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Petrachi ricorda la sua più grande fregatura, nessuno se ne capacitava: “Lo aveva lasciato la moglie”

Gianluca Petrachi ha raccontato cosa accadde con Juan Sanchez Mino al Torino: “Fu una fregatura fortissima”. Nessuno sapeva degli enormi problemi personali dell’argentino.
A cura di Paolo Fiorenza
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Da qualche ora Gianluca Petrachi è nuovamente il direttore sportivo del Torino, dopo che Urbano Cairo ne ha annunciato il ritorno – a distanza di 6 anni – al posto del defenestrato Davide Vagnati. Il 46enne leccese torna al lavoro dopo quasi un anno di assenza dal giro: era stato sollevato dall'incarico lo scorso gennaio dalla Salernitana. Cairo evidentemente ricorda bene i tanti colpi (con successive plusvalenze) fatti da Petrachi in granata, ma ovviamente anche un uomo mercato abile e dal grande fiuto come l'ex Ds della Roma è incappato in passi falsi, prendendo qualche calciatore poi rivelatosi un lontano parente del ‘fenomeno' ammirato e desiderato (anche dall'allenatore). Spesso in questi casi, il fallimento è dovuto a motivi extra calcistici, caratteriali o legati a frangenti difficili della vita privata. È questo il caso dell'argentino Juan Sanchez Mino, che il Torino di Petrachi acquistò 24enne dal Boca Juniors nel 2014.

Gianluca Petrachi stregato da Juan Sanchez Mino: "Lo andai a vedere alla Bombonera, anche Ventura era entusiasta"

"Per i calciatori conta soprattutto la testa – premette il dirigente pugliese al podcast ‘DoppioPasso' – Ecco perché a volte l'analisi che va fatta sugli atleti, soprattutto gli stranieri perché si conoscono poco e le notizie incrociate che tu puoi avere sono molto limitate, è carpirne la personalità. Io ho un esempio, ho preso una fregatura fortissima, per quanto mi riguarda personale, proprio perché ci credevo moltissimo. Io ho attinto tanto dai campionati sudamericani, sia gli argentini che i brasiliani, perché secondo me sono quelli che anche storicamente si sono sempre meglio adattati ai nostri campionati. Io sono stato quasi sempre fortunato, però mi è capitato un aspetto di un giocatore che si chiamava Sanchez Mino, era giovanissimo, giocava titolare nel Boca. Voglio dire, cioè ha giocato in quello stadio".

Juan Sanchez Mino esulta in un Fluminense–Boca Juniors di Copa Libertadores nel 2012
Juan Sanchez Mino esulta in un Fluminense–Boca Juniors di Copa Libertadores nel 2012

Petrachi lo visionò in prima persona e ne fu stregato, al punto da fare di tutto per prenderlo: "Sono andato a vederlo e giocava di suola, mi colpì. La classica mezzala mancina, intuizione, palle filtranti, si sapeva inserire. Furono i primissimi soldi, tra virgolette importanti, che feci spendere a Cairo, perché lo pagammo 3 milioni e 700mila euro. Ventura (il tecnico del Torino di allora, ndr) ne era rimasto entusiasta: non aveva ancora il passaporto, doveva conseguirlo in Italia, e quindi fece tutta la preparazione con noi. Ma avevo preso anche Bruno Peres dal Brasile e tutti e due erano extracomunitari. Uno dei due slot lo avevamo già riempito, quindi per forza di cose uno dei due doveva diventare comunitario, sennò non potevamo tesserarlo".

Gian Piero Ventura spingeva per prendere il centrocampista argentino, anche a costo di non poter poi chiudere Bruno Peres: "Il mister mi diceva: ‘Se dobbiamo scegliere, scegliamo Sanchez Mino. È il nostro giocatore, un giocatore forte, un giocatore proprio ideale'. Dico: ‘Mister, dobbiamo farli tutti e due, perché io ci credo tantissimo, devi avere pazienza'. E lui: ‘Eh, ma adesso inizia la Coppa Italia, non c'è neanche il giocatore (ovvero l'altro, Bruno Peres, che doveva arrivare dal Santos, ndr), questo si è inserito benissimo'. Era contentissimo, felicissimo. Riusciamo a fare il miracolo, li tesseriamo entrambi. Non ti dico quante volte sono andato in Calabria, che questo era mezzo calabrese…".

Sanchez Mino viene presentato dal Torino nel settembre del 2014, con lui il team manager Giacomo Ferri
Sanchez Mino viene presentato dal Torino nel settembre del 2014, con lui il team manager Giacomo Ferri

Il Torino prende Sanchez Mino, ma lui è irriconoscibile: "Lo aveva lasciato la moglie, nessuno sapeva niente"

La gioia tuttavia durò poco, Sanchez Mino infatti assomigliava molto poco a quel talento eccezionale ammirato in Argentina: "A un certo punto dopo essere stato tesserato inizia ad avere un momento di calo, di difficoltà. Ci andavo a parlare, però lo vedevo un po' stranito: ‘Ma che c'hai, che c'è?', ‘No, direttore, tutto a posto, tutto a posto'. Parlava anche pochino, si faceva capire. Morale della favola, va subito in difficoltà. Noi giochiamo una delle primissime partite con il Sassuolo in casa e lui – poiché voleva uscire da questa crisi che aveva – volle battere il calcio di rigore e non era il rigorista. Rigore tirato, rigore parato".

Solo a quel punto saltò fuori la verità, ovvero le enormi difficoltà personali del giocatore: "Il problema è che lui non raccontava ciò che era accaduto, praticamente lo aveva lasciato la moglie. Aveva una bambina di appena 8-9 mesi e quindi era andato in una crisi assoluta. Noi non sapevamo niente, zero. Non aveva raccontato nulla. Io mi basavo su quel giocatore visto alla Bombonera, che sapeva giocare a calcio, era sgombro di testa. Vabbè, non non ti dico il presidente: ‘Ma come? Ma questo qua, di là, di giù, di su'. E purtroppo la moglie non è tornata indietro. Lui ha fatto mezzo campionato con noi, a gennaio lo spostai, lo mandai in prestito in Argentina. Recuperai un milione e 600mila dollari, perché poi l'ho rivenduto. In qualche modo ho parato il colpo, però è stata una grandissima delusione personale, professionale, perché non immaginavo mai che vedendolo in campo con quel tipo di struttura, potesse avere delle fragilità. E quello è stato per me un grande insegnamento".

Sanchez Mino in maglia Elche contro il Betis nel novembre del 2020: durò poco anche lì
Sanchez Mino in maglia Elche contro il Betis nel novembre del 2020: durò poco anche lì

Il treno per il grande calcio poi non ripassò per Sanchez Mino, tornato brevemente in Europa nel 2020, quando fu ripescato dall'Elche neopromosso nella Liga: un'esperienza finita dopo pochi mesi con la rescissione del contratto. Ritiratosi a 34 anni nel 2024, attualmente lavora come commentatore televisivo.

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