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La morte della Regina Elisabetta II

Si dissocia nel minuto di silenzio per la Regina: lo sfregio del calciatore più odiato d’Inghilterra

James McClean da anni viene considerato dai tifosi il giocatore “più odiato d’Inghilterra”, per le sue prese di posizioni anti-britanniche. Ora in occasione del minuto di silenzio per commemorare la Regina, un gesto che non è passato inosservato.
A cura di Marco Beltrami
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Il pallone è tornato a rotolare negli stadi britannici dopo la pausa forzata per la morte della Regina Elisabetta. Proseguono però su tutti i campi le commemorazioni e i gesti per onorare il ricordo della sovrana, nella marcia d'avvicinamento al funerale e all'ultimo saluto. Lutto al braccio, minuti di raccoglimento, e immagini della regina che scorrono sui maxi-schermi, sono diventati la normalità in questi giorni. Non sono mancate però anche prese di posizione di chi ha voluto lanciare un segnale forte preferendo prendere le distanze da un certo tipo di "cerimonie".

Si tratta di James McClean, definito in passato da i sostenitori avversari come "il calciatore più odiato d'Inghilterra". Attualmente in forza al Wigan, l'esterno classe 1989 nazionale irlandese si è comportato in modo particolare durante il minuto di silenzio per la Regina Elisabetta prima del match contro Huddersfield. D'altronde il giocatore aveva tutti gli occhi puntati addosso, proprio perché era grande la curiosità sul suo comportamento alla luce della sua storia personale e delle sue scelte che in passato hanno sollevato un polverone di polemiche.

Oltre che per le sue doti tecniche, McClean che ha vissuto gran parte della sua carriera in Inghilterra e in Premier, ha conquistato la scena per il suo comportamento. Pur essendo nato in Irlanda del Nord infatti, che ha rappresentato anche vestendo la maglia dell’Under 21, James ha poi deciso di difendere i colori della Repubblica d’Irlanda. Una posizione “repubblicana”, ribadita poi con decisione quando ha manifestato in maniera perentoria la volontà di non indossare il simbolo del papavero sulla sua maglia come tutti i calciatori militanti anche in Premier, nel Remembrance day l’11 novembre dedicato agli appartenenti alle forze armate britanniche uccisi durante il conflitto mondiale.

McClean separato dai compagni
McClean separato dai compagni

È andato avanti per la sua strada McClean che ha giustificato la sua decisione presa per motivi “personali” a più riprese anche attraverso una nota pubblicata sui social. Dopo aver lasciato il Sunderland, travolto da minacce di morte e attacchi dai suoi stessi fan, per quella che era considerata una mancanza di rispetto verso l’Inghilterra, il giocatore del Wigan ha potuto fare chiarezza.

Nato e cresciuto nella città segnata dal massacro di ben 14 manifestanti per i diritti civili da parte dell’esercito britannico nel 1972 (la famosa “Bloody Sunday”), McClean disse che non poteva mostrare "mancanza di rispetto per le persone innocenti che hanno perso la vita nei Troubles, e in particolare appunto nella "domenica insanguinata". Insomma non se la sentiva di rendere omaggio a forze che hanno ucciso indiscriminatamente manifestanti pacifici nella propria città.

A quel punto  McClean è diventato oggetto di insulti e contestazioni da parte dei tifosi inglesi in particolare, in occasione di ogni partita. Al contrario i sostenitori dell'Irlanda lo hanno eletto a proprio idolo. Qualche volta anche loro si sono spinti decisamente oltre, come durante l'ultimo campionato Europeo, quando il becero coro "James McClean odia la fo****a regina" ha fatto molto discutere oltremanica. Alla luce di tutto questo, c'era grande attesa per l'atteggiamento di McClean durante il minuto di raccoglimento prima della sfida tra il Wigan e l'Huddersfield, valida per la Championship ovvero la Serie B inglese.

L'esterno irlandese ha indossato la fascia nera sul braccio, insieme al resto dei compagni ma si è allontanato da loro al momento del silenzio. Mentre tutta la squadra in maglia nera si è stretta in un unico abbraccio in mezzo al campo, McClean si è tenuto in disparte con la testa china, senza parteciparvi. E anche questa volta sui social si è scatenato il dibattito tra chi avrebbe voluto un comportamento più rispettoso, e in linea con il club e chi ha difeso la sua scelta all'insegna della libertà.

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