Rabiot vince in tribunale contro il PSG, riceverà un risarcimento milionario: “Abuso di potere”

La Corte di Appello di Parigi ha dato ragione ad Adrien Rabiot nella causa di lavoro presentata contro il Paris Saint Germain. Il club campione d'Europa dovrà pagare circa 1,3 milioni di euro all'ex centrocampista della Juventus, ora all'Olympique Marsiglia, perché il giocatore ha chiesto ed ottenuto la riclassificazione dei suoi contratti avuti con il club della capitale francese come contratti a tempo indeterminato.
La richiesta è stata convalidata e si tratta di una vittoria importante per Rabiot, rappresentato dall'avvocato Romuald Palao: il calciatore francese recupererà una parte dello stipendio del periodo in cui era rimasto fuori squadra nel 2018 e sono state annullate le sanzioni finanziarie (perdita di bonus, squalifica).

Lo stesso avvocato Palao al giornale francese L'Equipe ha dichiarato: "Si tratta di una decisione importante in termini di principio, dopo sei anni di attesa. Le sanzioni abusive subite da Adrien sono state annullate dalla Corte. La Corte ha giustamente ritenuto che il PSG avesse commesso un abuso di potere (…) rimuovendo Adrien dalla prima squadra. Se la partecipazione a una partita dipende dal potere dirigenziale del club, la situazione di Adrien era completamente diversa, essendo stato rimosso dal campo per sette mesi senza un valido motivo (…). Adrien è prima di tutto un amante del calcio e il suo diritto a giocare è stato revocato senza validi motivi, rischiando di vanificare anni di lavoro".
Cosa è successo tra Rabiot e il PSG
Adrien Rabiot ha lasciato il PSG nell'estate del 2010 dopo essere stato messo fuori rosa e negli anni scorsi si era rivolto al Tribunale del Lavoro di Parigi ma la sentenza non l'aveva soddisfatto, perché voleva che il club gli riconoscesse alcuni bonus che gli non aveva corrisposto prima di andare via: così si è rivolto alla Corte di Appello, chiedendo che il suo contratto fosse riconosciuto come un contratto a tempo indeterminato. Quest'ultima ha stabilito che i plurimi contratti a tempo determinato sottoscritti da Adrien Rabiot durante i suoi nove anni al PSG fossero in realtà da considerarsi come un unico contratto a tempo indeterminato e così il club è stato condannato a versargli circa 1,3 milioni di euro, a titolo di arretrati e danni, dopo averlo sospeso arbitrariamente nell’aprile 2019, per il suo rifiuto di rinnovare l’accordo.
Secondo quanto riportato dai media francesi, la Corte avrebbe riconosciuto al giocatore diritti diversi rispetto a quanto comunemente accettato nelle pratiche di gestione dei club, in particolare riguardo al "traitement en réserve" (l’isolamento sportivo, comunemente chiamato ‘calciatore fuori rosa') quando si verificano tensioni tra calciatore e club: questa sentenza permetterebbe ai giocatori di denunciare le pratiche disciplinari non regolari da parte delle società nei confronti dei giocatori in uscita o in situazioni contrattuali poco chiare. In Francia ora temono che questa sentenza possa rovesciare i rapporti di forza tra i calciatori e i loro datori di lavoro.

Con i contratti dei giocatori che possono essere ‘riconfigurati' come contratti a tempo indeterminato, cambierebbe tutto rispetto al modello attuale (che si basa su contratti a ‘tempo determinato' e ‘tempo indeterminato'): ci sarebbe bisogno di riforme ai regolamenti della LFP, della UEFA e della FIFA per evitare altri contenziosi di questo tipo davanti alle giurisdizioni nazionali ed europee.
Si tratta di una sentenza che potrebbe segnare un pre e un post, rischiando di diventare come le sentenze "Bosman" e "Diarra" per il calcio francese.

La sentenza Diarra e la sentenza Bosman: di cosa si tratta
La sentenza Diarra della Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) si riferisce a una sentenza emessa il 4 ottobre 2024 riguardante le norme della FIFA sui trasferimenti internazionali dei calciatori. La Corte ha stabilito che alcune di queste norme sono incompatibili con il diritto dell'Unione Europea, in particolare con il diritto di libera circolazione dei lavoratori e la libera concorrenza. In pratica questa sentenza mette in discussione le norme FIFA che limitano la possibilità per i calciatori di trasferirsi ad altri club, anche in assenza di una causa giustificata per la rescissione del contratto. La Corte ha stabilito che queste limitazioni possono ostacolare la libera circolazione dei calciatori e limitare la concorrenza tra i club all'interno dell'UE.
La sentenza Bosman è più datata (1995) e si tratta di una decisione della Corte di Giustizia dell'Unione Europea che ha rivoluzionato il calcio, abolendo le restrizioni sui trasferimenti di giocatori tra club europei e rimuovendo le limitazioni sul numero di giocatori stranieri provenienti dall'UE che un club poteva tesserare.