Pierluigi Collina: “La mia è una malattia che colpisce in maniera trasversale e crea una diversità”

Pierluigi Collina a 65 anni continua a essere un pezzo grosso del calcio mondiale: l'ex fischietto bolognese ricopre tuttora – da quasi 9 anni – la carica di Presidente del Comitato Arbitri FIFA, ovvero si occupa principalmente di supervisionare e formare i direttori di gara a livello globale, insomma è il ‘capo degli arbitri' di Infantino. Un ruolo importantissimo, che lo assorbe completamente e che adempie con la stessa passione con cui iniziò ad arbitrare sui campi minori a metà degli anni '80. Fu già in quel periodo che fu colpito da alopecia, una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario attacca per errore i follicoli piliferi, causando la perdita di capelli e peli. Una situazione che pose degli interrogativi ai vertici arbitrali e di cui oggi Collina parla apertamente anche per sensibilizzare circa il tema del bullismo: "È una malattia che colpisce in maniera trasversale e crea una diversità".

Pierluigi Collina racconta il ‘test' cui fu sottoposto dai vertici arbitrali quando fu colpito da alopecia
"Ho dovuto superare i pregiudizi di quel tempo, perché nel 1985 chi soffriva di calvizie tendeva a mascherarla. Oggi radersi è una cosa normale, oggi ci sono tantissime persone che sono calve per scelta o rasate per scelta, allora no – spiega Collina a ‘Cronache di spogliatoio' – Quando entravo in un locale pubblico, la gente mi guardava perché ero chiaramente qualcosa di diverso e anche un arbitro senza capelli era qualcosa di diverso. Ricordo che a me capitò durante il periodo di Natale, l'alopecia non è che ti fa perdere i capelli per sempre, ci sono tanti che dopo un po' di tempo hanno avuto ricrescita, per cui mi dissero: ‘Proviamo ad aspettare, vediamo se ricrescono'. Non ricrescevano e a un certo punto mi fecero fare una sorta di test per vedere l'effetto che faceva un arbitro senza capelli: arbitrare una partita davanti a un pubblico abbastanza numeroso".
Insomma la preoccupazione di chi all'epoca sedeva nelle stanze del mondo arbitrale era che una figura così ‘diversa' come Collina potesse portare a reazioni improprie e inopportune del pubblico. Ecco allora quel ‘test', una cosa che oggi ci fa riflettere su come (fortunatamente) siano cambiati tempi e sensibilità: "Io a quel tempo arbitravo in campionato interregionale, nazionale dilettanti, e ricordo che mi mandarono ad arbitrare Latina-Spes, semplicemente perché a Latina andavano 4-5000 spettatori, che era dieci volte la media degli altri stadi di quel campionato. Io dico sempre che devo essere grato al pubblico di Latina che era molto più interessato alla qualità dell'arbitro che alle sue caratteristiche tricologiche…".

"È una vera e propria malattia, ogni tanto vedo ironia gratuita. Ci sono tanti bambini o donne…"
L'ex arbitro emiliano – che in carriera ha raggiunto le massime vette dirigendo la finale dei Mondiali del 2002 e la finale di Champions League del 1999, oltre a essere nominato per parecchi anni miglior fischietto al mondo – è contento che la sua notorietà planetaria abbia dato coraggio a tante persone, soprattutto giovani, nella sua stessa condizione: "È una malattia che colpisce in maniera assolutamente trasversale, anche i bambini, e crea una diversità. E i bambini sono crudelissimi nel sottolineare le differenze. Io avevo 24-25 anni, ero già maturo, avevo già una mia formazione, peraltro uno dei miei migliori amici stava facendo chemioterapia, per cui eravamo uguali anche se per ragioni completamente diverse".
Collina invita tutti a pesare atteggiamenti e parole, che possono fare davvero male: "Ci sono tanti bambini o donne… per un uomo radersi è una cosa normale, una donna che perde sopracciglia, ciglia… non è da poco. Ogni tanto mi è capitato di vedere fatta dell'ironia gratuita su quella che è una vera e propria malattia – spiega Collina, che poi cita qualche episodio personale che lo rende orgoglioso – Mi è capitato di avere soprattutto genitori che hanno provato a convincere – grazie al mio esempio o anche grazie al fatto che parlassi con loro – i propri bambini che non c'è niente di male o di brutto, di negativo, nel non avere i capelli. Non è facile convincere un bambino di questo, ma se ho potuto contribuire anche solo di uno 0.1% in questo senso sono estremamente contento".