Andrea De Adamich e l’incidente che stroncò la sua carriera da pilota: “Sentii le gambe rompersi”

Andrea de Adamich ci ha lasciati nella giornata di mercoledì 5 novembre, all'età di 84 anni. Straordinario narratore del mondo dei motori in ogni sua forma e dimensione. Dal momento del suo ritiro dalle corse si dedicò a spiegare e raccontare tutto ciò che si celava dietro ad un pilota o ad una gara, raccogliendo le storie di vita dei protagonisti e regalandole al suo pubblico, in trasmissioni TV e in articoli che hanno fatto epoca. Ma Andrea De Admich prima di tutto questo era stato anche uno stimato pilota, iniziando a vincere in Formula 3 fino ad approdare in Formula 1 dove corse 34 GP, al volante – tra le altre – di Braham, McLaren e Ferrari. Fino al 14 luglio 1973 quando un terribile a Silverstone incidente mise fine alla sua carriera: "Non persi mai conoscenza" dirà anni più avanti rivivendo quel dramma, "fu l'inferno: sentii entrambe le gambe cedere e capii".
Cosa accadde a Silverstone 1973: de Adamich miracolosamente l'unico ferito grave
L'incidente che coinvolse una decina di vetture, avvenne poco dopo il via del Gran Premio di Gran Bretagna del 14 luglio 1973 a Silverstone ed è ancor oggi ricordato come uno dei momenti più terrificanti impatti della Formula 1 degli anni '70. Coinvolse 9 monoposto in un maxi disastro che bloccò la pista per oltre un'ora, per permettere l'intervento dei soccorritori. Nonostante il caos pazzesco creatosi in pista non ci furono vittime e miracolosamente, tra i tanti piloti coinvolti nel terrificante impatto, fu il solo Andrea de Adamich a riportare ferite gravi, che alla fine lo costrinsero a chiudere anticipatamente la propria carriera sportiva. Subì fratture alla caviglia e al ginocchio destro, più un taglio profondo ai muscoli della gamba causato da un tubo del telaio della sua Brabham BT42, in cui rimase intrappolato per quasi un'ora prima di venire estratto con estrema difficoltà dai commissari di pista.
L'incidente fu causato dal rookie sudafricano, un giovanissimo Jody Scheckter al suo debutto iridato con la McLaren M23. Al termine del primo giro, mentre era in quarta posizione dietro a Ronnie Peterson, Jackie Stewart e Denny Hulme, Scheckter perse il controllo della propria monoposto e uscì largo dalla veloce curva Woodcote a oltre 200 km/h. La sua monoposto sbandò sull'erba umida, rimbalzò contro il muro dei box e poi tornò incredibilmente in pista come un proiettile impazzito, fermandosi di traverso e bloccando la traiettoria alle altre auto che stavano giungendo a tutta velocità e che non ebbero scampo.
L'incidente del 1973 che cambiò per sempre il circuito di Silverstone
Peter Revson (Shadow) colpì il retro della McLaren di Scheckter, poco prima del sopraggiungere di Jean-Pierre Beltoise (BRM), Mike Hailwood, Carlos Pace e Jochen Mass (tutti Surtees) che crearono il privo groviglio di vetture in mezzo alla pista di Silverstone, cui si aggiunsero ben presto Graham Hill (Shadow) e Roger Williamson (March). De Adamich, alla guida della Brabham privata di Bernie Ecclestone, urtò prima la BRM di Beltoise e poi si schiantò contro il guardrail esterno a oltre 160 chilometri orari. Quell'incidente cambiò per sempre la storia del circuito di Silverstone: fu l'ultima gara sul layout originale, e nel 1975 fu aggiunta una chicane a Woodcote per rallentare la zona dove era avvenuto l'impatto.
Il racconto di de Adamich: "Non persi mai conoscenza, sentii le mie gambe cedere"
Durante quel drammatico episodio, Andrea de Adamich fu sempre cosciente e si accorse di ogni istante. "Ricordo tutto, purtroppo" dirà in una serie di interviste sull'impatto di Silverstone 1973. "Non ho mai perso conoscenza… Fu un caos infernale: auto che volavano da tutte le parti, fumo ovunque. La mia Brabham si schiantò contro il guardrail, e sentii le gambe cedere. Rimasi lì, intrappolato, mi ruppi tutte e due le gambe. Fu dura, dovetti stare a letto per settimane col gesso, ma imparai ad accettarlo". De Adamich fu trasportato in Italia per l'operazione, rifiutando i medici inglesi, venendo salvato dal proprietario della Braham per cui correva, Ecclestone: "Bernie mi salvò letteralmente la vita" ha sempre ammesso de Adamich. "In quell'occasione si comportò come un fratello, mi diede il suo aereo personale e mi fece arrivare in Italia per l'operazione, non lo dimenticherò mai".
L'incidente di Silverstone e la fine dell'amicizia con Scheckter: "Non ci parlammo mai più"
Quel drammatico episodio non solo cambiò per sempre la vita professionale di de Adamich ma anche i rapporti interpersonali: De Adamich e Scheckter erano amici prima di quel Gran Premio, condividevano il box Brabham/Surtees durante le qualifiche e dopo quanto accaduto non si parlarono mai più. Un'amarezza che lo stesso de Adamich si portò dietro per anni e di cui parlò recentemente in una intervista del 2022: "Prima di quell’incidente eravamo amici. Ma da allora, né lui né io abbiamo mai più avuto il coraggio di contattarci. Non so se si senta ancora in colpa". Un rapporto infranto che anche Scheckter, ammise recentemente: "Andrea fu l'unico ferito, ma io non lo seppi subito. Ci siamo incrociati in pista dopo, ma non abbiamo mai fatto pace. Prima andavamo d'accordo, ma quel giorno cambiò tutto".
L'eredità di de Adamich: l'incidente di Silverstone e la fondazione per la sicurezza stradale
Da quel giorno, la vita di Andrea de Adamich non fu più la stessa. Le corse le guardò sotto un'altra veste quella del commentatore e cronista, con la passione e l'amore di chi vi aveva dedicato però gran parte della sua gioventù e dei suoi sogni. Ma nemmeno l'episodio così duro subito a Silverstone ne scalfisse la bontà d'animo, anzi: De Adamich trasformò quel trauma in una straordinaria eredità positiva che ha offerto a tutti, "sdebitandosi" con la sorte che, malgrado tutto, lo aveva risparmiato: fondò il Centro Internazionale Guida Sicura a Varano de' Melegari (1991), promuovendo la sicurezza stradale.