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Sorrentino e i tifosi dell’AEK inferociti: “L’aereo non poteva atterrare, giravamo sopra Atene”

Stefano Sorrentino racconta cosa accadde quando l’aereo dell’AEK Atene provò ad atterrare dopo aver perso a Salonicco: un assedio dei tifosi inferociti.
A cura di Paolo Fiorenza
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Quando si parla di tifoserie ‘calde', la maggior parte di noi lo fa dall'esterno, ma alcune situazioni vissute da dentro – dai calciatori – sono così indelebili che nel raccontarle sembra di tornare indietro a quei drammatici momenti. Provate voi ad essere seduti su un aereo che non può atterrare – ad Atene, non su una giungla dove c'è una tribù locale che vi aspetta coi pentoloni – a causa di migliaia di tifosi che bloccano tutte le uscite dell'aeroporto, al punto da arrivare a dire: "Gli schiaffi prima o poi li prendiamo, meglio qua che a casa". È esattamente quello che è successo a Stefano Sorrentino durante la sua militanza nell'AEK, terza squadra della capitale greca dopo Olympiacos e Panathinaikos.

Il portiere campano accettò l'offerta dell'AEK Atene nel 2005, quando aveva 26 anni e il Torino – squadra in cui giocava all'epoca – non riuscì ad iscriversi alla Serie A dopo la promozione ottenuta sul campo (la società granata sarebbe poi stata dichiarata fallita il 17 novembre). Sorrentino quell'estate venne svincolato e si trasferì a costo zero all'AEK, restandovi per due anni.

Stefano Sorrentino oggi ha 46 anni
Stefano Sorrentino oggi ha 46 anni

Sorrentino racconta l'assedio dei tifosi dell'AEK inferociti all'aeroporto di Atene

"Lì, oltre a esserci il calcio, c'è il basket, la pallavolo maschile e femminile, quindi ogni volta che c'è un derby là si rischia il mortoracconta Sorrentino al podcast ‘DoppioPasso'Noi quell'anno (il suo primo, ndr) facciamo la Coppa UEFA e restiamo sempre secondi in campionato, l'Olympiacos con Rivaldo era di un altro pianeta. Arriviamo a poche giornate dalla fine, dove perdiamo a Salonicco contro il PAOK, e il Panathinaikos ci scavalca e arriva secondo. Siamo sull'aereo sopra Atene, dieci minuti, mezz'ora, un'ora, allora chiamo Nico, che era uno dei fisioterapisti, l'unico che parlava italiano: ‘Nico, che sta succedendo, atterriamo o no?'. ‘Eh, Stefano, non possiamo atterrare'. ‘Perché?'. ‘Eh, hanno chiuso l'aeroporto, ci sono diecimila persone che ci aspettano'".

A quel punto la situazione diventa ansiogena: "Siamo atterrati e non riusciamo ad andare a casa. C'erano otto uscite e noi avevamo le macchine lì, avevano organizzato un pullman per portarci via, e io dicevo a Traianos Dellas: ‘Trai, gli schiaffi prima o poi li prendiamo, che sia qua o che sia a casa, li dobbiamo prendere. Meglio prenderli qua, preferisco prenderli qua piuttosto che me li porto a casa, che ho mia moglie, i miei figli. Tanto, per prenderli, li prendiamo'. ‘No, no, in qualche modo facciamo, in qualche modo facciamo'…".

Sorrentino in campo per AEK-Milan di Champions League il 21 novembre 2006
Sorrentino in campo per AEK-Milan di Champions League il 21 novembre 2006

"Alla fine, una loro delegazione ci ha parlato, io non capivo nulla, c'era Traianos che traduceva, non erano cose amichevoli, con la frase ultima: ‘Sappiamo dove abitate. O arriviamo secondi o sappiamo dove abitate, punto'. In maniera molto serena… con le bottiglie in mano. Vi posso garantire, sembrava il film ‘Una settimana da Dio': dopo che ci hanno parlato, hanno fatto segno così (fa il gesto delle mani che aprono un varco, ndr), noi siamo passati in mezzo alla gente, preso la nostra macchina, andati a casa, non c'è uno che ha detto una parola. Io dicevo: ‘Veramente un film, perché non è possibile!'. La nostra fortuna è che poi le abbiamo vinte tutte e due, il Panathinaikos ne ha vinta una e pareggiata un'altra, e siamo arrivati secondi, e quindi abbiamo fatto la Champions League", conclude il surreale racconto Sorrentino.

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