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Perché oggi può essere la giornata della svolta per la Superlega (e per il calcio europeo)

Il procedimento alla Corte di Giustizia dell’UE inizia oggi e richiederà tempo per una sentenza. Intanto, Uefa e Superlega mettono sul tavolo le loro ragioni.
A cura di Benedetto Giardina
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Il giorno che cambierà il calcio? No, non così presto, ma se c’è una possibilità che questo possa accadere, inizierà proprio oggi. la Corte di Giustizia Ue si riunisce in giornata per l’udienza sul caso Superlega, con al centro il dilemma attorno al quale ruota il futuro del pallone in Europa: quella della Uefa è una posizione «monopolistica e dominante» come ritengono Juventus, Barcellona e Real Madrid oppure no? C’è spazio nel calcio europeo per una nuova competizione parallela, organizzata direttamente dai club, oppure chi lo fa deve uscire dall'ombrello della Uefa? La risposta, verosimilmente, la sapremo solo a fine anno, magari mentre gli occhi dei tifosi saranno diretti verso il Qatar per il Mondiale. L'iter, però, inizierà in giornata in Lussemburgo.

Perché il caso Superlega arriva fino all'UE?

Alla Corte di Giustizia dell'Ue ci si arriva dopo la pronuncia da parte del magistrato spagnolo Manuel Ruiz de Lara, del Tribunale Mercantil di Madrid, per il quale la Uefa e la Liga hanno chiesto la ricusazione, vedendo però respinta la loro richiesta dall'Audiencia Provincial di Madrid. Nelle aule spagnole, il caso è comunque passato tra le mani di un altro giudice, ma la partita più rilevante si disputa ora in campo comunitario. Quindici giudici saranno chiamati ad ascoltare ed esaminare le ragioni delle parti in causa: da un lato i tre club che sono rimasti fedeli al progetto della Superlega, senza annunciare l'uscita di scena e senza negoziare alcunché con la Uefa; dall'altro tutta una serie di leghe e federazioni, inclusa ovviamente la Uefa, l'Eca e un discreto numero di governi – Italia inclusa – ma ovviamente non quello inglese, tra i primi a muovere guerra al progetto, ma ormai fuori dall'Unione Europea.

I presidenti della Juventus, Andrea Agnelli, e del Real Madrid, Florentino Perez, alleati nella Superlega
I presidenti della Juventus, Andrea Agnelli, e del Real Madrid, Florentino Perez, alleati nella Superlega

Le stesse istituzioni comunitarie si oppongono alla Superlega e hanno già avuto modo di far sentire la propria voce. Lo scorso 23 novembre, il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione sulla politica dell'UE in materia di sport, chiedendo espressamente «un modello sportivo europeo che riconosca la necessità di un forte impegno per l'integrazione dei principi di solidarietà, sostenibilità, inclusività per tutti, competizione aperta, merito sportivo ed equità, e si oppone pertanto fermamente alle competizioni separatiste che pregiudicano tali principi e mettono a repentaglio la stabilità dell'intero ecosistema sportivo». Un passaggio evidentemente rivolto al progetto della Superlega, quanto di più separatista emerso nel mondo dello sport in tempi recenti. Inoltre, la risoluzione del Parlamento Europeo, «riconosce il ruolo delle federazioni nel gestire l'ambito delle proprie discipline e incoraggia un coordinamento e una cooperazione più stretti con le autorità e tutte le parti interessate».

Su cosa si basano le ragioni di Uefa e Superlega

Le risoluzioni da sole, però, non bastano. Bisognerà attendere che a pronunciarsi sia la Corte di Giustizia per capire come sarà inquadrata la Superlega in ambito comunitario, con l'esempio ancora vigente dell'Eurolega di basket, nel pieno della proprietà attività in parallelo con le competizioni svolte sotto l'egida della Fiba. Se da un lato c'è un «modello europeo» indicato dalla risoluzione di novembre e con la quasi totalità dei membri dell'Unione Europea a supporto, dall'altro c'è un esempio che la Superlega vuole far proprio, indicando come in un altro sport sia stato possibile creare una lega «separatista». Non è l'unico caso, perché qualcosa di simile è accaduto anche nel nuovo, con la International Swimming League che dal 2019 porta avanti i propri tornei parallelamente a quelli organizzati dalla Fina.

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Inutile dire che il calcio, rispetto agli altri sport, abbia tutto un altro peso politico. Delle pressioni fatte dalla  – e sulla – Gran Bretagna sin dal giorno dell'annuncio della nascita della Superlega, s'è già detto abbastanza, tant'è che non casualmente la diaspora è partita proprio dai club della Premier League. Ma questo riguarda uno stato che non è più membro dell'Unione Europea. All'interno dei confini comunitari, la Germania darà il proprio supporto alla Commissione Europea e alla Uefa in questo procedimento, così come il Portogallo, che dovrebbe essere rappresentato proprio da un ex giudice della Corte di Giustizia dell'Ue, José Luís Da Cruz Vilaça. Per quanto riguarda la Spagna, l'avvocatura di stato ha consegnato le proprie osservazioni, insieme ad altri 14 paesi membri dell'Unione Europea tra cui l'Italia.

Quando arriverà il verdetto sulla Superlega

La battaglia, che è già iniziata da tempo, si appresta dunque allo scontro finale. Oggi è il turno delle ragioni di tutte le parti in causa: Uefa, Fifa, Superlega, E22 Sports Management, leghe e federazioni, associazioni e governi che hanno presentato formalmente le loro osservazioni. Domani toccherà alle interrogazioni, con l'ingresso in scena dei 15 giudici della Corte di Giustizia dell'Ue. La sentenza è attesa tra novembre e dicembre, in pieno clima Mondiale, con la possibilità di cambiare per sempre gli scenari del calcio europeo. Senza dimenticare che la Uefa, con Juventus, Barcellona e Real Madrid, ha dei conti in sospeso, mai effettivamente regolati. Qualora i giudici dovessero affermare le ragioni del massimo ente del calcio europeo, per le tre "secessioniste" non resterebbero molte altre strade.

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