Ronaldinho resta in carcere: ulteriori accuse di riciclaggio e si indaga su una donna

Non sembrano finire i guai per Ronaldinho, finito nelle carceri del Paraguay dopo essere stato trovato in possesso di documenti falsi. L'ex campione brasiliano era stato fermato per avere un passaporto finto in cui dichiarava di essere naturalizzato paraguaiano e i controlli immediati avevano fatto scattare prima il fermo in albergo e poi il trasporto in carcere.
Ad una prima richiesta di cauzione, le autorità hanno risposto in modo negativo: ulteriori indagini portavano infatti anche a presunte attività illegali. Poi, una seconda richiesta per gli arresti domiciliari, con una cifra record di 1.5 milioni di euro, ma anche in questo caso, è arrivato il silenzio del tribunale. Intanto, le indagini sono ancora in corso e spunta il pericolo di fuga, il tentativo di riciclaggio e un coinvolgimento in traffici illeciti.
Dai documenti falsi all'ipotesi di riciclaggio
La situazione per Ronaldinho e suo fratello, dunque, resta delicatissima e si aggrava di giorno in giorno. Da un ‘semplice' possesso di documenti falsi, alle accuse più pesanti di coinvolgimento in traffici illegali. A dirlo, sono le autorità paraguaiane che stanno verificando i movimenti dell'ex campione brasiliano e del suo entourage all'interno del Paese verificando spostamenti e contatti e le ultime analisi non sono positive.
Il coinvolgimento di Dalila Lopez, imprenditrice paraguayana
Le indagini avrebbero accostato Ronaldinho vicino ad uno schema preciso di riciclaggio di denaro che coinvolge anche l'imprenditrice Dalia Lopez. La donna, indagata, avrebbe infatti contattato Ronaldinho organizzando la trasferta in Paraguay apparentemente per una iniziativa benefica, ma che celava alcuni movimenti poco chiari. Le autorità hanno sequestrato i cellulari di Ronaldinho e suo fratello per prelevare messaggi, chiamate e numeri di telefono.
Il pericolo di fuga e inquinamento delle prove
Si deve capire se e quanto Ronaldinho sapesse realmente in cosa può essere coinvolto o è stato semplicemente ‘utilizzato' per altri scopi poco leciti. Di fatto, per il brasiliano non sembra esserci alternativa al carcere: le autorità confermano il pericolo di fuga o di inquinamento delle prove e per questo tutte le richieste anche per i domiciliari in un appartamento di Assuncion sotto sorveglianza, sono state respinte.