Vidal ha vinto lo scudetto sul divano ma l’Inter gli dovrà aumentare lo stipendio

"Se dovessi combattere in trincea vorrei Vidal accanto a me". È con questa motivazioni che Conte spiegò perché chiese al club di fare il possibile per avere il centrocampista cileno all'Inter. A Torino, quando allenava la Juventus, era stato il suo ‘soldato' più prezioso, uomo di lotta e di governo, capace di affondare il colpo e ripiegare. Si voltava ed era ovunque, abbastanza da meritare il soprannome di ‘todocampista'. In bianconero ha contribuito ai successi di quegli anni ruggenti così come a Monaco di Baviera e a Barcellona per un totale di 12 titoli in 15 stagioni. Almeno fino a quando il fisico lo ha sostenuto. In nerazzurro, invece, qualcosa è andato storto e adesso – anche alla luce della necessità da parte della proprietà di ridimensionare i costi – a 33 anni e con uno stipendio netto che sfiora i 5 milioni si ritrova nella lista dei ‘sacrificabili' in caso di buone offerte per alleggerire il bilancio.
La conquista dello scudetto, il 19° della storia dei nerazzurri e il primo dieci anni dopo il triplete con Mourinho, ha peggiorato le cose rendendo Vidal un ‘peso' più che una risorsa. Il motivo? È nelle clausole del contratto (fino al 2022 con opzione per un altro anno) che prevedono sia il versamento di 1 milione di euro nelle casse del Barcellona quale bonus/obiettivi sia un aumento di ingaggio per il calciatore (fino a 6/6.5 milioni quale premio di rendimento). E anche se l'ex blaugrana è tornato in Italia a costo zero la situazione contingente – peggiorata anche per i mancati introiti a causa della pandemia – spinge la società a tagli dolorosi.

Questione economica e di rendimento al di sotto delle attese. La stagione di Vidal è stata sufficiente ma poco rispetto a quanto lo stesso Conte si attendeva. Errori in alcuni match chiave e nervosismo hanno pesato soprattutto nella fase a gironi di Champions. Il resto lo ha fatto la condizione fisica precaria che lo ha portato all'operazione al ginocchio. L'ultima partita giocata in Serie A risale all'8 marzo scorso: una cinquantina di minuti contro l'Atalanta mentre con Milan, Genoa e Parma aveva fatto da comparsa in scampoli di match. Da allora lo stop e uno scudetto conquistato sul divano, assistendo alla cavalcata trionfale dei compagni di squadra da lontano. Troppo per un guerriero come lui. Troppo per una società che non può permettersi (più) un lusso del genere.