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Mondiali in Qatar 2022

Perché Messi cammina in giro per il campo durante le partite: è una tattica, funziona sempre

Perché Leo Messi cammina in campo durante le partite, isolandosi dal gioco? Cosa nasconde questo particolare atteggiamento sfoderato dall’argentino anche durante i Mondiali.
A cura di Marco Beltrami
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Leo Messi è uno dei protagonisti assoluti dei Mondiali. In Qatar il fuoriclasse argentino sta dimostrando tutto il suo eccezionale valore trascinando l'Argentina. Le telecamere, puntate ovviamente su di lui, hanno mostrato anche un aspetto particolare e ricorrente del suo atteggiamento durante le partite. Leo Messi spesso e volentieri inizia a camminare in campo, isolandosi dal gioco. Una situazione non nuova, a cui l'argentino ci ha abituato sia con il Barcellona, che con il PSG e la sua nazionale.

Mentre il gioco si sviluppa regolarmente in campo, Messi dunque improvvisamente rallenta i giri del suo motore. È capitato in più di un'occasione vedere l'attaccante camminare sia in avvio di partita, sia nel corso della stessa. Si spegne e poi si accende improvvisamente Messi, che per dirla alla Rio Ferdinand "finge quasi di non essere interessato a quello che accade intorno".

Messi fermo sulla fascia, osserva il gioco
Messi fermo sulla fascia, osserva il gioco

Questo repentino calo di ritmo non gli impedisce di far registrare comunque dati importanti dal punto di vista fisico complessivamente: Leo infatti durante la fase a gironi dei Mondiali è entrato tra i primi dieci giocatori che hanno percorso distanze più lunghe in campo.

Cosa c'è dietro questo atteggiamento e perché Messi cammina in campo? Provò a dare una risposta a questa domanda, uno dei suoi allenatori, ovvero Valverde con il quale Messi ha lavorato al Barcellona. Secondo il tecnico quando l’argentino in avvio di partita cammina mentre gli altri corrono, lo fa volontariamente per studiare meglio gli avversari. La stella del PSG dunque si gira, studia il posizionamento e i movimenti di chi gli sta di fronte, per poi scatenarsi.

Un finto disinteresse dunque il suo, a detta di Valverde, che nasconde tutta la furbizia del campione: "I calciatori spesso invece di analizzare, interpretano il gioco. È diverso. Sul campo non puoi pensare devi giocare. Messi però è un caso estremo riserva i "primi minuti" di ogni incontro per l'interpretazione. Man mano che il gioco prosegue, lui ‘entra' a poco a poco. Ma sa perfettamente dove sono i punti deboli dei rivali".

Sulla stessa lunghezza d'onda di Valverde, anche un altro allenatore che conosce ancora meglio Messi. Si tratta del suo mentore ai tempi del Barcellona Pep Guardiola. Quest'ultimo in occasione di un intervento nella serie Tv di Amazon Prime Video "This is football", non è rimasto sorpreso dalle "passeggiate" durante le partite del suo pupillo: "Sta guardando, sta camminando. Questo è quello che mi piace di più. Non è fuori dal gioco, è coinvolto. Muove la testa: destra, sinistra, sinistra, destra. Sa esattamente cosa succederà. Ma la sua testa è sempre così. È sempre in movimento".

Non pigrizia, non distrazione, ma tutto il contrario: "Lui non corre, ma è sempre pronto a guardare quello che succede. Fiuta dove sono i punti deboli dei difensori. Dopo cinque, dieci minuti ha la mappa negli occhi, nel cervello per sapere esattamente dov'è lo spazio e qual è il panorama. È come essere nella giungla e devo sopravvivere. E sa che se mi sposto qui, qui, avrò più spazio per attaccare".

In questo modo dunque, Leo Messi unisce l'utile al dilettevole. Oltre a prepararsi nel migliore dei modi per affondare il colpo quando fa più male, può anche ricaricare le energie. Gli anni infatti passano e arriva così il momento di poter utilizzare nel migliore dei modi le proprie risorse.

D'altronde una stella del suo calibro può permetterselo. È lo stesso Guardiola, questa volta a Catalunya TV a spiegarlo: "Se qualcuno non corre, ma segna tre gol a partita, posso berlo, ma nessuno segna tre gol a partita, solo Messi ci va vicino. In questo momento, devi chiedere a Messi di fare un breve sforzo. Non può correre per il gusto di correre, assolutamente. Se Leo corresse come ha corso nella sua prima stagione con me, si farebbe male ogni tre mesi Gestire leggende dai 30 anni in su è la cosa più difficile per un allenatore". Quando Messi cammina in campo dunque non è una buona notizia per gli avversari, qualcosa potrebbe accadere.

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