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Tiberio Ancora e gli infortuni del Napoli: “Siamo appena a novembre, è incredibile. Ma la colpa non è di Conte”

Personal trainer ed educatore alimentare, Ancora ha fatto parte dello staff di Conte fino all’estate scorsa. Nell’intervista a Fanpage.it dice cosa pensa su una tematica spinosa quali gli infortuni. “Il Napoli è seguito da uno staff eccellente, di professionisti di valore, che sa sicuramente come si fronteggiano momenti del genere”.
A cura di Maurizio De Santis
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L'infortunio di Anguissa è stata una mazzata per il Napoli, sia per l'importanza del calciatore per gli equilibri tattici sia perché capitato in un momento molto particolare della stagione a causa della crisi che aveva fatto capolino con la batosta di Eindhoven ed è deflagrata con il tonfo a Bologna. Il centrocampista starà fuori due, forse tre mesi saltando una buona fetta di campionato e la seconda parte della fase a girone unico della Champions. Dopo Lukaku e De Bruyne (due pedine chiave nel progetto squadra), fermati a lungo da gravi problemi muscolari (oltre ad acciacchi meno seri ma altrettanto fastidiosi che hanno colpito altri giocatori della rosa nelle settimane scorse), lo stop dell'ex Fulham porta addirittura a 17 il numero degli ‘incidenti' capitati finora. Tanti, troppi in un periodo breve considerato che la stagione è iniziata da tre al massimo quattro mesi al netto delle pause di campionato. "È incredibile quello che si sta verificando anche perché non siamo mica a marzo". Nell'intervista a Fanpage.it, parla dell'argomento Tiberio Ancora, il personal trainer specializzato in allenamento di forza funzionale, educatore alimentare e integrazione per sportivi. Antonio Conte lo aveva voluto con sé nello staff di lavoro che un anno fa portò alla conquista del quarto scudetto poi le strade si sono separate nell'estate scorsa. A chi gli chiede se su questa situazione possa aver influito la metodologia di lavoro molto intensa prediletta dal tecnico risponde in maniera molto secca: "È una sciocchezza. E allora perché l'anno scorso le cose sono andate diversamente? Eppure la tipologia di allenamenti è la stessa".

Cosa sta succedendo e qual è la causa di questa situazione di emergenza totale? 

"Anzitutto, ci tengo a chiarire subito una cosa per non essere frainteso: il Napoli è seguito da uno staff eccellente che sa sicuramente come si fronteggiano momenti del genere. Si tratta di professionisti di valore e di cui avere assoluta fiducia. Quanto a cosa sta succedendo e alle cause, non lavorando più nel club mi è impossibile dare una risposta perché non ho più conoscenza diretta dei fatti".

D'accordo, però, in quanto consulente impegnato da anni nel lavoro che fa parte del corredo accessorio della preparazione di una squadra, come si può spiegare questo fenomeno: è forse colpa dei carichi di lavoro in allenamento?

"Mi scusi il termine, ma ritengo una fesseria questa cosa che in molti dicono. Se è per questo, Conte c'era anche l'anno scorso e i calciatori seguivano i suoi allenamenti anche allora. E abbiamo visto tutti cosa ha fatto il Napoli… E c'è anche un'altra considerazione da fare".

Dica pure.

"Ripeto, parlo solo da esterno e da professionista del settore. E come tale quando sento dire che i muscoli dei calciatori, forse, sono troppo sollecitati la prima riflessione che faccio è: non è che dall'oggi al domani i tuoi muscoli diventano d'argilla. Ma questo vale per tutti, il mio è un discorso generale dettato dall'esperienza accumulata".

Altra opinione abbastanza comune: rispetto all'anno scorso il Napoli gioca anche in Champions e questa concomitanza d'impegni può forse aumentare il rischio di infortuni.

"Mettiamola così: quante partite di campionato sono state giocate? Undici in Serie A, se non sbaglio. E quante in Champions League? Quattro. In totale fanno una quindicina di gare e siamo a metà novembre rispetto a una stagione che è iniziata ufficialmente a fine agosto. Sono passati tre mesi circa, giorno più giorno meno. Se affrontassimo questo ragionamento a marzo, dopo sette mesi, allora sì… sarebbe anche normale parlare di stress fisico e psicologico. Ma adesso è anacronistico".

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Lei ha fatto riferimento all'aspetto mentale. Anche questa è una delle argomentazioni più gettonate: ovvero che l'intensità chiesta dal tecnico e la pressione che c'è dall'esterno prosciugano le risorse mentali della squadra.

"Conosco Antonio da anni, è un allenatore ambizioso che sa bene qual è il percorso migliore da fare per raggiungere determinati traguardi e anche vincere. Se ha scelto di lavorare in un certo modo è perché lo ritiene il sistema migliore per tutti. E aggiungo che oggi, in un calcio che è molto fisico, se vuoi essere un calciatore top deve adeguarti alle sue indicazioni. Devi lavorare con sacrificio e determinazione e sposare la sua causa a 360 gradi".

Caratteristiche fisiche e la storia di un calciatore. In base alla sua esperienza, è possibile prevedere gli infortuni ed eventualmente prevenirli?

"Anche in questo caso ci tengo a dire per non essere frainteso che parlo a livello personale, tenendo conto di un percorso che ho sviluppato nel corso degli anni. Nel mio protocollo sono rilevanti valutazioni laser e sensoriali grazie alle quali ho una visione totale di ogni singolo atleta. La cosa che dico sempre è che la forza senza la giusta tecnica non serve a nulla e ti porterà solo all'infortunio e poi integrazione e alimentazione sbagliata fanno il resto".

Si spieghi meglio.

"Traccio un quadro che mi fornisce una condizione generale tale da capire lo stato dello stesso atleta in base ad alcuni parametri quali forza funzionale, intensità, resistenza, alimentazione, integrazione. Dati e rilievi che mi consentono di disporre di un valore aggiunto per ogni singolo atleta. Tutte queste cose elaborate e messe assieme permettono di raggiungere o mantenere la migliore condizione fisica, organica e mentale".

Quindi, si può stimare la percentuale di rischio e, in base a questa, anche opportunità e tempistica d'impiego di un calciatore?

"Sì, oggi è possibile farlo. Anche ipotizzare quanti minuti è consigliabile che giochi un calciatore considerando una sorta di percentuale di rischio. Si tratta, però, di consigli, indicazioni, deduzioni che raccolgo in base a una serie di dati e li metto a disposizione in quanto collaboratore di staff. Poi, purtroppo, anche gli infortuni fanno parte del gioco. A volte capitano e basta e si è davvero sfortunati. Ma, ripeto, sto solo parlando in generale perché sono anni che faccio questo di mestiere. È il mio campo professionale da molto tempo e nel corso della mia esperienza professionale tutte le mie conoscenze e i miei report li ho sempre messi a disposizione dei gruppi di lavoro di cui ho fatto parte".

Quanto è importante l'alimentazione in questo percorso?

"È senza dubbio una delle componenti che fanno pare del mio lavoro affinché un calciatore o un atleta possa raggiungere la massima efficenza fisica, organica e mentale oltre a mantenerla. Rientra in un protocollo personale che traccia una cornice di parametri dentro i quali l'atleta deve restare così da ottenere la migliore forma possibile e mantenerla. Io lo chiamo ricondizionamento complessivo che comprende valori come agilità, coordinazione, esplosività, alimentazione, integrazione, massa grassa, idratazione, frequenza cardiaca, ossigenazione".

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