Gli effetti impressionanti dell’Epo, Bjarne Riis sull’Hautacam a 480 watt: “Ero fatto fino al midollo”

Vent'anni dopo anche Bjarne Riis conferma che nel ciclismo a cavallo degli anni 90 e dei primi del Duemila, il vero – e unico protagonista – era il doping. Il campione danese, i cui titoli poi vennero macchiati per utilizzo di sostanze vietate, è tornato a parlare di un'epoca oramai contrassegnata per sempre come il Medioevo del ciclismo professionistico, rivivendo la mitica impresa che riuscì a compiere nel Tour de France 1996, quando scalò l'Hautacam in quella che oggi è ancora considerata la scalata più veloce di sempre nella storia del ciclismo: "Ero strafatto di Epo, fino al midollo. Ma non me ne vergogno, a quei tempi si face così".
Non è una novità né una eclatante verità perché da tempo anche Bjarne Riis è finito nella spirale dell'antidoping che lo ha visto pedalare più forte dei suoi avversari, ma in modo illecito: utilizzando in modo smodato e sistematico l'Epo. Motivo per il quale, a fronte di esami e valutazioni anche successive, corroborate da ammissioni dirette ed indirette, arrivarono conferme di pratiche scorrette. Che però non portarono come per Lance Armstrong, alcuna revoca dei titoli: Riis ammise il tutto nel 2007 e poi si disse disposto a restituire anche la maglia gialla del Tour 1996, sporcata dal doping ma l'UCI rifiutò, essendo il reato contestato passato in prescrizione.
Ciò non toglie che quella edizione della Grande Boucle ha tolto di fatto un ulteriore successo a Miguel Indurain che crollò miseramente nel confronto con il danese sulle pendenze tremende dell'Hautacam, una salita che decretò il successo di Riis che senza apparente fatica, riuscì nell'impressionante cavalcata che lo tinse di giallo: "Ero completamente dopato e sapevo perfettamente quello che facevo" ha ribadito ancora una volta l'ex fenomeno danese, ad un convegno sul ciclismo. "Ero strafatto fino al midollo, ma non ho rimpianti perché faceva parte di quel periodo e di un sistema che tutti noi avevamo accettato silenziosamente".
Una vittoria che destò subito sospetti e sulla quale Riis tornò – ammettendo le proprie colpe – già nel 2007 ma che ancora oggi è per tutti la scalata più prepotente della storia del ciclismo. "Monsieur 60%" – nomignolo datogli proprio per il valore altissimo di ematocrito – riuscì a percorrere i 17,3 km con una pendenza media al 6,8% e dislivello di 1.170 metri in soli 34’40”, esprimendo una potenza inimmaginabile da raggiungere anche per Pogacar e compagni, per una media di 480 watt. Una potenza impressionante, mai più raggiunta da nessuno più avanti, soprattutto per l'abbassamento del valorte dell'ematocrito e per la più ferrea lotta al doping.