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Paolo Maldini esalta il Milan: “Quando questo club chiama, i giocatori iniziano a sognare”

Paolo Maldini a tutto campo. Il direttore tecnico del Milan ha rilasciato una lunga intervista al giornale francese So Foot e nel corso di questa chiacchierata ha parlato del suo ritorno nel club: “Mai considerato il mio ritorno obbligatorio”. Su Ibrahimovic: “È una grande risorsa, ma nessuno viene prima del Milan. Questo vale per tutti”.
A cura di Vito Lamorte
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 "Il Milan è e sarà sempre la mia passione, come il calcio". Musica e parole di Paolo Maldini, direttore tecnico del Milan, ha rilasciato una lunga intervista al giornale sportivo francese So Foot. soffermandosi su tanti temi del passato e del presente. Sul suo ritorno all'interno dell'organigramma del club rossonero l'ex capitano del Diavolo ha dichiarato: "Non ho mai considerato il mio ritorno obbligatorio, né ho mai ritenuto obbligatorio che le persone che lavorano nel club mi chiamassero. Semplicemente perché ho fatto carriera fino al 2009, poi ho vissuto altre cose, perché la vita mi ha regalato nuove esperienze, a volte lontane dal calcio, e quindi non è come se vedessi questa esperienza come necessaria. Se un giorno la possibilità esisteva, volevo viverla come attore, volevo viverla recitando un ruolo, rispettando quello che era stato il mio passato all'interno di questo club. Sono stato chiamato quando il club era di proprietà cinese, ma non avevo necessariamente in mente di avere un ruolo operativo all'interno del club". 

Sull'attuale progetto del Milan, Maldini ha fatto riferimento alle attenzioni finanziarie e alle qualità dei calciatori: "Abbiamo avviato il nostro progetto prima che si verificasse questa pandemia. E ora tante squadre ci stanno guardando: perché il Milan quest'anno? Perché il Milan è riuscito ad essere autosufficiente? Come ha fatto il Milan a ringiovanire la rosa? Credo che siamo presi come esempio di un club virtuoso e vedremo se vinceremo anche in futuro. Per quanto riguarda gli acquisti di giocatori, cerchi di prendere quelli che ritieni più funzionali al tuo progetto, e c'è anche un mercato di persone che lavorano con i club che sono gli scout, gli osservatori, i dirigenti. Spetta alla proprietà e ai dirigenti dei diversi settori scegliere le persone giuste. Credo che il Milan, in Italia senza dubbio e anche in Europa, sia considerato un club virtuoso. Ad oggi il Milan non può permettersi di avere un top player dal punto di vista finanziario. Quando saremo stati in Champions League per quattro o cinque anni di fila allora potremo fare altri sacrifici economici". 

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Infine due parole su Zlatan Ibrahimovic e sull'importanza che devono avere i valori del club sui singoli: "La verità è che il club è al di sopra di ogni giocatore perché i giocatori passano e il club rimane. Ci sono giocatori che lasciano un segno diverso dagli altri e Zlatan è uno di loro. È un motivatore, è un personaggio in sé e per sé che può sembrare complicato da affrontare, ma per chi riesce a trarre tutte le sue qualità, è una risorsa enorme. Il club è al di sopra di ogni giocatore, e questo vale per tutti, perché deriva da come pensiamo al nostro lavoro di leader. Questo discorso sarà sempre rilevante". 

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