua carriera agonistica, George ha preso la decisione di ridefinire il suo rapporto con papà Steve quando è entrato in Mercedes. Suo padre aveva avuto un ruolo fondamentale all'inizio della sua carriera, anche dal punto di vista finanziario, ma quando George firmò con la Mercedes a 17 anni, chiese a Steve di farsi da parte e di sostenerlo solo come genitore.

Riflettendo sull'impatto che suo padre ha avuto sulla sua carriera, parlando al podcast ‘Untapped', Russell ha raccontato proprio questo passaggio decisivo della sua vita: "In quel momento gli ho detto che volevo che lui fosse lì come mio padre e niente di più. Ecco perché quando i miei genitori vengono alle corse non stanno lì davanti alla televisione. Stanno per conto loro, non vogliono essere al centro dell'attenzione, avere visibilità o essere intervistati: vogliono solo essere lì come i miei genitori".
La ‘truffa' di papà Steve: "Quando facevamo kart, i miei tempi sul giro erano lenti…"
Il 27enne pilota britannico ha spiegato che le cose tra lui e suo padre ora sono "molto migliorate", svelando la durezza dei metodi usati nei suoi confronti quando era un adolescente. Tra questi anche un ‘imbroglio' che George avrebbe scoperto solo anni dopo: "Mio padre era così duro con me. Ho sempre pensato di non essere abbastanza bravo per lui. Quando facevamo kart, non esisteva una vera analisi dei dati, non avevamo nemmeno i tempi sul giro nei giorni di prove, era mio padre con il cronometro. E dopo circa cinque anni ho scoperto che mi cronometrava sempre in ritardo, quindi i miei tempi sul giro sembravano più lenti della realtà. Lo faceva sempre per evitare che mi montassi troppo la testa o mi sentissi troppo sicuro di me, e questa è stata una lezione incredibile e importante per me".