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Simone Tiribocchi ancora non dimentica chi lo ha fatto smettere: “Si merita un vaffan….”

Il risentimento di Simone Tiribocchi verso il suo vecchio allenatore Giovanni Lopez è inestinguibile: “Dopo quello che mi disse ho smesso”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Simone Tiribocchi a 47 anni ha intrapreso la carriera da allenatore nei dilettanti: da questa stagione guida la prima squadra del Città di Brugherio, in Seconda Categoria lombarda. Inoltre lo ascoltiamo tuttora come seconda voce in qualche telecronaca. L'ex attaccante di Torino, Chievo, Lecce e Atalanta non ha mai abbandonato il mondo del calcio, approdando al suo attuale incarico dopo sei anni da coordinatore delle società affiliate al Monza. Il ‘Tir' si è ritirato dal calcio giocato nel 2014, a 36 anni, ma fosse stato per lui avrebbe continuato nell'ultima squadra in cui ha militato, ovvero il Vicenza. Senonché il suo allenatore dell'epoca gli fece un discorso che ancora oggi non può dimenticare e che lo mise in condizione di appendere gli scarpini al chiodo.

Simone Tiribocchi contro Giovanni Lopez, un risentimento inestinguibile

"Giovanni Lopez, mio ex allenatore al Vicenza, si merita un vaffan…. Mi definì una mela marcia. A due giorni dall'inizio del ritiro mi fece chiamare per dirmi di cercare una squadra oppure di smettere. E ho smesso", spiega Tiribocchi alla ‘Gazzetta dello Sport'.

Giovanni Lopez oggi allena l’AlbinoLeffe
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L'ex bomber romano ha frequentato i settori giovanili nell'ultimo decennio e non gli piace affatto quello che vede: "Non è cambiato nulla, c'è ancora l'agente che porta i soldi per far giocare un suo assistito, chi paga per allenare e via così. Alla fine, mio figlio ha 13 anni e si diverte nei dilettanti. Quando perde o sta in panchina mette il muso. Come suo padre. Deve armarsi di sana pazienza".

Simone Tiribocchi esulta dopo un gol segnato con la maglia dell’Atalanta
Simone Tiribocchi esulta dopo un gol segnato con la maglia dell’Atalanta

"Baronio trasformò il letto in una bara, Spalletti mi sfondò a braccio di ferro"

Tiribocchi ne ha viste di ogni durante la sua carriera, un paio di episodi sono ancora lì davanti ai suoi occhi: "A Benevento uno spalmò la cacca sulla maniglia della porta, mentre al Chievo Baronio trasformò il letto in una bara con tanto di croce sulle coperte… Spalletti (avuto sei mesi ad Ancona, nel 2002, ndr) era già un predestinato. E la sera, in albergo, ti sfidava a braccio di ferro. Io non sono un piccoletto eh, ma lui mi sfondò lo stesso. Ebbi un dolore al polso per giorni… Sottovalutato in carriera? Un po' è stata colpa mia, un po' è sì, valevo qualcosina in più. Mi sarebbe piaciuto giocare in una big".

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