L’UCI dice no ai chetoni nel ciclismo, l’esperto: “Possono aiutare, ma è sbagliato parlare di doping”

L'occasione per parlare o meno di doping nel mondo del ciclismo arriva sulla scia dell'ultimo comunicato ufficiale emesso dall'UCI, l'Unione Ciclistica Internazionale, sull'utilizzo dei chetoni da parte dei corridori prima e dopo le gare.
Il massimo organismo di ciclismo "non vede alcun motivo per utilizzarli", sostenendolo in una nota dopo che se ne fa oramai uso costante tra i professionismi da quasi 10 anni. Ma non ne vieta l'utilizzo, tanto che molti professionisti continuano ad assumerli. Perché? Lo abbiamo chiesto al dottor Stefano Bianchi, Medico chirurgo specializzato in Medicina dello Sport, che ha fatto ulteriore chiarezza di fronte ai soliti sospetti e sottintese illazioni su eventuali pratiche scorrette nel ciclismo: "Di certo possono aiutare in discipline di endurance come il ciclismo o la corsa, ma di sicuro non migliorano le prestazioni. Sbaglia chi pensa sia doping, anche se un uso errato può provocare effetti nocivi".

Dottore, innanzitutto che cosa sono e a cosa servono i chetoni?
Sono delle molecole che fanno parte di un percorso biochimico e che il nostro organismo mette in moto quando c'è una mancanza di zuccheri nel sangue. Per cui, se viene a mancare questo prodotto, questo alimento che viene utilizzata per la sopravvivenza delle cellule, la natura ha messo in moto un meccanismo tale per cui vengono prodotte delle sostanze alternative che sono utilizzabili al posto del dello zucchero e queste sostanze alternative sono i chetoni.
E cosa succede?
Praticamente vengono mobilizzati gli acidi grassi che tutti noi abbiamo nei tessuti di stoccaggio. Vengono mobilizzati e vengono bruciati questi acidi e viene utilizzato l'acido grasso come fonte energetica in sostituzione dello zucchero. E poi il prodotto di scarto, chiamiamolo così per capirci, che viene fuori da questo bruciare ha una sua utilità perché esso stesso può essere fonte di energia, e questi sono i chetoni.
La domanda sorge spontanea: i chetoni nello sport aiutano a vincere?
Mah, secondo il mio parere no. È un po' lo stesso discorso che possiamo fare per le maltodestrine, per altri tipi d'integratori. Non fanno vincere, ma possono essere d'aiuto ad un atleta, magari in crisi: possono rendere una prestazione fisica senza un calo che ci sarebbe se non fossero utilizzati. Faccio un esempio banalissimo per far comprendere il tema a tutti: se vuoi vincere una maratone è chiaro che non la vincerai se mangi una fetta biscottata. Devi mangiarci anche, non so, 150 grammi di riso. Ma se la domanda è "Il riso fa vincere la maratona?" Ovviamente la risposta è no, non lo fa vincere. Però è chiaro che se uno vuole andare a fare la maratona davanti a chi assume una sola fetta biscottata, allora in quel caso lì il riso può fartelo vincere.

Però, appunto perché già prodotto dal nostro corpo, integrarlo può essere eventualmente nocivo?
Rispetto ad altri prodotti, i chetoni possono essere un po' nocivi, anche se non nocivi in termini esagerati, perché quando ne hai troppi in giro, sono comunque sostanze acide. Tendono ad acidificare un po' l'organismo e può capitare di accusare una sensazione di nausea, un po' di malessere. Ma non nuocciono alla salute in senso grave, non stiamo parlando di reali rischi per la salute come possono portare, per esempio, l'utilizzo dell'eritropoietina o di anabolizzanti.
A proposito di questo, è corretto dire che non si può né si deve parlare di doping, come alcuni affermano?
Esattamente, l'integrazione di chetoni non dà un qualcosa in più rispetto alla prestazione, anche perché è una sostanza endogena, cioè è una sostanza che il nostro corpo produce. E' un prodotto che viene già utilizzato di scorta dall'organismo quando è un po' in crisi, per cui lo produciamo noi. Quindi parlare di doping quando già il tuo organismo lo produce, insomma, si fa un po' fatica da questo punto di vista. Per me non è assolutamente doping, anche perché non altera alcuna prestazione.
L'UCI non a caso lo ha sconsigliato, non inserendolo tra pratiche e sostanze proibite.
Giusto, perché non fa male alla salute, alla fine è semplicemente inutile ai fini dell'aumento della prestazione: chi pensa diversamente sbaglia.

Il primo utilizzo nel ciclismo risale al 2016: aver impiegato 8-9 anni per cambiare idea sui chetoni, rispecchia tempistiche corrette?
E' chiaro che gli studi medici necessitano sempre di molto tempo. Questo periodo, forse è stato un po' eccessivo rispetto alla media. Ma è chiaro che a volte subentrano anche altri interessi, soprattutto commerciali: quindi probabilmente nell'insicurezza può darsi ci sia stato un allungamento dei tempi prima di emettere questo comunicato così preciso e categorico.
Ma al di là del ciclismo, l'eventuale integrazione di chetoni in altre discipline, come la vedrebbe?
Mah, ancora più inutile. Questa caratteristica capita soprattutto negli sport di endurance, in cui hai una prestazione molto prolungata del tempo, per cui puoi arrivare a un punto in cui ti manca l'energia. Come appunto il ciclismo, o le gare di fondo e mezzofondo. Molto più complicato pensare possa aiutare in una prestazione che dura un'ora e mezza, come una partita di basket o come una partita di calcio, in cui se te fai un minimo di alimentazione corretta, non hai un calo energetico perché proprio la prestazione ha una durata limitata nel tempo.
Quindi il messaggio finale, dottore, è che se ne può fare uso, ma sempre in maniera limitata e attenta?
Esatto, il messaggio non deve essere "non si devono utilizzare". Quindi senza demonizzarli, dicendo semplicemente che "fanno male". Purtroppo, spesso su questi argomenti si seguono le "mode" del momento. Ma è sbagliato anche esaltare l'integrazione dei chetoni, sostenendo che è un prodotto che ti può cambiare la vita sportiva: questo assolutamente no.