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Giro d'Italia 2025

Imboscata ai ciclisti del Giro a Napoli, spunta un uomo con un cavo: è una protesta contro Israele

Il tentativo di sabotare la Corsa Rosa si verifica a 3 km dal traguardo sul Lungomare di Napoli. Un uomo e una donna cercano di frenare bruscamente i ciclisti. La testimonianza di van der Hoorne: “All’improvviso mi si è parato davanti qualcuno con un nastro e chissà cos’altro aveva in mano”.
A cura di Maurizio De Santis
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Il tentativo di sabotaggio per fortuna non è riuscito ma al Giro d'Italia, quando mancavano una manciata di chilometri (circa tre) all'arrivo sul traguardo di Napoli, s'è rischiata l'ennesima, rovinosa caduta della sesta tappa, che in precedenza (a 7o km dall'arrivo) aveva visto una trentina di ciclisti carambolare sull'asfalto. Due persone hanno invaso la carreggiata al passaggio dei ciclisti e hanno provato a fermarli. Follia? No. Si è trattata di una protesta plateale, organizzata e mirata perché l'obiettivo era fare qualcosa di clamoroso per contestare la partecipazione della Israel Premier Tech alla Corsa Rosa.

Il motivo? All'insegna dello slogan "Fuori Israele dal Giro d’Italia" il tam tam della mobilitazione ha inteso esprimere forte biasimo nei confronti dello Stato mediorientale, per il genocidio di Gaza e del popolo palestinese, e innescato la reazione degli attivisti disseminati lungo il tracciato.

Chi sono le persone che hanno ostacolato i ciclisti: attivisti anti israeliani

Ai ciclisti è stata tesa una sorta di trappola e chi l'ha congegnata ha cercato di farla scattare – per fortuna, senza conseguenze deleterie né pericoli per i concorrenti intercettati – appena è sbucata la loro sagoma in quel tratto. Una scena pazzesca, incredibile, surreale eppure vera: anche l'imboscata entra nel corredo accessorio di un tragitto, il più lungo della Corsa Rosa, di 226 km iniziato a Potenza e terminato sul Lungomare del capoluogo campano. In città sono stati anche esposti striscioni con la scritta "Sionisti non benvenuti" e urlate frasi come frasi come "Napoli ripudia la guerra" o ancora "non possiamo restare inermi mentre ogni giorno in Palestina vengono ammazzate centinaia di persone".

L'uomo indossa un giubbotto giallo e un jeans di colore scuro. La donna è vestita con abbigliamento scuro. Entrambi sono sistemati nei pressi di un distributore di benzina. Si nascondono dietro la colonnina e il gabbiotto della piccola stazione di rifornimento. Saltano fuori all'improvviso e si lanciano in strada. Uno di loro brandisce un nastro biancorosso, di quelli che si usano per le segnalazioni e determinare i perimetri delle aree invalicabili. Lo trascina dietro di sé, portandolo addosso al primo ciclista a portata di mano.

Cercano di stoppare i ciclisti a 3 km dal traguardo

Il tentativo di frenarli bruscamente va a vuoto, quella striscia si strappa e cede. Si vede anche una pompa di colore nero finire sull'asfalto: i due manifestanti avevano pensato di servirsi anche di quella suppellettile pur di realizzare il piano. Quanto alla donna, alcuni video amatoriali la mostrano intenta a urlare qualcosa, mentre srotola quel sembra uno striscione. In realtà è una kefiah, un copricapo tradizionale della cultura araba e divenuto simbolo dell'identità palestinese mutuato da una determinata frangia di attivisti che in Occidente solidarizzano con quel popolo all'interno dei conflitti arabo-israeliani.

La testimonianza di van der Hoorn: "Uno di loro aveva un nastro e chissà cos'altro"

Taco van der Hoorn è il ciclista dell'Intermarché-Wanty coinvolto in quell'incidente avvenuto quando la tappa era alle battute conclusive. La sua testimonianza aiuta a capire cosa è successo in quei momenti di sgomento e di paura.

"A tre chilometri dal traguardo, i manifestanti sono sbucati sulla strada. All'improvviso mi si è parato davanti qualcuno con un nastro e chissà cos'altro aveva in mano…". L'olandese è riuscito a non farsi prendere dal panico. "Sono rimasto completamente immobile. Ho oltrepassato quella striscia ma mi sono fermato perché bloccavano la strada… questo ha sicuramente avuto un impatto su quella porzione di corsa. È stato triste che sia finita così. Ero completamente bloccato, ho dovuto frenare e questo ha fatto la differenza di circa dieci secondi".

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