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Mihajlovic: “Ho mostrato com’ero nel pieno della malattia perché non bisogna avere vergogna”

Sinisa Mihajlovic è tornato a parlare della sua malattia, la leucemia, appena sconfitta in un anno difficilissimo per l’allenatore del Bologna ed ex giocatore: “Mi sono mostrato nel mio dolore perché non ci si deve vergognare a soffrire. Non sono un eroe, ma solo una persona comune fortunata ad aver trovato medici molto bravi”
A cura di Alessio Pediglieri
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Sinisa Mihajlovic si è raccontato, in esclusiva al Corriere dello Sport, ritornando tra i tanti argomenti affrontati anche su quello ‘principe', la sua malattia che ne ha caratterizzato gli ultimi mesi. La lotta alla leucemia che ha messo in difficoltà non solo fisica, uno dei personaggi più carismatici del calcio internazionale, che da sempre – sia in campo sia poi in panchina – ha mostrato carattere, grinta e tenacia su tutto. Nessun segreto, ribadisce Mihajlovic e nessun "eroismo": tenacia, buona sorte e un ottimo lavoro da parte dei medici che lo hanno curato e, oggi, permesso di poter pensare al futuro.

Una malattia che ha messo in primo piano il risvolto umano di Mihajlovic, il leone ferito che ha saputo combattere il male, mostrando la propria situazione a tutti, senza timori: "Ho mostrato com'ero nel pieno della malattia perché non bisogna avere vergogna. Il dolore fa parte della vita, non sono stato un eroe ma da personaggio pubblico ho pensato che fosse giusto mostrarsi, per tutti coloro che soffrono e sentono un sentimento di vergogna".

Ho voluto mostrarmi per quello che ero perché volevo evitare si scrivessero cose sbagliate. E' per questo che mi sono fatto vedere anche nella prima partita dopo le cure a Verona dov'ero un morto che camminava. Il messaggio era semplice: non aver timore del dolore e dare conforto a tutti coloro che soffrono

Una lezione di vita, per sè e per gli altri senza clamori particolari: "Non ho vinto la mia battaglia perchè sono stato coraggioso. O meglio, è stata una piccola parte che mi ha aiutato, anche il fatto che stavo fisicamente bene ma la vera fortuna è stata trovare i dottori che hanno saputo curarmi, trovare le medicine giuste. Io sono solo una persona come gli altri, con i miei pregi e i miei difetti che ha provato a reagire, anche mostrandosi a tutti nella debolezza".

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