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Fuligni racconta l’incidente in cui è morto Borja Gomez, le rivelazioni sono inquietanti: “Era evitabile”

Filippo Fuligni, primo a soccorrerlo in pista, racconta l’incidente mortale di Borja Gomez a Magny-Cours: assenza di bandiere, commissari inerti, soccorsi in ritardo. Un quadro agghiacciante e un’accusa pesante alla gestione Dorna-FIM.
A cura di Michele Mazzeo
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Borja Gomez non doveva morire. Il giovane pilota spagnolo è rimasto vittima di un incidente evitabile durante una sessione di test del FIM JuniorGP a Magny-Cours, trasformando una normale giornata di pista in una tragedia annunciata. A denunciarlo è Filippo Fuligni, coinvolto direttamente nello schianto in cui Gomez ha perso la vita.

A distanza di un mese, le sue parole ricostruiscono un contesto drammatico fatto di assenza di commissari, mancanza di bandiere di segnalazione e soccorso medico in ritardo. Il tutto in un evento promosso da Dorna e FIM, che però ora tentano di sfilarsi da ogni responsabilità.

"Borja è morto per negligenza"

Fuligni ha raccontato l'accaduto a Yellow Flag Talks, sito specializzato in sicurezza motoristica. La dinamica è chiara: un'altra moto perde del liquido in pista, nessun commissario interviene. Borja cade, si rialza, cerca di recuperare la sua moto. Ma un'altra moto lo colpisce in pieno: l'impatto è fatale. "È una cosa estremamente grave. Tutto quello che è successo era assolutamente evitabile", ha dichiarato Fuligni.

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Nessuna bandiera, nessun allarme, solo silenzio

La descrizione dei fatti è agghiacciante: "Uscendo dalla Adelaide (curva 5, ndr), la moto di Garcia ha perso acqua. Due piloti hanno rischiato di cadere, poi Borja ha perso l'anteriore in frenata", spiega Fuligni. "Non c'erano bandiere o luci di avvertimento. Solo un commissario, fermo. Dopo 22 secondi, Santos è caduto. E la sua moto ha colpito Borja da dietro".

In pista nessuno interviene, e Gomez resta solo. Fuligni arriva poco dopo, cade anche lui a causa dello stesso liquido. Quando si rialza, vede il corpo di Borja: "Aveva gli occhi aperti, ma senza vita. Ho cercato un polso, un respiro. Forse c'era ancora una possibilità. Ma i soccorsi sono arrivati dopo 7-10 minuti. Troppo tardi". Il racconto continua e si fa sempre più inquietante: "Se non mi fossi sbracciato per dire a tutti di stare lontani dalla traiettoria ideale, sarebbero caduti altri piloti. Quando sono sfilati tutti sono sceso dalle gomme, ho visto tre moto per terra e Santos che era in piedi, ma non vedevo il terzo pilota. Mentre tornavo verso la mia moto mi è caduto l'occhio sul corpo di Borja, fermo immobile. Sono rimasto bloccato qualche secondo perché era un'immagine molto forte. Sono corso a cercare aiuto, ma da parte del personale non ho visto alcuna premura di andare a soccorrere Borja, così mi sono tolto casco e guanti e sono tornato io stesso da lui. Gli ho slacciato leggermente la tuta perché, non essendo un soccorritore, non potevo toccarlo. Aveva gli occhi aperti, ma spenti nel vuoto, così ho cercato di capire con le dita sul collo se avesse battito cardiaco e con la mano sul petto se respirasse ancora. In quel momento ho sentito qualcosa di vitale, non so se fosse una reazione negli ultimi istanti di vita o se fosse possibile rianimarlo. So solo che se anche ci fosse stata una minima chance di rianimarlo, col ritardo dei soccorsi la si è persa".

Dorna e FIM si sfilano: "Non erano prove ufficiali"

Dorna e FIM si difendono sostenendo che la giornata di test era sotto la responsabilità del circuito. Ma quel giovedì era pubblicato sul sito ufficiale del JuniorGP, e c'era personale Dorna già presente in pista. "Ho detto la stessa cosa alla polizia: tutto era evitabile. In quel tratto c'era solo un giovane commissario, e non ha fatto nulla".

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Sicurezza sotto accusa: un evento "anni '70 nel 2025"

Il paragone più crudo arriva da Chas Mortimer, leggenda del motociclismo presente quel giorno a Magny-Cours: "Quel giovedì è stata un'organizzazione in stile anni '70 nel 2025". La denuncia di Fuligni però non si limita a quel singolo episodio. Anche nei giorni seguenti, racconta, le falle sono rimaste evidenti: "Venerdì ho visto due cadute in curva 14. I commissari si guardavano, senza fare nulla. I piloti hanno fatto tutto da soli".

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Una tragedia senza giustificazioni

La questione economica non regge: la giornata di test costava 300 euro a pilota, con oltre 120 piloti iscritti in quattro categorie. "Mi stai dicendo che non c'era budget per tre ambulanze?", si chiede Fuligni. Dorna, intanto, ha imposto a chi non voleva gareggiare di non smontare il box fino a domenica, pena sanzioni. "La squadra di Borja è rimasta lì fino alla fine, devastata. Non credo sia giusto". Con l'arrivo di Liberty Media alla guida di Dorna, molti attendono risposte. Ma una certezza c'è già: Borja Gomez è morto in pista per colpe altrui. E ora serve un cambio radicale.

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