video suggerito
video suggerito

Vingegaard: “Alla Parigi-Nizza nessuno mi controllò, solo alla sera scoprii una commozione cerebrale”

Jonas Vingegaard non ha ancora recuperato al 100% dopo la tremenda caduta alla Parigi-Nizza che gli costò il ritiro dalla gara: faccia a terra sull’asfalto bagnato a metà 5a tappa, poi la risalita in sella e l’arrivo al traguardo in condizioni devastanti: “Avevo sangue sul viso, dal sopracciglio, il labbro spaccato. Andai dal medico di gara ma non mi controllò: solo alla sera capii di aver corso con un trauma cranico”
A cura di Alessio Pediglieri
62 CONDIVISIONI
Immagine

Da quando è caduto lo scorso marzo durante la Parigi-Nizza, per Jonas Vingegaard è iniziato un lunghissimo periodo di riavvicinamento al ciclismo: il campione danese è uscito letteralmente devastato da quell'incidente e non solo nello spirito. Perché la commozione cerebrale che ha subito dopo il tremendo impatto lo ha obbligato a dover recuperare anche fisicamente, senza che gli fosse stata diagnosticata nei tempi e modi opportuni. Oggi, che si è ripreso anche se non ancora al 100%, arriva forte la sua denuncia nel ricordare quanto accaduto in Francia, per una caduta che poteva costargli anche molto di più di quanto ha subito: "Perdevo sangue, avevo il viso coperto ma nessuno si preoccupò di sottopormi ad un controllo per un eventuale trauma cranico".

Vingegaard alla Parigi-Nizza: faccia a terra sull'asfalto poi le vertigini all'arrivo

In quel dannato 13 marzo 2025, Jonas Vingegaard ha rivissuto i terribili momenti che aveva già dovuto affrontare dopo il devastante incidente al Giro dei Paesi Baschi, quando rischiò la vita in curva, finendo in una canale di scolo in cemento a bordo strada. A metà percorso durante la 5a tappa delle otto in programma, il campione danese era stato coinvolto in una brutta caduta dalla quale si era ripreso tornando in sella, visibilmente scosso e contuso: un dolore allucinante al polso destro e il volto coperto dal sangue che gli colava dalle ferite. Ma riuscì comunque ad arrivare al traguardo dove, stravolto, fu colto da mancamenti e vertigini. Solo successivamente, continuando ad avere vuoti e giramenti si accorse che qualcosa non andava: aveva subito un trauma cranico, di cui in gara nessuno si era interessato e solo confermato dagli accertamenti dello staff medico della Visma che lo ritirò dalla corsa.

Vingegaard ricorda la caduta alla Parigi-Nizza: "Non sono ancora al 100 per cento"

Una storia al limite dell'assurdo alla quale a mente fredda Jonas Vingegaard è ritornato a raccontare tra un allenamento e l'altro in Sierra Nevada dove sta preparando il Delfinato e il Tour de France: "Non sono ancora al 100 per cento, ma spero di arrivarci al momento giusto. Non vedo l'ora di sfidare Pogacar, correre e vincere quando c'è lui non ha prezzo", ha evidenziato assaporando la prossima Grande Boucle dove saranno loro due i principali contendenti per vestirsi di giallo.

Immagine

Il dramma di Vingegaard: "Avevo il viso coperto di sangue"

Ma il pensiero principale resta all'incidente della Parigi-Nizza che ne ha condizionato l'intera preparazione: "Dopo la caduta alla Parini-Nizza, come spesso accade in questi casi, ero andato subito dal medico di gara perché avevo del sangue che mi colava sul viso" ha raccontato Vingeaard rivivendo quei durissimi momenti in corsa.

Non si fermò ma soprattutto nessuno decise di fermalo, la denuncia del campione danese che svela i mancati controlli da parte dell'organizzazione: "Che poi sanguinavo molto, era evidente che avevo subito un colpo. Ma non mi hanno mai costretto ad un reale controllo per verificare l'eventuale presenza di una commozione cerebrale ed eventualmente fermarmi. E questo lo trovo un po' strano" ha proseguito Vingegaard. "Se vogliamo proprio essere onesti del tutto avevo sangue sul viso, avevo sangue che colava dal sopracciglio, il labbro spaccato… quindi erano evidenti le conseguenze e ripensandoci, per me è stato davvero strano che non mi abbiano controllato"

Immagine

La denuncia: "Nessuno mi controllò, solo alla sera capii cos'era davvero accaduto"

Il ricordo si trasforma così in denuncia: "Penso che non appena un corridore abbia una ferita a partire da sopra le spalle, il che dimostra che ha battuto contro qualcosa dal collo in su, lo si debba fermare e controllare per una eventuale commozione cerebrale prima di lasciarlo andare in gara di nuovo. Se vedono che hai battuto il viso, questi accertamenti sono a dir poco obbligatori, ma non furono effettuati. Solo alla sera capii cosa fosse davvero accaduto: avevo corso con un trauma cranico".

62 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views