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Off Samuel e il retroscena ignoto sulla Kings League: “Avrei dovuto farla con Leao, poi è saltato tutto”

Off Samuel, noto creator che è appena diventato una calciatore dell’ASDC Almè Calcio, ha svela un retroscena del primo split della Kings League Italia che nessuno conosceva: “Avrei dovuto farla con Rafael Leao, poi è saltato tutto”.
A cura di Vito Lamorte
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"In realtà non avrei dovuto fare la Kings League con Sergio Cruz ma con Rafael Leao, poi è saltato tutto". Off Samuel, alias di Samuel Afriyie, svela questa retroscena sul primo split della Kings League Italia che nessuno conosceva. Il creator digitale e influencer, con una community social molto ampia che conta più di 700.000 follower su Tik Tok e più di 500.000 su YouTube, nelle scorse settimane è diventato un calciatore dell’ASDC Almè Calcio, squadra della Promozione lombarda con grandi ambizioni, e a Fanpage.it ha raccontato la sua scelta di intraprendere questa nuova avventura calcistica oltre a toccare altri ambiti della sua professioni e l'esperienza nella prima edizione della Kings League Italia.

Off Samuel è il detentore del titolo di "Pallone d'oro di YouTube Italia" e sul suo arrivo si sono espressi anche Bruno Crotti & Cristian Gasparini, presidente e vice presidente della squadra della provincia di Bergamo: “Siamo orgogliosi di dare il benvenuto a Off Samuel all’Almè Calcio: un innesto di talento, carattere e fame di vittoria che ci spingerà a puntare sempre più in alto".

Cosa l’ha spinta ad accettare la sfida dell’Almé Calcio nella Promozione lombarda?
"Ho trovato una realtà molto pro, che vuole fare le cose perbene e non lascia le cose al caso. Mi trovo molto bene con i compagni e lo staff. L’organizzazione della squadra mi ha colpito molto pur essendo una squadra di Promozione. Oltre al discorso social, che è la mia occupazione principale, mi piace giocare a calcio e l’ho sempre fatto in queste categorie ma mai in una realtà così seria, la migliore in cui mi sono trovato. L’ho presa anche come una sfida personale".

Dopo il suo arrivo qualche media locale l’ha ribattezzata “giocatore-social”: le piace come descrizione?
"In realtà, non ti saprei dire. Penso che sia normale perché il mio lavoro è quello, soprattuto perché faccio contenuti sul calcio e tanti pensano che sia la stessa cosa. Potrebbe esserci questa confusione, ma quando vado in campo io sono giocatore e quando esco sono Off Samuel che prende il telefono e fa dei video e li posta sui social. Quando mi alleno e gioco sono a tutti gli effetti un giocatore e fuori sono tutto il resto. Sarei giocatore-social se facessi delle stories mentre sono in campo ma così no…".

Sarebbe un po’ più complicato…
"Beh sì, sarebbe difficile”.

Lei è un creator molto conosciuto: quando e come ha iniziato a pensare che questo potesse essere un lavoro?
"È successo due-tre anni fa, perché io prima facevo il corriere e per un bel periodo ho fatto entrambi. In una prima fase ho fatto entrambi perché non mi dava stabilità ma quando non sono più riuscito a farlo, ho deciso di intraprendere questa strada. Ho iniziato con i PirlasV, quando li incontrai a Bologna totalmente per caso un pomeriggio a Bologna e sono diventato un personaggio del loro canale. Da lì, dopo un anno di conoscenza, piano piano ho iniziato a pensare di aprire un canale YouTube tutto mio e loro mi hanno appoggiato in questa cosa. Subito dopo è nata l’opportunità del Pallone d’Oro del Web: doveva partecipare Gnabrii per noi ma si fece male e schierarono me, che vinsi il trofeo. Poi vinsi anche il secondo e da lì sono cresciuto“.

Lo scorso anno è stato uno dei protagonisti della prima Kings League Italia: che esperienza è stata?
"È stata una bella esperienza perché era qualcosa di nuovo, era la prima volta in Italia che si faceva qualcosa di questo tipo e c’erano tanti calciatori che hanno fatto la storia del calcio. Per questo motivo è stato bello ma come in tutte le cose ci sono pro e contro, perché a livello di impegno è stato abbastanza pesante. Essere presidente non è facile e ci sono tutta una serie di cose che bisogna accettare, limare, curare, risolvere… alla fine tutti vogliamo che le cose vadano bene e quando le cose non vanno ci sono dei problemi".

Con i Black Lotus avete fatto i play-in e vi siete fermati prima dei quarti di finale: vi ha soddisfatto questo percorso o vi aspettavate qualcosa in più dalla vostra squadra?
"La nostra avventura non è andata male ma abbiamo sbagliato dall’inizio le pedine fondamentali, ovvero le Wild Card, perchè lì avresti dovuto chiamare dei calciatori esperti che non subissero la pressione. Alla fine sono tutti ragazzi che non conoscevano il mondo social e non sono giocatori abituati a certe cose, si sono ritrovati lì e non erano capaci a gestire tutto l’hype che c’era per quello che stava nascendo. Buttare nella mischia gente che non è abituata lo vedi. Io in primis avrei dovuto giocare fin da subito per dare una mano e sono convinto che sarebbe andata diversamente".

Com’è nata questa opportunità di fare parte della Kings League?
"In realtà è nata tramite la nostra agenzia, che è stata la prima ad avere contatti con la Kosmos che gestisce tutti i tornei. È stata una roba molto naturale. Hanno proposto noi e loro hanno dovuto accettare. Alla fine è andata bene. In realtà non avrei dovuto farla con Sergio Cruz ma con Rafael Leao. La proposta iniziale era questa e con lui avevo già collaborato, mi conosceva già. In Italia la gestione dei calciatori da parte delle squadre è diversa rispetto ad altri paesi e alla fine è saltata, ma l’interesse del calciatore c’era. In Francia e in Spagna sono riusciti a farlo. L’idea iniziale era quella: io appoggiato a Leao, visto che era una cosa fatta a Milano magari poteva essere presente a qualche match e poi in sua assenza c’era sempre uno nel box. Un mix di influencer e calciatore. Quando me lo dissero i presupposti erano questi e dissi ‘Wow’ ma alla fine non è andata così".

Quanto c’è di content e quanto di sport nella Kings League?
"È un content che si sposta in campo. Come se inquadrassero Ibrahimovic che reagisce ai momenti della partita del Milan e tutti si fermassero in quel momento per quella situazione. Quel contesto è pro-content a tutti gli effetti. L’interpretazione del divertimento durante uno sport è un po’ più simile a quello che fanno in America rispetto all’Europa ma nella Kings c’è lo streamer che fa intrattenimento, non il giocatore".

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Proprio su questo: i calciatori non hanno sempre preso benissimo scenette in occasioni dei rigori presidenziali…
"Il presidente è il presidente, nessuno se la prenderà mai con lui. I giocatori avrebbero sicuramente preferito vedere gli streamer calciare bene i rigori ma comunque non potevano dirlo. Alla fine, che content è sbagliare un rigore vestito in maniera appariscente? Queste scene potevano far sembrare fuori che non fosse una cosa seria ma in campo l’agonismo c’era eccome".

Ci sono state molte critiche ma i numeri sono sempre stati alti: dal suo punto di vista, è davvero il futuro del calcio?
"Alla fine io credo che la Kings si possa tranquillamente affiancare al calcio e ai suoi derivati, come calcio a 5 o a calcio a 7, che sono nati nel tempo ma bisognerebbe accettarla per quello che è, senza critiche sterili. A me sembra che chi non accetta i cambiamenti o cose nuove prova a parlarne in maniera negativa. Non è il futuro del calcio ma è un torneo di calcio a 7 con delle regole differenti".

Lei ha parlato benissimo di tutto l’impianto Kings League e dell’esperienza ma adesso avete scelto di non farne più parte: posso chiederle il motivo?
"Loro hanno voluto cambiare format, perché prima la squadra la selezionavi tramite i Draft e ora te la fai tu; ma la motivazione fondamentale è che hanno voluto restringere le presidenze a creator verticali sulla piattaforma Twitch. Io e i PirlasV siamo forti su altre piattaforme ma loro si sono resi conti che gli servivano numeri importanti lì: io credo che le new entry arriveranno da lì perché loro hanno interesse a gonfiare quel pacchetto lì anche a livello di sponsor".

Quali sono state le criticità maggiori che ha riscontrato durante la Kings League?
“Noi, ovvero io, Sergio e PirlasV; oltre alle cose belle della Kings abbiamo riscontrato diverse criticità. Non avevamo il controllo completo della gestione economica: gli sponsor dovevano passare dall’agenzia e non potevamo sfruttare le opportunità autonomamente. Ci sono stati anche problemi di spostamenti, costi del personale e riconoscimento del lavoro di chi ci supportava. A livello mediatico si parla molto della popolarità del torneo, ma alla fine il pubblico era lo stesso dei nostri canali social. Tutte queste incongruenze che mi hanno fatto riflettere sul fatto che continuare in quel modo non aveva troppo senso".

Quali sono i prossimi progetti di Off Samuel?
"C'è l'Almé Calcio e mi è stato chiesto di partecipare alla Kings League da semplice giocatore. In realtà, mi piacerebbe fare altre competizioni… vedremo".

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