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Il Tour a Tel Aviv, l’ultima provocazione di Israele al ciclismo: “Abbiamo già portato qui il Giro”

Anche di fronte alle efferate proteste violente dei ProPal nel corso delle gare di ciclismo, Israele ha deciso di non arretrare di un passo nel suo progetto sportivo: “Dopo aver ospitato la partenza del Giro, è possibile tutto. Non smettiamo di sognare l’UCI e l’Uec ci daranno credito”
A cura di Alessio Pediglieri
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Si sono appena chetate le acque agitate dalle proteste ProPal in giro per le strade d'Europa e non solo, sfociate in un crescendo di violenze a seguito delle gare ciclistiche del World Tour che Israele è ritornato subito alla carica, squarciando ancora una volta il silenzio con una clamorosa dichiarazione d'intenti: la conferma di voler ospitare nel prossimo futuro la Grand Depart, cioè la partenza di un Tour de France, la più conosciuta e prestigiosa gara a livello internazionale. A confermarlo, la direttrice della Federazione ciclistica del Paese, Dafna Lang all'Equipe: "Non smetteremo mai di sognare. Abbiamo già portato qui il Giro d’Italia, tutto è possibile".

I ProPal contro la Israel Premier Tech: le proteste nel ciclismo, cos'è successo

Solamente un paio di mesi fa, le cronache ciclistiche erano pervase da notizie riguardanti le proteste dei manifestanti ProPal contro Israele. Una diffusione a macchia d'olio, iniziata in sordina, con alcuni momenti estemporanei e sporadici per poi riversare tutta la propria rabbia e violenza sulle strade della Vuelta in Spagna, mettendo a rischio l'incolumità dei ciclisti presenti. Occasione, la presenza della Israel Premier Tech, squadra di base a Tel Aviv e di proprietà del sionista dichiarato Sylvan Adams. Obiettivo? Estromettere il Team dal ciclismo, visto come l'apice dello sportswashing dai precisi connotati politici. Alla fine, la missione è stata – in parte – portata a termine: la squadra ha dovuto cancellare nome e scritte, utilizzare un acronimo, rinunciare all'iscrizione ad alcune gare clou, come il Lombardia per evitare ulteriori problemi.

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Le dichiarazioni della Federciclismo israeliana: "L'UCI e l'Uec ci daranno credito, si fidano di noi"

Eppure, Israele, inteso in questo caso come Federazione Ciclistica, non sembra aver subito alcun contraccolpo, anzi. Di fronte alle difficoltà e alle problematiche evidenti su scala internazionale che coinvolgono lo sport in affari geopolitici e militari, ha rilanciato più forte la propria sfida. Dalle pagine de L'Equipe, la massima autorità ciclistica nazionale, Dafna Lang è stata chiara sui propositi prossimi e futuri nel mondo del ciclismo: "Non posso dire se ci candideremo o se organizzeremo la partenza, ma non smettiamo mai di sognare" ha sottolineato la direttrice della Federazione nazionale israeliana. "Siamo persone ottimiste, e se persino Donald Trump è potuto venire qui, potete fidarvi di noi. Ciò significa che sappiamo come fare: l'Unione Europea di Ciclismo e l'UCI ci daranno credito, perché ci conoscono e se dirò loro: ‘la sicurezza è garantita, andrà tutto bene’, si fideranno".

Dafna Lang: "Dopo aver portato qui già la partenza del Giro d'Italia, tutto è possibile"

Un'ipotesi che appare più che una semplice speranza, visto che Dafna Lang è stata più che chiara sulla decisione di non abbandonare il ciclismo, rilanciando la propria presenza anche dopo i problemi sorti. Anzi, rilanciando aumentandola se possibile: "Questo obiettivo" ha continuato dalle pagine del quotidiano francese, "è molto importante per i nostri corridori, per il nostro sviluppo e per le nostre relazioni con le altre nazioni. Non posso parlare a nome di Sylvan Adams, ma credo che una volta raggiunta una pace stabile realizzeremo molti progetti di altissimo livello, accogliendo il mondo intero. Alla fine, abbiamo già portato qui il Giro d’Italia: tutto è possibile".

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Quando il Giro  partì da Israele: la "Big Start Israel" da 30 milioni di euro

Dafna Lang si riferisce ad un precedente preciso, ad oggi clamoroso ma a suo tempo lontanissimo da questioni extrasportive: il Giro d’Italia 2018 che fu la prima e unica edizione, ad oggi, nella storia della corsa ad essere partita fuori dall’Europa con le prime tre tappe corse in territorio israeliano. Un'idea che nacque proprio da Sylvan Adams, miliardario canadese-israeliano e grande appassionato di ciclismo oggi patron della Israel Premier Tech, che finanziò e promosse il progetto. Il Governo israeliano e il Ministero del Turismo parteciparono al finanziamento facendosi carico di una organizzazione che costò circa 30 milioni di euro, gran parte coperta da sponsor israeliani e istituzioni pubbliche. Per quella che ancora oggi è ricordata come l'edizione della "Big Start Israel". E che Israele adesso è pronto a ripetere in più larga scala, con il Tour de France.

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