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Zaniolo vuole tornare in Serie A dopo l’esperienza all’estero: “C’è solo una squadra improponibile”

Dopo aver vestito le maglie di Galatasaray e Aston Villa per Zaniolo è giunto il momento del rientro in Italia: “Rivoglio la Serie A. Milan? Chi lo sa… Ho chiesto al mio agente di informarmi solo se c’è qualcosa di realmente concreto”
A cura di Ada Cotugno
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Nicolò Zaniolo sente forte il richiamo dell'Italia. L'esperienza al Galatasaray e l'ultima stagione all'Aston Villa non gli hanno regalato particolari soddisfazioni e la Serie A continua a essere una tentazione troppo forte. In Premier League è diventato ormai un panchinaro e il suo grande sogno è quello di tornare dove tutto è cominciato per riprendere il filo della sua carriera.

Al Corriere dello Sport ha rivelato quali sono i suoi piani futuri: "Rivoglio la Serie A. L'Italia mi manca molto: la famiglia, gli amici, mio figlio… Adesso però tocca ai club definire il mio futuro, il cartellino è di proprietà del Galatasaray. Intanto voglio esprimere la mia gratitudine per Monchi che ha scommesso ancora su di me dopo avermi portato alla Roma a 19 anni".

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C'è la voglia di calcare ancora i campi della Serie A, ma Zaniolo non ha nessuna destinazione in mente in questo momento e aspetterà il mercato per valutare le eventuali proposte: "Milan? Chi lo sa… Ho chiesto al mio agente di informarmi solo se c'è qualcosa di realmente concreto. Sicuramente, per ciò che ha rappresentato per me la Roma e per rispetto verso i tifosi della Lazio, un trasferimento in biancoceleste sarebbe improponibile".

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Poi l'ex giocatore della Roma ha parlato anche delle difficoltà incontrate in Premier League. All'Aston Villa non ha mai trovato tanto spazio e sta facendo piuttosto fatica ad ambientarsi: "All'Aston Villa meriterei più spazio, ma posso dire che Emery è uno degli allenatori più forti, lo metto sul piano di Guardiola, Klopp e Mourinho. Mi sta migliorando sotto ogni aspetto. È un campionato affascinante e stimolante, ci si allena sempre a mille e in campo c'è un'intensità altissima; la gente allo stadio si diverte ma fuori tratta i giocatori con discrezione. Sto giocando meno del previsto, ma credo che un periodo di adattamento in un nuovo Paese sia fisiologico: quando sono arrivato non parlavo neanche l'inglese, è stato difficile ambientarsi anche perché molti compagni sono sposati e ho passato molto tempo da solo".

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