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Pandemonio nella notte sotto le stanze dell’Italia: i tifosi inglesi scatenano l’inferno

La notte di vigilia dell’Italia a Londra prima della finale dei campionati Europei contro l’Inghilterra è stata turbata dallo scoppio di fuochi d’artificio sotto le stanze dei giocatori azzurri: obiettivo dei tifosi inglesi rompere il sonno e fiaccare la resistenza del nemico. A poche ore dal fischio d’inizio, la tensione agonistica è a livelli massimi.
A cura di Paolo Fiorenza
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"Sta tornando a casa", cantano gli inglesi. ‘Deve' tornare a casa, pensa qualcun altro senza far nulla per nascondere i sospetti sul vento che starebbe spingendo la Nazionale di Southgate alla vittoria degli Europei. E poi ci sono quelli che non si chiedono cosa possa fare l'Inghilterra per loro, ma fanno qualcosa loro per la causa di Sua Maestà. Sono i fondamentalisti del tifo più scalmanato, l'avanguardia belligerante che non si limita a sgolarsi, ma passa direttamente all'azione approfittando del favore delle tenebre: l'obiettivo è sabotare le linee nemiche fiaccandone la resistenza, ovvero impedire ai giocatori dell'Italia di dormire nella notte che precede la battaglia decisiva di Wembley.

Il piano è un grande classico: recarsi sotto le stanze dove riposano gli avversari ed al segnale convenuto scatenare l'inferno. Sono le 2 di notte nella zona nord di Londra, quando di fronte al centro sportivo del Tottenham – quartier generale degli azzurri in questa vigilia di finale – all'improvviso il cielo si illumina e partono fuochi d'artificio che spezzano d'un colpo il silenzio della notte.

Un antipasto del clima bollente che attende i ragazzi di Mancini stasera a Wembley, quando lo stadio londinese sarà una bolgia piena zeppa di tifosi inglesi, a fronte di una ristretta minoranza di eroici sostenitori italiani. I nostri connazionali dovranno metterci più voce, più cuore, più anima, così come faranno i giocatori azzurri in campo. È la notte che tutti aspettano, la notte che vale una carriera sportiva, la notte da raccontare a figli e nipoti. Quella sera a Wembley noi c'eravamo.

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