Serie A, Gravina: “Questa stagione non può concludersi oltre metà luglio”
Il Presidente della FICG, Gabriele Gravina è tornato a parlare di questa stagione sportiva oramai compromessa dal coronavirus e da una pandemia che è ancora in pieno svolgimento in Italia. Ai microfoni di ‘Radio Sportiva' il numero uno del calcio italiano ha provato ad aggiornare il punto della situazione con maggior realismo: "Non è detto che ci si fermi, l'obiettivo e la necessità è di concludere questo campionato, ma dobbiamo essere anche oggettivi".
Per Gravina, la situazione è in costante mutamento. Una evoluzione davanti alla quale si può discutere, come si sta facendo, m non si può decidere, come molti vorrebbero: "Non si può fare un programma, possiamo solamente aprire il ventaglio delle ipotesi e trovarne di migliori o peggiore, ma al momento nessuno può decidere alcunchè. Il mio ruolo mi impone di guardare a tutto il mondo del calcio, anche a quello dilettantistico: se crolla la base, crolla tutto".
Il realismo: finire entro luglio o non ripartire più
La preoccupazione di non poter riprendere a giocare è manifesta, al pari della volontà di proseguire: "La priorità è ripartire ma si devono valutare moltissimi aspetti con cui fare i conti, al di là delle chiare risapute esigenze del nostro calcio. Nella prossima stagione ci saranno gli Europei, gli impegni della Nazionale, ritornano le Coppe, le squadre si devono preparare. E' impensabile protrarre l'attuale stagione anche ad agosto. E' necessario fare un countdown: da metà luglio in giù".
I contenziosi e le differenti correnti nel calcio
Parole che non cozzano con le precedenti dichiarazioni ma che aumentano la percentuale di uno stop definitivo: "Noi abbiamo facoltà di decisione, stiamo valutando tutto con equidistanza ed equilibrio. Non vogliamo creare situazioni in cui il calcio apra contenziosi che non si può di certo permettere di questi tempi"
il taglio degli stipendi ai giocatori
Ovviamente, il danno è oramai stato fatto, così come per le altre filiere, anche quella dello sport e del calcio in particolare è compromessa soprattutto per i problemi economici presenti e futuri: "Parlare di stipendi è corretto, così come negli altri settori anche il calcio non può nascondere di aver perso molti soldi. C'è la richiesta che tutti ne prendano atto e parlare anche di una possibile riduzione di stipendi è realismo".